Il voto in Abruzzo si svolgerà il 10 marzo, ma l’opposizione critica la scelta di non averlo accorpato alle europee. E dallo sfidante D’Amico arriva anche l’attacco al presidente non “locale”
Le regionali in Abruzzo si svolgeranno il 10 marzo, ma, tra transfughi, polemiche sulla data delle votazioni, accuse di “non abruzzesità” e coalizioni inedite, la situazione si sta già surriscaldando.
A partire da un centrodestra ancora scosso da quanto successo in Trentino: il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha affidato la vicepresidenza al suo fedelissimo Achille Spinelli e non, come inizialmente previsto, a Francesca Gerosa, esponente di FdI. La decisione ha causato tensioni nel centrodestra a livello nazionale.
E ora anche scelte che sembravano aver messo tutti d’accordo, come quella in Abruzzo, potrebbero essere rimesse in discussione. Già Libero ha riportato come la ricandidatura di Marco Marsilio (FdI) a presidente della regione non fosse più così scontata. Dallo staff di Marsilio comunque si dicono tranquilli: «La sua candidatura non è mai stata in discussione».
Transfughi leghisti
Qualche turbolenza, però, all’interno della coalizione c’è. E nasce dai transfughi leghisti. «Negli ultimi mesi diversi amministratori e consiglieri della Lega si stanno candidando nelle liste di FdI e Forza Italia perché pensano così di avere più probabilità di essere rieletti» spiega Anthony Aliano, membro della segreteria politica regionale della Lega.
«Sarebbe sbagliato parlare di “crisi” nel centrodestra per questo motivo», dice Aliano, «ma è inutile nascondere la nostra indignazione per il comportamento di persone che hanno sfruttato il simbolo del nostro partito e ora si attaccano ad altri, come molluschi. Gli alleati dovrebbero chiedersi se queste persone meritano di essere ricandidate».
Opposizioni unite
Contro Marsilio si presenta Luciano D’Amico. L’ex rettore dell’università di Teramo è riuscito in un piccolo miracolo: aggregare attorno alla sua figura tutta l’opposizione, dal M5s al Pd, fino ad arrivare ad Azione e Italia viva.
Un’ampiezza che da un lato può premiare in termini elettorali, ma che dall’altro può anche avere il classico effetto “armata Brancaleone”, difficile da tenere insieme una volta superata la prova delle urne. Su questo D’Amico rassicura: «La coalizione resterà unita. Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’Abruzzo sia in una situazione emergenziale e abbia bisogno di uno sforzo collettivo da parte di tutta l’opposizione».
Le critiche di D’Amico alla giunta di destra partono già dalla decisione di fissare il prossimo 10 marzo come data delle elezioni: «Si sarebbe potuto accorpare le regionali alle europee previste per l’inizio di giugno, risparmiando così soldi pubblici». Il tema vero però, secondo D’Amico, è quello dell’affluenza: «Guardando ai grafici delle ultime tre elezioni si può notare come le votazioni del 2008 e del 2019 abbiano visto una partecipazione minore rispetto a quelle del 2014. Ad accomunarle era stata proprio la scelta di tenerle in un periodo invernale in cui può essere molto difficoltoso spostarsi nei tanti comuni montuosi della nostra regione. Il sillogismo che se ne può trarre è che si sia consciamente deciso di penalizzare l’affluenza perché si ha paura che un suo alto livello non porti a un risultato favorevole per l’attuale giunta».
Accuse rispedite al mittente dalla presidenza della regione che fa sapere di «avere rispettato rigorosamente il termine di cinque anni per la durata della legislatura» e che «l’eventuale decisione di accorpare le regionali con le europee non è certo competenza del presidente della singola regione».
Presidente “pendolare”?
C’è poi una polemica che dura da anni sull’effettiva “abruzzesità” di Marsilio, abruzzese di origine, ma nato e cresciuto a Roma, città da cui ha iniziato a spostarsi solo dopo l’elezione a presidente avvenuta nel 2019. «Possibile che la destra continui a non trovare un candidato locale in una regione di un milione e 300mila abitanti?», si chiede D’Amico. N
el 2022 sul tema era intervenuto anche l’allora segretario del Pd Enrico Letta che, in occasione di un evento elettorale in Abruzzo, aveva accusato Marsilio di continuare a vivere a Roma e fare di fatto il pendolare. Lo staff di Marsilio fa però sapere che il presidente ha una casa a Pescara e «trascorre in Abruzzo le sue interminabili giornate lavorative».
Al netto di queste polemiche, la sfida si gioca poi sui contenuti. Marsilio rivendica, tra gli altri, «la costruzione di tre nuovi ospedali ad Avezzano, Lanciano e Vasto e la realizzazione delle ultime miglia ferroviarie a Vasto e Ortona». Il commento di D’Amico, però, è molto critico: «Al netto di quali siano le cause, la gestione di Marsilio ha totalmente dimenticato la sanità territoriale. Inoltre la nostra rete ferroviaria è ancora ferma in gran parte al 1863. L’obiettivo della nostra coalizione è far tornare a crescere una regione che, a livello economico, è ferma dagli anni Ottanta».
© Riproduzione riservata