Social card, viaggi in Albania, sanità. Tutti provvedimenti dell’ultim’ora del governo. Segretaria Elly Schlein, cos’è successo alla destra, in questo finale di campagna elettorale?

Si sono accorti di non avere in mano nulla. In un anno e mezzo di governo le condizioni materiali degli italiani sono peggiorate. E loro non hanno fatto altro che piantare bandierine ideologiche fra gli occhi delle persone più fragili. Stanno provando in modo goffo e irrispettoso a raccontare un’azione di governo che non c’è.

Perché irrispettoso?

Prendono in giro gli italiani. Da mesi battiamo sulla sanità pubblica, abbiamo presentato una legge chiedendo alla destra di votarla insieme – e in alcuni consigli regionali l’abbiamo fatto, anche dove governano loro – che chiede di aumentare la spesa al 7,5 per cento del Pil, che è la media europea. E di sbloccare le assunzioni per riempire i reparti e abbattere le liste di attesa. Loro invece, a quattro giorni dal voto, fanno un decreto fuffa senza un euro. Ma gli italiani non si fanno prendere in giro. Risorse alla sanità pubblica vuol dire curare anche chi non ha i soldi per curarsi. Più servizi per anziani non autosufficienti. E per persone con disabilità: il governo ha tagliato 100 milioni. Le studentesse e gli studenti hanno acceso un faro sulle drammatiche carenze di personale e strutture sulla salute mentale. Sono arrivate 400mila richieste per il bonus psicologo, ma con le poche risorse che il governo ha confermato, solo tra l’1 e il 5 per cento riceveranno un aiuto. L’unica cosa concreta che Meloni ha fatto sulla sanità è una norma per fare entrare gli antiabortisti nei consultori, per fare pressione sulle donne e le ragazze che cercano di accedere all’Ivg.

Lei ha risposto poco alle domande dirette che Meloni le ha fatto dai palchi. Una scelta?

Sì, la sua è una tecnica di distrazione di massa. Non le piacciono le nostre domande, e prova a riportare la discussione su di sé e sulle sue ripicche personali e politiche, di cui agli italiani frega ben poco. Risponda ai problemi reali: l’altro giorno in una stazione di servizio ho incontrato un vigilantes che prende 4,6 euro all’ora. E lei ci racconta che non serve il salario minimo? Siamo l’unico paese europeo dove i salari reali sono diminuiti. Stiamo raccogliendo firme, con le altre opposizioni, per riportare in parlamento la proposta unitaria sul salario minimo a cui Meloni non ha avuto neanche il coraggio di votare no. Sul versante europeo, abbiamo una proposta già portata da Nicholas Schmit, il nostro candidato alla presidenza della Commissione, per l’abolizione degli stage gratuiti. Aggiungo un’altra cosa di cui Meloni non parla: vogliamo che l’Europa continui negli investimenti comuni del Next Generation Eu, che la destra vuole fermare. E non vogliamo più l’Europa dei paradisi fiscali. Ci sono multinazionali che pagano lo 0,005 per cento di tasse grazie ad accordi con governi compiacenti. Le tasse si pagano dove si fanno i profitti. Non si può più sentire che per la sanità le risorse non ci sono: sono dove si è permesso che si concentrassero troppo, è lì che bisogna andare a recuperarle

Voi sostenete Schmit. Per voi Draghi è un'opzione?

Draghi è una figura molto autorevole. Ma io difendo il meccanismo dei candidati alla presidenza perché rafforza il ruolo del parlamento europeo rispetto al Consiglio, dove siedono i governi. Fra le nostre proposte per un’Europa federale, più unita e solidale, rafforzare il parlamento è cruciale.

Si parla poco di transizione ecologica. La Ue aveva fatto alcuni passi, poi rattrappiti a fine legislatura.

Io ho parlato ovunque di come rendere conveniente una conversione ecologica e di portare avanti un Green Deal con il cuore rosso: accanto a ogni misura dobbiamo pretendere tutte le risorse che servono per prendere per mano agricoltori, imprese e lavoratori e accompagnarli nel cambiamento. Non è un’opzione, di pianeta ce n’è soltanto uno. Con gli investimenti comuni dobbiamo rendere conveniente la conversione ecologica. Si può fare: l’energia pulita ci rende più indipendenti dal punto di vista geopolitico, ci fa risparmiare in bolletta e riduce le emissioni. Il Green Deal è un’industria che, innovando i processi, ritrova equilibrio con il pianeta. Non si aiutano gli agricoltori e le imprese negando l’emergenza climatica, gli agricoltori ne sono le prime vittime. Basta chiedere in Emilia-Romagna: a un anno dall’alluvione, stanno ancora aspettando i ristori.

Il viceministro Bignami avvisa: chi critica il governo non li avrà.

Dovrebbero vergognarsi. Dall’inizio hanno politicizzato la ricostruzione, non hanno fatto fare il commissario al presidente Bonaccini, per poi non concludere nulla. Per loro il ristoro non è un diritto di un alluvionato, ma un favore, a patto che non li critichi.

Presto arriverà un nuovo decreto sulle armi all’Ucraina. Non è un tema pacifico fra i candidati Pd. Lo voterete?

Prima bisognerà leggerlo. Dall’inizio dell’invasione criminale di Putin abbiamo sempre sostenuto il popolo ucraino. Senza aiuto militare oggi discuteremmo di come Putin ha riscritto i confini con la forza, e io questo da sinistra non lo posso accettare. Ma chiediamo un ruolo diplomatico e politico dell’Ue, che non si è visto. Non c’è una politica estera comune, l’Europa è afona nel fare uno sforzo diplomatico che isoli Putin. Oggi lo dice persino la Finlandia, che è molto vicina alla Russia. L’Ue nasce e deve restare un progetto per la pace, non un’economia di guerra. Serve uno sforzo diplomatico e politico anche in Medio Oriente per ottenere il cessate il fuoco immediato, per fermare il massacro di civili, liberare gli ostaggi, e per la politica “Due popoli, due Stati”. Anche i palestinesi hanno diritto a vivere in uno Stato e in sicurezza. Come gli israeliani.

E se dal voto si scoprisse che in Italia la maggioranza non è di destra?

Me lo auguro. E sono convinta che si possa costruire un’alternativa. Per questo continuerò a essere testardamente unitaria. Non ci mancano le differenze, ma sono convinta che discutendo di temi concreti possiamo costruire ampie convergenze in un programma di governo alternativo a quello, pessimo, di questa destra.

© Riproduzione riservata