L’ex premier Mario Draghi è tornato in parlamento su richiesta del Partito democratico, per presentare il suo rapporto sulla competitività dell’Unione europea.

«Torno con emozione e gratitudine per quello che questa istituzione ha saputo fare e sta facendo per il paese» ha esordito.

Gli Usa

Draghi ha aperto la sua relazione con la constatazione che «i valori costituenti dell’Ue sono in discussione, la prosperità è minacciata dalla bassa crescita, che si basava su un ordine commerciale oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche degli Usa. I dazi avranno un forte impatto sulle imprese italiane e europee.

La sicurezza è messa in dubbio sulla politica americana con la Russia, che con l’invasione ucraina ha dimostrato di essere una minaccia per l’Unione europea». E «L’Europa è più sola e si chiede chi difenderà i suoi confini e con quali mezzi».

La debolezza Ue

«L’Ue avrebbe dovuto comunque combattere la stagnazione e assumere più responsabilità di difesa, ma la nuova amministrazione Usa ha drammaticamente ridotto il tempo disponibile».

A riprova ha usato un dato: «La quantità di risparmio che esce da Ue è stato di 500miliardi di euro in 2024. Risparmi a cui l’economia europea non riesce a garantire un tasso di rendimento adeguato».

I problemi per Draghi sono tre: «Costo dell’energia, regolamentazione e politica di innovazione».

Il prezzo gas è aumentato in media del 40 per cento, e i prezzi elettricità sono aumentati e «sono più alti dei prezzi americani». Inoltre «incide anche tassazione».

«Costi così alti pongono le aziende Ue e italiane in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri, mettendo in discussione sviluppo di nuove tecnologie e tecnologie storiche».

Per rilanciare la competitività europea «bisogna porsi come obiettivo ridurre i costi delle bollette, sfruttando il fatto di essere il maggior consumatore di gas. Pretendere maggior trasparenza, perchè la maggior parte delle transazioni sono in poche società finanziarie senza vigilanza paragonabile ad altri intermediari finanziari».

Come strada da percorrere c’è anche quella di «staccare remunerazione rinnovabile da quella a gas, senza aspettare la riforma europea».

La regolamentazione

La regolamentazione «ha protetto i cittadini ma si è espansa aumentando le regole in tutti i settori» e «le regole, troppe e frammentate, penalizzano nel settore dei servizi l’impresa individuale. Il mercato unico viene frammentato quando a regole europee si sommano regole di altri paesi». 

Questo eccesso di regolamentazione e frammentazione «ha creato barriere interne al mercato unico uguale a dazio del 45 per cento su manifatture e 110 per cento sui servizi». In sintesi, esiste «un mercato unico su dentifrici e non su ia», su cui il ritardo europeo è sempre più accentuato, «anzi ormai incolmabile».

Difesa

«Bisogna definire catena di comando a livello superiore che comandi eserciti eterogenei e in grado di distaccarsi da priorità nazionali operando come sistema continentale. Questo significa favorire sinergie industriali europee per ridurre dispersione e sovrapposizioni in stati membri».

Sul piano della commissione, Draghi ha sottolineato che c’è un «ingente piano di investimenti, ma mentre si pianificano nuove risorse serve riflessione su come spenderle, con una concentrazione su poche piattaforme evolute e non su piattaforme nazionali dedicate a mercato domestico».

Pesi Ue «acquistano sistemi di difesa dagli Usa» ma «se l’Ue decidesse di creare sua difesa superando il frazionamento ne avrebbe un ritorno industriale e un rapporto più equilibrato con gli Usa anche sul fronte economico. La difesa non è solo armamento ma tecnologia digitale». Per questo «serve un cloud unificato, cybersicurezza, ia unificata su scala europea».

La conclusione è che «il ricorso al debito comune è l’unica strada» e «ogni stato è forte solo se coeso e insieme agli altri».

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