- Il mondo dei sondaggi politici in Italia è da più di 20 anni un Far West in cui ogni candidato o partito riesce a trovare la rilevazione che più gli conviene. In vista delle prossime regionali lombarde, questo fenomeno ha raggiunto proporzioni senza precedenti.
- Dallo scorso agosto sono stati pubblicati in tutto nove sondaggi sulle elezioni in Lombardia: sei dalla società veronese Winpoll, tre da Izi spa e uno da BiDiMedia. In quanto pubblicati sui mass media, questi sondaggi sono stati raccolti sul sito del dipartimento dell’Informazione e dell’editoria della presidenza del Consiglio.
- Nel tempo è sorta un’intera industria di piccole e piccolissime società in cui i confini tra studiosi di statistica, le società che realizzano sondaggi, i consulenti politici che li usano per elaborare strategie e i politici stessi, sono molto labili.
Lo scorso 3 agosto, mentre la vicepresidente della regione Lombardia Letizia Moratti era impegnata in una difficile battaglia per soffiare al leghista Attilio Fontana il posto di candidata del centrodestra alle regionali dell’anno successivo, è comparso sui giornali un sondaggio piuttosto inusuale a così tanti mesi di distanza dalle elezioni regionali.
La società Winpoll, di cui è titolare Federico Benini, assessore del Comune di Verona eletto con il Pd, dava Moratti vincitrice in ogni circostanza con percentuali sopra il 40 per cento. Moratti avrebbe vinto da candidata del centrodestra, ma anche contro Fontana se fosse stata alla guida di una coalizione tra Pd e centristi.
Il sondaggio è sembrato un chiaro avvertimento al centrodestra e ha rinfocolato lo scontro nei corridoi di palazzo Lombardia e sui giornali. In Fratelli d’Italia c’era chi sembrava tentato dall’ex ministra. Da lì a poco, sono stati pubblicati altri sondaggi Winpoll. Uno di questi ha un titolo inequivocabile: “Moratti vince in ogni scenario”.
Con l’avvicinarsi del voto nazionale a settembre, il centrodestra si è compattato e ha deciso finalmente di appoggiare la ricandidatura di Fontana, ma nel frattempo si è aperto un dibattito nelle forze dell’opposizione. Se Moratti ha numeri così buoni, perché non appoggiarla?
In pochi mesi, Winpoll ha realizzato sei sondaggi tutti molto favorevoli a Moratti. Anche quando il centrosinistra ha deciso di appoggiare un suo candidato, l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, Winpoll è rimasta l’unica a dare Moratti come seconda, davanti al candidato Pd.
Come mai la società di un assessore del Pd ha realizzato i sondaggi che hanno lanciato la candidatura di Letizia Moratti in regione Lombardia e chi li ha pagati? E perché a meno di un mese dalle elezioni i sondaggi sono ancora così confusi, con 15 punti di differenza tra chi la dà per favorita e chi invece le attribuisce il terzo posto?
I sondaggi in Lombardia
In gergo si dice che i sondaggi di Winpoll sono “outlier”, cioè mostrano risultati diversi da quelli della maggioranza dei concorrenti. Non che ci siano molte altre rilevazioni con cui confrontarli, però. I sondaggi sono costosi e in Italia media e politica hanno pochi soldi per finanziarli, soprattutto se riguardando elezioni percepite come secondarie, come le regionali.
Dallo scorso agosto sono stati pubblicati in tutto nove sondaggi sulle elezioni in Lombardia: sei dalla società veronese Winpoll, tre da Izi spa e uno da BiDiMedia. In quanto pubblicati sui mass media, questi sondaggi sono stati raccolti sul sito del dipartimento dell’Informazione e dell’editoria della presidenza del Consiglio. Un decimo sondaggio, non pubblicato ma circolato ampiamente tra addetti ai lavori, è quello realizzato da Ipsos a dicembre e commissionato dal Partito democratico. Tra le quattro società, Ipsos, che fa parte di un grande gruppo multinazionale con base in Francia, è la più apprezzata.
Le ricerce BiDiMedia, commissionate dal gruppo Today, e Ipsos hanno prodotto risultati simili: il presidente uscente Fontana è dato tra il 40 e il 47 per cento, Majorino tra il 31 e il 36 e Moratti tra il 15 e il 20 per cento.
I tre sondaggi di Izi Spa, invece, sono anche loro abbastanza outlier e rispetto agli altri leggermente favorevoli a Majorino. Nell’ultimo, il candidato del Pd è dato al 39 per cento, soltanto quattro punti da Fontana, dieci punti in più di quanto gli attribuisce BiDiMedia, tre punti in più della forbice più alta di Ipsos e addirittura quindici punti in più di quanto gli assegna Winpoll.
