Non sono ancora chiusi i comitati delle regionali appena concluse, che già si comincia a ragionare di quelle future. In Veneto, in particolare: la sconfitta in Umbria con la candidata leghista uscente è diventata solo l’ultimo degli argomenti forti in mano a Fratelli d’Italia per rivendicare il successore di Luca Zaia.

La partita è complicata e le parti in causa tengono le carte coperte. Così ieri Giorgia Meloni, dal Brasile, ha smentito le ricostruzioni secondo cui FdI avrebbe avuto sin da subito dubbi sul nome di Donatella Tesei in Umbria: «Rivendico la sua candidatura». Matteo Salvini ha detto di non essere «disponibile a fare processi» sulle candidature, rivendicando dunque la scelta di confermare la fiducia a Tesei, e non si è sbilanciato su eventuali conseguenze umbre sul Veneto: «Non è che giochiamo a Risiko. È qualcosa di più complicato, sceglieremo i candidati migliori regione per regione».

Che l’affare sotto il Leone di San Marco sia complicato è un dato di fatto. La prima variabile da cancellare porta il nome del governatore uscente. Zaia è ancora convinto che ci sia speranza per un quarto mandato, ma fonti di governo smentiscono la possibilità e con una ragione concreta: l’esecutivo avrebbe intenzione di impugnare la legge della Campania appena approvata da Vincenzo De Luca che gli permette il terzo mandato, grazie al recepimento della legge nazionale del 2004 ma con conteggio dei mandati a partire da quello incorso. Dunque, è il ragionamento, sarebbe quantomeno «contraddittorio» permettere a Zaia ciò che si contesta a De Luca.

Rimarrà aperta la questione sul ruolo da assegnare al presidente uscente, il quale starebbe valutando la candidatura a sindaco di Venezia. «Ma non è un cuor di leone», dicono i suoi detrattori, e la partita per il capoluogo è tutt’altro che una passeggiata: la città è contendibile dal centrosinistra e la consiliatura di Luigi Brugnaro ha lasciato strascichi anche giudiziari che rendono la sfida più che aperta. Il problema Zaia, però, riguarda principalmente la Lega, è il ragionamento in casa centrodestra.

I nomi in corsa

FdI, forte degli ultimi risultati elettorali, è ormai convinta di esprimere il candidato presidente, ma anche nel partito di Meloni volano coltelli. Secondo fonti venete, la contesa è tra le due grandi cordate. Quella che fa riferimento al ministro del Merito, Adolfo Urso, che in regione ha la sua roccaforte ed è stato regista del 37 per cento alle Europee; e quella che invece ha al vertice il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il primo ha come campionessa l’eurodeputata Elena Donazzan, con le sue 60mila preferenze in regione e 24 anni da consigliera ragionale, ma che non fa parte del cerchio di fiducia della premier. Il secondo, invece, punta sul deputato Luca De Carlo, che invece ha un filo aperto con Meloni. Attualmente, tuttavia, il declino interno di Lollobrigida – in corrispondenza con la sua separazione da Arianna Meloni – agevolerebbe una presa di spazio della componente che fa capo a Urso.

La Liga Veneta, però, non è disposta a cedere senza combattere. I candidati, in definitiva, si scelgono a Roma e il partito di Salvini sta ragionando di due nomi di caratura nazionale: il primo è quello di Alberto Stefani, giovane deputato, segretario del partito in Veneto e da settembre vicesegretario federale; il secondo che sta girando sulle bocche degli iscritti è addirittura quello del presidente della Camera, il veronese Lorenzo Fontana. Difficile se non impossibile lasciare la terza carica istituzionale, ma ad oggi nessuna soluzione viene esclusa.

La rosa dei pretendenti, però, a destra è molto lunga. Anche Forza Italia ha un nome in testa ed è quello dell’ex sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che da quando è diventato coordinatore azzurro in regione sta drenando consensi, iscritti ed eletti al suo ex partito con il comitato nuovo di zecca «Forza Nord». L’operazione, imbastita alle europee, sta continuando a prendere corpo e il suo animatore avrebbe in animo di diventare il successore dell’odiato Zaia. «Lui vuol fare il candidato, ma riuscirci è un’altra cosa», spiega una fonte nazionale di FI, riferendosi agli appetiti di FdI.

Infine sta prendendo forma anche un piano C: come candidato civico. Il nome di cui si ragiona è quello di Matteo Zoppas, presidente dell’agenzia Ice (Italian Trade & Investment) ed ex vertice della Confindustria regionale. Su di lui però pesa una questione di opportunità: la sua famiglia è proprietaria del gruppo Acqua Minerale San Benedetto, le cui concessioni vengono assegnate dalla Regione.

Se a destra bisogna farsi largo tra la selva di candidati, nel centrosinistra si continua a lavorare per mettere insieme un campo progressista sul modello umbro: di «prove di campo largo» parla il Pd locale, che per ora ragiona di programma e aspetta a parlare di candidature. Qualche nome, però, naturalmente gira: il più quotato ad oggi è quello del sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, radicato territorialmente come il ravennate Michele De Pascale in Emilia Romagna e la prima cittadina di Assisi Stefania Proietti in Umbria. Targato Pd e in carica dal 2023, la tentazione è però quella di preservarlo: è al primo mandato in una città appena riconquistata e candidarlo a rischio sconfitta in regione è un rischio. Altro nome interno sul tavolo è quello del segretario regionale e senatore veneziano, Andrea Martella. Ma «le disponibilità verranno, appena si saprà con certezza che Zaia non si ricandida», è il ragionamento.

Intanto, manca la data del voto: teoricamente nell’autunno 2025, ma in regione si vocifera di una possibile election day con le amministrative, a marzo 2026. Una data, questa, che piacerebbe a Zaia perché gli permetterebbe di inaugurare le Olimpiadi Milano-Cortina. Forse l’ultimo desiderio per il Doge.

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