- Al Parlamento europeo si discute di un emendamento per modificare la nuova direttiva sul risparmio energetico degli edifici.
- L’emendamento, secondo quanto riportato da Policy Europe, alza gli obiettivi di risparmio, ma dà agli stati membri più tempo per raggiungerli.
- Gli stati membri potranno esentare fino al 15 per cento degli edifici dall’obbligo di rispettare le nuove condizioni «per ragioni che includono la fattibilità economica e tecnica e la disponibilità di manodopera qualificata».
Al Parlamento europeo si discute di un emendamento per modificare la nuova direttiva sul risparmio energetico degli edifici, in particolare la norma che le associazioni di costruttori e la maggioranza di governo ha definito una «eco patrimoniale». Un emendamento di compromesso, ancora in formato di bozza, a cui secondo l’agenzia Policy Europe stanno lavorando i relatori in commissione Industria ed energia (Itre).
Se venisse approvato, l’emendamento da un lato alzerà gli standard di risparmio che gli edifici residenziali dovranno raggiungere, ma dall’altro allungherà i tempi per raggiungere questi obiettivi.
Una patrimoniale che non lo è
La direttiva sul risparmio energetico degli edifici è al centro di numerose polemiche fin dalla sua presentazione da parte della Commissione europea nel 2021. La bozza preparata dalla Commissione e al momento in discussione al Parlamento europeo, prevede l’obbligo di adeguare tutti gli edifici residenziali alla classe di risparmio energetico F entro il 2030 e alla classe Ed entro il 2033.
La bozza non specifica cosa succederà agli edifici non in regola. L’interpretazione più diffusa è che ne deriverà l’impossibilità di vendere o affittare edifici di classe energetica G dopo il 2030 e quelli di classe energetica F dopo il 2033.
Ma all’epoca della presentazione della bozza il commissario Frans Timmermans aveva rassicurato con forza i critici. «La nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto per gli edifici che saranno qualificati nella classe G».
Il rischio che venga introdotto un divieto di vendita e affitto per gli edifici a basse classe energetica, con conseguente perdita di valore degli immobili, è la ragione per cui la norma è stata definita, impropriamente, una sorta di imposta «patrimoniale».
I governi di Italia e Polonia si sono opposti alla normativa e la bozza uscita dal Consiglio dell’Unione Europea, e che sarà discussa insieme a quella uscita dal Parlamento prima di arrivare al testo finale, prevede una normativa molto meno stringente.
L’emendamento
Secondo Policy Europe, in questi giorni è stato presentato un emendamento per modificare la bozza più severa della Commissione in discussione al Parlamento.
Nel testo si legge che gli stati membri potranno esentare fino al 15 per cento degli edifici dall’obbligo di rispettare le nuove condizioni «per ragioni che includono la fattibilità economica e tecnica e la disponibilità di manodopera qualificata».
Al contempo, la bozza alza gli obiettivi di classi energetiche da raggiunge: E entro il 2030 e D entro il 2033. Dopo il 2034, è scritto nella bozza, l’esenzione non si potrà applicare e tutti gli edifici dovranno essere adeguati alla nuova norma. L’inizio delle votazioni sulla bozza della Commissione è stato fissato per il 9 febbraio.
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