Insomma, i sondaggi a nostra disposizione danno un margine di 15 punti tra Moratti e Majorino: quasi un milione di voti di differenza. Visto che in un normale sondaggio d’opinione con circa mille rispondenti ci sono il 95 per cento di possibilità che il risultato finale abbia un margine di errore di soli tre punti, cioè un quinto dei punti di distacco mostrati dai vari sondaggi, significa che o qualcuno non sa fare i sondaggi oppure sta giocando sporco.
I committenti
Ma chi ha pagato ben nove sondaggi tutti outlier a favore di Moratti o Majorino, che a prezzi di mercato possono essere costati fino a 100mila euro? Nel caso dei sondaggi su Moratti di Winpoll, tranne in un caso, il committente è Scenari Politici, una società di consulenza che fa parte dello stesso gruppo Winpoll. Tutti i sondaggi di Izi sulla Lombardia sono indicati come “autoprodotti”, cioè fatti dalla società stessa.
Insomma, le due società avrebbero realizzato questi sondaggi “in house” per farsi pubblicità a spese loro. Tra gli addetti ai lavori questa ricostruzione causa una scrollata di spalle. Domani ha parlato con diverse persone coinvolte nella campagna elettorale lombarda e nella consulenza politica e tutte sostengono che i sondaggi di Winpoll sono stati commissionati dallo staff di Moratti e quelli di Izi da quello di Majorino.
Federico Benini, consulente politico, titolare di Winpoll e oggi assessore al comune di Verona eletto con il Pd, respinge l’accusa. Né Winpoll né Scenari politici avrebbero mai ricevuto soldi da Moratti o dal suo staff per fare sondaggi o consulenze di altro tipo. I diversi risultati, spiega, sono dovuti semplicemente al fatto che, a differenza delle altre società, Winpoll fa domande solo sul voto per i candidati e questo favorirebbe Moratti, molto più conosciuta di Majorino.
Benini poi ribalta le accuse e si domanda come sia possibile che alcune società diano Majorino quasi al 40 per cento, quando i partiti che lo sostengono alle politiche di settembre hanno preso poco più del 30. Dallo staff di Moratti, invece, preferiscono non rispondere alla domanda se hanno mai avuto rapporti con Winpoll o Scenari Politici.
Anche Izi respinge i sospetti. «Non siamo mai stati contrattualizzati e tanto meno pagati da nessun candidato alle elezioni politiche, regionali e amministrative, né dal candidato alla Regione Lombardia, Pierfrancesco Majorino», dice Giacomo Spaini, amministratore delegato di Izi. «Siamo liberi e conduciamo sondaggi in completa autonomia».
Fondata nel 2014, Winpoll attualmente ha un solo dipendente e un fatturato che nel 2021 ha di poco superato i 200mila euro. Izi spa opera nel settore da 38 anni e ha una quarantina di dipendenti e 8 milioni di fatturato.
Il far west
È una vecchia storia quella dei politici che commissionano sondaggi favorevoli per cercare di influenzare l’opinione pubblica. Raramente però la differenza tra diversi sondaggi aveva raggiunto livelli così ampi. E, visto com’è andata la candidatura di Moratti, verrebbe da dire che raramente i sondaggi hanno avuto un impatto così diretto sulle vicende politiche.
«Se Silvio Berlusconi aveva fatto della diffusione dei sondaggi di opinione un’arte per influenzare il voto, a livello locale, soprattutto a Milano e in Lombardia, la rilevazione statistica non era mai stata "usata" per influenzare gli elettori – ha scritto il direttore dell’edizione milanese di Affari Italiani Fabrizio Massa – In queste regionali, invece è tutto un fiorire di rilevazioni. Ognuno ha le sue, e ognuno ci tiene che vengano diffuse per favorire una narrazione».
È una conseguenza diretta del Far West che è diventato in Italia il mondo dei sondaggi e della consulenza politica, in cui accanto ad alcuni grandi player nazionali o internazionali, è sorta un’intera industria di piccole e piccolissime società in cui i confini tra studiosi di statistica, le società che realizzano sondaggi, i consulenti politici che li usano per elaborare strategie e i politici stessi, sono molto labili.
Forse non è il caso della Lombardia, dove tutti i protagonisti assicurano di essersi comportati correttamente, ma è un fenomeno tipico dell’Italia di questi anni. Ma una cosa almeno è sicura. Tra un mese sapremo chi, in buona fede o meno, si è sbagliato.
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