Il consiglio regionale della Liguria deve votare un nuovo finanziamento. L’Avvocatura di Stato chiede di annullare la delibera dell’Anticorruzione
Mentre l’inchiesta sul sistema Liguria prosegue, non possono fermarsi nemmeno i progetti della regione che sono indirettamente stati toccati dalla vicenda. È il caso della diga di Genova, soprannominata “progetto Spinelli” dal nome dell’imprenditore portuale Aldo Spinelli, attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione come il presidente della regione, Giovanni Toti, e interrogato ieri in procura.
I cantieri infatti non possono aspettare, e la posa del primo cassone subacqueo della diga – che è il più grande intervento di potenziamento in un porto italiano – è previsto per il 24 maggio. Per questo il 21 maggio il consiglio regionale della Liguria, con la regione “decapitata” del presidente e ora guidata dal vicepresidente leghista Alessandro Piana, dovrà approvare il disegno di legge che concede un mutuo da 57 milioni all’Autorità di sistema portuale, per finanziare il completamento del secondo lotto della diga. Questo passaggio, scontato solo fino a qualche settimane fa, ora diventa il primo vero test per la maggioranza di centrodestra, visto anche che riguarda un’opera finita nelle carte dell’inchiesta.
Le opposizioni, infatti, si erano già dette contrarie perché il mutuo costerà 3 milioni di interessi, e ora questo voto potrebbe diventare un’opportunità politica per far traballare la maggioranza.
La preoccupazione è palpabile a Genova, ma arriva fino a Roma, tanto che il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi (leghista genovese, considerato tra i possibili candidati in caso di dimissioni di Toti), ha annunciato che il Mt invierà una commissione ispettiva all’Autorità portuale.
«Se ci sono degli atti in autorità portuale non legittimi, il rischio vero è che questo comprometta alcune cantierizzazioni e questa cosa va verificata subito», ha spiegato Rixi, «Siamo in una situazione non semplice, ma dobbiamo andare avanti». Tra i problemi, c’è anche la nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale, che la legge prevede avvenga d’intesa tra il ministero e il presidente della regione. Il problema è che ora, con Toti ai domiciliari e sospeso, non è chiaro a chi chiedere l’intesa. «Siamo in un’impasse di tipo formale», ha ammesso Rixi.
Il contrasto con Anac
Le questioni aperte intorno al cantiere della diga foranea di Genova, però, non sono finite qui. L’appalto vale 1,3 miliardi di euro ed è stato oggetto anche di una delibera dell’Anac. Nella sua relazione annuale il presidente Giuseppe Busia l’ha portato come esempio degli effetti negativi dell’affidamento dei lavori con un commissario straordinario che «oltre a limitare il grado di controllabilità delle procedure, se non adeguatamente presidiate rischiano di provocare significativi aumenti dei costi dei contratti».
Attualmente, tuttavia, la delibera di Anac è al centro di una controversia davanti al Tar del Lazio. L’Avvocatura dello Stato, infatti, l’ha impugnata per conto del commissario straordinario, chiedendone l’annullamento. «L’Avvocatura dello Stato ha stabilito la correttezza della procedura seguita per l’assegnazione del contratto e contestando l’erroneità delle argomentazioni dell’Autorità», ha detto al Corriere della Sera Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild, che è la principale azienda del consorzio che ha vinto l’appalto.
La diga è stata inserita nel programma straordinario previsto dal decreto Genova, adottato in seguito al crollo del ponte Morandi, e questo ha fatto sì che gli appalti siano stati parte del programma straordinario del commissario per la ricostruzione, in deroga al codice degli appalti. Anac ha contestato che la diga non potesse essere considerata tra le opere da costruire in emergenza dopo il crollo del ponte e dunque le deroghe non potessero venire applicate.
Fonti vicine alla vicenda, invece, hanno fatto notare che il commissario straordinario aveva il potere di adottare un programma per la ripresa e lo sviluppo del porto e delle infrastrutture di accessibilità, di cui il Morandi faceva parte. Dunque la legge speciale in deroga poteva essere adottata anche per la diga, che ha lo scopo di migliorare la logistica del porto. Inoltre la legge di Stabilità del 2019 aveva assegnato uno specifico finanziamento per un piano di sviluppo portuale che contrastasse gli effetti negativi «diretti e indiretti» dovuti al crollo.
In questo è rientrata la diga, che è stata considerata un intervento a elevato grado di complessità progettuale, con la conseguenza della nomina di un commissario straordinario per la realizzazione, che quindi poteva derogare alle norme dei contratti pubblici.
L’altra criticità sollevata da Anac ha riguardato la procedura di assegnazione dell’appalto: dopo l’avviso esplorativo, infatti, due operatori economici si erano fatti avanti, ma poi non avevano presentato l’offerta, perché l’importo fissato a base di gara era stato considerato non vantaggioso. Per questo, secondo Anac, si sarebbe dovuta indire una nuova procedura di gara così da non restringere la concorrenza. Anche questo rilievo però viene contestato.
Il commissario, infatti, si sarebbe mosso nel rispetto della procedura negoziata prevista da una direttiva Ue in caso di opere considerate di estrema urgenza. La gara è stata fatta, ma – dopo la prima procedura andata deserta – il commissario straordinario ha incontrato separatamente le due compagini imprenditoriali, che hanno presentato nuove proposte economiche. Dopo l’esame di un collegio di esperti e alla fine di una procedura di negoziazione, l’appalto è stato aggiudicato.
Busia ha anche fatto notare che le varianti e il conseguente aumento di prezzi sono ormai una costante, e nella delibera emerge preoccupazione per la clausola che prevede la possibilità di approvare «varianti per incerto geologico», con un possibile incremento dei costi. Secondo Salini, invece, «spesso la progettazione non tiene conto delle difficoltà che si incontrano sul posto» e non si può immaginare che «i costruttori si assumano gli oneri, i rischi e i costi delle varianti senza essere pagati». E, nel caso della diga, nel progetto dell’Autorità portuale i fondali non corrispondevano al reale. Ora la valutazione se annullare la delibera Anac spetta al giudice amministrativo.
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