- I sondaggi rivelano le difficoltà degli azzurri in questa campagna elettorale: come è già successo al Partito democratico, anche in Forza Italia molti parlamentari uscenti non saranno ricandidati
- La lotta per i posti che restano si è fatta dura, e inserirsi nel gruppo ristrettissimo che sta scrivendo le liste è impossibile. Ma non per Fascina.
- Fascina negli anni ha saputo creare una rete forte dentro il partito, guadagnandosi una posizione di privilegio che non dipende soltanto dal suo legame affettivo con Berlusconi.
Marta Fascina tornerà in parlamento. La non moglie di Silvio Berlusconi, che ha non sposato in un non matrimonio a marzo può contare su uno dei pochi posti sicuri che Forza Italia può garantire alle elezioni del 25 settembre.
I sondaggi rivelano le difficoltà degli azzurri in questa campagna elettorale: come è già successo al Partito democratico, anche in Forza Italia molti parlamentari uscenti non saranno ricandidati, e solo una parte dei fedelissimi prenderà il posto liberatosi dall’uscita dei moderati che hanno lasciato il partito in polemica con la deriva sovranista degli azzurri.
La lotta per i posti che restano si è fatta dura, e inserirsi nel gruppo ristrettissimo che sta scrivendo le liste è impossibile. Ma non per Fascina.
Le dinamiche
Il coordinatore Antonio Tajani, i capigruppo Anna Maria Bernini e Paolo Barelli e la fedelissima Licia Ronzulli non alzano il telefono per rispondere a nessuno in queste ore. Rispetto alle ultime legislature, come quella del 2006 e del 2008, è cambiato parecchio. Allora le liste rimbalzavano tra la vecchia sede di partito a via dell’Umiltà e la residenza del capo a via del Plebiscito e le bozze venivano stese da comitati ampi, a cui appartenevano anche l’avvocato Niccolò Ghedini – scomparso mercoledì sera dopo una lunga malattia – Mariastella Gelmini e altri colonnelli di partito.
Le corrispondenze tra comitato e presidente andavano avanti a lungo, con controlli incrociati sulle segnalazioni dei capicorrente e sui profili indicati dal presidente di partito. Già nel 2013, con il primo calo netto dei consensi, lo spazio di trattativa si era fatta ancora più ristretto.
Ma chi conosce bene i meccanismi del partito spiega che perfino quell’esperienza non è paragonabile a cosa sta succedendo in queste ore. Eppure, i quattro fiduciari dell’ex premier, assistiti ancora da Gianni Letta, hanno trovato il modo di inserire in lista la compagna del capo. Fascina sarà in un uninominale certo e correrà come capolista in cinque listini plurinominali, sicurezze che di questi tempi sono concesse soltanto a pochissimi fortunati.
Nessuno si stupisce. Fascina negli anni ha saputo creare una rete forte dentro il partito, guadagnandosi una posizione di privilegio che non dipende soltanto dal suo legame affettivo con Berlusconi. Nei vertici estivi del centrodestra che hanno preceduto la caduta del governo Draghi, Fascina ha sempre partecipato al fianco del fondatore di partito a pari titolo di Bernini, Ronzulli e Tajani.
Le immagini diffuse dalla comunicazione di partito la ritraggono sempre insieme a Berlusconi e agli altri partner di coalizione.
Fascina si posiziona in modo molto diverso rispetto alla donna che è stata al fianco di Berlusconi prima di lei, Francesca Pascale. L’ex fidanzata, con cui il rapporto si è concluso nel 2019, ha corso solo alle provinciali napoletane del 2009, quando aveva 24 anni, ma avrebbe desiderato una carriera parlamentare, dice chi l’ha conosciuta.
La frequentazione con Berlusconi, ufficializzata nel 2012, l’ha fatta poi desistere. Pascale aveva comunque la sua fetta d’influenza sulle decisioni del capo grazie al saldo legame che teneva insieme il cerchio magico che lo affiancava all’epoca, quello formato da lei, dalla senatrice Maria Rosaria Rossi, dalla giornalista Alessia Ardesi e dalla deputata Deborah Bergamini.
I nuovi equilibri
Tempi passati. Oggi le spartizioni passano per poche mani, e Fascina dice spesso la sua. Arrivata nel mondo di Forza Italia proprio come conoscenza di Pascale, ex dipendente dell’ufficio stampa del Milan ed ex notista del Giornale – diventata editorialista fin troppo in fretta, secondo i suoi critici – nel 2018 ha sfilato in lista il posto all’ex ministro Nunzia De Girolamo. Da perfetta sconosciuta, imposta da Berlusconi in persona, che l’ha candidata in Campania e le ha assicurato un posto “paracadute” alle spalle di Mara Carfagna.
Da allora Fascina ha guadagnato un tatuaggio sull’anulare sinistro della sigla SB, le quasi-nozze invise ai figli dell’ex premier e un incarico nella comunicazione del Monza, il nuovo progetto calcistico di Berlusconi.
Oggi, il posto in parlamento le serve per cementare soprattutto la sua posizione nei vertici del partito. Il credito che guadagnerebbe da una nuova candidatura non si rifletterà infatti in un maggiore impegno parlamentare: prima di trasferirsi in pianta stabile ad Arcore, Fascina in quattro anni alla Camera ha lavorato soprattutto sui suoi rapporti con i colleghi del centrodestra.
Oltre ai parlamentari leghisti di cui ha stima, la deputata azzurra ha intessuto un solido legame con Luca Toccalini, segretario federale della Lega giovani, uno di quelli che hanno un filo diretto sempre aperto con il segretario Matteo Salvini.
Dopo l’ufficializzazione del fidanzamento con Berlusconi, la si è vista più nelle foto di Instagram – dove tiene quasi sempre saldamente la mano di Berlusconi – che a Montecitorio, dove pure è tornata per le elezioni del presidente della Repubblica e per le ultime comunicazioni di Mario Draghi. È ancora presente nelle chat di Forza Italia, dove aveva elogiato la scelta del fondatore di Forza Italia di ritirarsi dalla corsa per il Quirinale e dove, dice chi la legge, i suoi interventi mettono il punto sotto a tutte le discussioni.
Stava anche per coordinare la nascita di un Monza club in parlamento, alla faccia della presenza di Adriano Galliani in Senato, che del Monza è amministratore delegato. Il progetto però è fallito con la fine anticipata della legislatura.
Dal punto di vista dell’attività parlamentare Fascina invece non ha brillato: il 74 per cento delle assenze, solo due proposte di legge da prima firmataria presentate in cinque anni e quattro mozioni, di cui tre respinte e una ritirata.
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