Con l’approvazione della manovre economica in grave ritardo, il governo Meloni potrebbe essere costretto a ricorrere a uno strumento che non viene usato da 35 anni
Con la manovra economia destinata ad arrivare in aula alla Camera soltanto il 20 dicembre per poi passare al Senato per l’approvazione definitiva dopo Natale, il rischio di arrivare a gennaio senza una legge di bilancio approvata è diventato improvvisamente molto concreto.
Per evitare una potenziale paralisi del governo, visto che è la legge di bilancio ad autorizzare il prelievo e la spesa di denaro pubblico, in questi casi si fa ricorso al cosiddetto esercizio provvisorio, una disciplina che permette di spendere comunque il denaro stanziato nella manovra in attesa della sua approvazione.
Utilizzato spessissimo nel corso della prima repubblica è dal 1988 che nessun governo vi fa più ricorso – anche se spesso ci siamo andati vicini. Oggi è diventato uno spauracchio che quasi tutti vogliono evitare, anche se per alcuni sarebbe meglio utilizzarlo piuttosto che fare le cose di fretta.
Come funziona
L’esercizio provvisorio è previsto dalla Costituzione che, all’articolo 81 recita: «L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi». Nel corso degli anni, leggi ordinarie e prassi parlamentari hanno definito più precisamente come impiegare l’esercizio provvisorio.
In sostanza: se governo e parlamento si accorgono di non riuscire ad approvare in tempo la manovra economica, possono disporre una legge che prenda le previsioni di spesa della manovra stessa e ne autorizzi una frazione pari a quanti sono i mesi dell’anno successivo nei quali viene chiesto l’esercizio provvisorio (massimo quattro, come dice la Costituzione).
In altre parole, per dare più tempo al parlamento di affrontare le minuzie della manovra, si autorizza il governo a spendere quanto previsto per un certo periodo di tempo.
Come veniva usato
Fino al 1988, l’esercizio provvisorio è stato utilizzato 33 volte, cioè quasi ogni anno. In altre parole era considerato quasi la normalità e, secondo alcuni, il suo utilizzo aveva persino elementi virtuosi. Visto che nel passaggio tra governo e parlamento le spese previste nella manovra si allargavano quasi inevitabilmente, autorizzare per i primi mesi dell’anno solo le spese previste inizialmente dal governo significava spesso risparmiare parecchio.
L’ultimo a utilizzarlo è stato il presidente del Consiglio Dc Giovanni Goria, che alla fine del 1987 presentò un disegno di legge per autorizzare l’esercizio provvisorio fino al marzo successivo.
Da allora, la situazione è molto cambiata. Con l’aumento del debito pubblico, le relazioni sempre più strette con i mercati internazionali e le autorità europee, l’esercizio provvisorio è sempre più visto come una dimostrazione di faciloneria e incompetenza che può tradursi in una costosa perdita di credibilità.
Nessun governo lo ha più utilizzato e quelli che ci sono andati vicini sono stati duramente criticati. È successo ad esempio nel 2006, con il secondo governo Prodi, nel 2018, con il governo Conte I. Nel 2016, il timore dell’esercizio provvisorio è stato tra i principali argomenti usati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per persuadere il presidente del Consiglio Matteo Renzi a rimandare le sue dimissioni dopo la sconfitta al referendum costituzionale.
E oggi?
Il rischio di esercizio provvisorio sta preoccupando molti. «Va evitato a ogni costo», ha detto il ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani. Appelli simili sono arrivati dalle principali associazioni di imprenditori e bancarie. Mattarella non ha ancora commentato, ma se la situazione dovesse farsi più preoccupante è molto probabile che faccia sentire la sua voce.
Nel frattempo c’è anche chi pensa che ricorrere a questo strumento non sarebbe poi così grave. L’esercizio provvisorio è «ampiamente giustificato dalla semplice constatazione che per la prima volta nella storia della Repubblica le elezioni politiche si sono svolte in autunno», ha scritto l’economista ed ex capo dell’Ufficio parlamentare di bilancio Giuseppe Pisauro.
Anche per questo l’attuale manovra è stata approvata in fretta e in modo raffazzonato e di sicuro contiene molti errori. «La soluzione di buon senso è il ricorso all’esercizio provvisorio per un mese. Approvare la legge di bilancio entro il 31 gennaio, stralciando e inserendo in un decreto legge da approvare subito i dieci articoli che riguardano le misure in materia di energia».
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