Le inchieste di Domani sull’uso dei fondi pubblici spaccano il partito. Il vicecapogruppo alla Camera non vuole mollare il «fratello» di Sicilia
Non un «mentore», ma un «vero e proprio fratello». Così Carlo Auteri, ex vicecapogruppo di Fratelli d’Italia all’Assemblea regionale siciliana, definisce Manlio Messina, numero due di FdI alla Camera e da sempre suo sponsor politico. Anzi, di più, un fratello, prodigo di «consigli».
I due sono quasi indivisibili: fotografie insieme, anche durante le varie campagne elettorali. Una delle ultime è stata scattata durante quella a sostegno di Nino Cammarata candidato sindaco a Piazza Armerina (20mila abitanti in provincia di Enna). Un rapporto nato dalla comune militanza politica, la destra siciliana, e cementato negli anni in cui Messina è stato assessore al Turismo nella giunta presieduta da Nello Musumeci.
All’epoca Auteri era un rampante imprenditore nel settore della cultura, come ha sempre rivendicato, dal teatro Musco di Catania ad altre realtà. Poi la candidatura nelle liste meloniane e la mancata elezione, per un soffio. Nel 2023, però, eccolo entrare all’Ars al posto di Luca Cannata, nel frattempo approdato a Montecitorio.
La corrente turistica
L’asse Auteri-Messina è solo un esempio di quella che potrebbe essere definita come la “corrente turistica-culturale” del partito di Giorgia Meloni. I due settori, specie nell’organizzazione di eventi sul territorio, sono affini.
Una squadra di assessori regionali con lo stesso obiettivo: prendersi il turismo, comparto che favorisce visibilità e genera ricchezza attraverso manifestazioni ad alto tasso di popolarità. Il regista è Gianluca Caramanna, responsabile Turismo e deputato di FdI ma, soprattutto, dispensatore di consigli alla ministra Daniela Santanchè.
L’unico considerato parigrado è Messina che, da ex assessore al Turismo in Sicilia, ha un bagaglio di relazioni politiche e imprenditoriali molto ampio. Non a caso uno degli appuntamenti chiave del partito è stato “Italia, le radici della bellezza”, organizzato guarda caso in Sicilia, a Brucoli, in provincia di Siracusa. Il legame tra Auteri e Messina va ben oltre la loro isola natia. Come raccontato da Domani, il tandem è approdato a Roma, al teatro Quirino, dove Auteri è stato consigliere.
Messina, anche in queste settimane, ha sempre difeso il suo figlioccio politico. Dopo le inchieste del nostro giornale sui fondi destinati alle associazioni riconducibili alla famiglia di Auteri, il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio – fedelissimo della premier – non ha mai abbandonato l’amico.
Tutt’altro, secondo quando si apprende, avrebbe preteso che il partito, in Sicilia, prendesse le difese del suo sodale, nonostante le minacce rivolte a Ismaele La Vardera, esponente dell’opposizione all’Ars, reo di aver rilanciato le notizie rivelate da Domani sui finanziamenti ad associazioni, la Abc e Progetto Teatrando, e società, la Abc produzioni, riconducibili in qualche modo ad Auteri.
L’audio ha fatto il giro d’Italia, sollevando scalpore. E portando successivamente la procura di Palermo ad aprire un’indagine per fare chiarezza sull’uso delle risorse pubbliche (senza persone indagate al momento). Ma Fratelli d’Italia in Sicilia ha visto con scetticismo la proposta di Messina e ha spinto Auteri ad autosospendersi.
Da qui si è innescata una ricaduta nazionale con la lite, rivelata dal Fatto Quotidiano, tra il vicecapogruppo alla Camera e il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, che non ha affatto gradito la gestione della vicenda.
Messina, secondo la ricostruzione del Fatto, era a un passo dall’addio al partito. Il ripensamento è maturato solo dopo le pressioni dell’alto con una moral suasion effettuata in particolare dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.
La rete messiniana
Certo, la rete del vicecapogruppo meloniano alla Camera è molto ampia e articolata. Con lo sguardo ben piantato sul turismo.
Il suo successore era un profilo a lui gradito, Francesco Scarpinato, che ha portato avanti – tra gli altri – il “progetto Cannes”, la realizzazione di un’iniziativa di marketing affidata alla società lussemburghese Absolute blue s.a. Le inchieste pubblicate dal quotidiano La Sicilia hanno scatenato una bufera.
Scarpinato ha passato il testimone a Elvira Amata, altra esponente di FdI con cui Messina ha meno feeling, secondo quanto raccontano a Domani fonti locali del partito. Anche se, di recente, Amata ha firmato il via libera ad alcuni finanziamenti finiti, appunto, alle realtà riconducibili alla famiglia di Auteri.
Il vero punto di forza di Messina è però il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, considerato molto vicino (qualcuno addirittura dice un «pupillo») a La Russa, che non a caso si sarebbe speso per la tregua tra Messina e Donzelli. Galvagno è lo stesso che ha rimproverato La Vardera durante le sue denunce in Aula. «Non siamo alle Iene», gli ha detto ricordando i trascorsi in tv dell’esponente dell’opposizione.
A Roma il vicecapogruppo di FdI a Montecitorio ha ancora al suo fianco l’ex segretario personale, Raoul Russo, eletto senatore dopo anni di militanza nel partito siciliano. Altrettanto buoni sono i rapporti con il collega deputato Cannata (a cui è subentrato Auteri all’Ars). Un altro uomo di fiducia rimasto sul territorio è il sindaco di Maletto (Catania), Giuseppe Capizzi, coinvolto in un’inchiesta per corruzione da cui il diretto interessato si è sempre dichiarato estraneo.
La Sicilia è quindi un esperimento di come il turismo e la cultura possano diventare un volano di consenso. Sul piano nazionale la “corrente turistica” di Fratelli d’Italia segue la dottrina-Caramanna sulla conquista degli assessorati, da Nord a Sud, nelle giunte regionali.
In Lombardia c’è Barbara Mazzali, ex capogruppo di FdI al Pirellone, in Piemonte Marina Chiarella, campionessa di preferenze per FdI alle ultime elezioni, mentre nelle Marche il presidente meloniano, Francesco Acquaroli, ha voluto tenere la delega tutta per sé.
Finita qua? Per niente: nel Lazio figura Elena Palazzo, dirigente del partito di Meloni a Latina, in Calabria spicca Giovanni Calabrese.
Fino a scendere alla Sicilia, punta di diamante di questa strategia.
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