I voti aumentano e il bilancio 2023 è in attivo. Antonio Tajani resta saldo sulla poltrona di leader di Forza Italia. Una posizione che potrebbe essere addirittura consolidata se il vicepremier dovesse garantire una maggiore autonomia rispetto a Fratelli d’Italia.

Secondo quanto raccontano a Domani, al contrario dei rumors degli ultimi giorni, il ministro degli Esteri non ha attirato aperte ostilità dalla famiglia Berlusconi, capitanata dai primi due rampolli della dinastia, Marina e Pier Silvio.

Meno melonismo

Gli eredi dell’ex Cavaliere sono intenzionati ad accompagnare il cammino del partito, osservandolo a distanza e fornendo qualche suggerimento. «Se la volontà di Marina o Pier Silvio fosse diversa, un minuto dopo Tajani sarebbe out», spiega una fonte parlamentare di FI. Marina Berlusconi ha voluto rivendicare un riposizionamento sui diritti civili, in un’ottica più liberale.

Il riequilibrio è avvenuto anche nei programmi di approfondimento su Mediaset: meno posizioni turbo-meloniane, meno fedelissimi della premier in studio, e più spazio al dialogo. La dottrina Pier Silvio è stata portata avanti con pervicacia.

Da più lati, dunque, emerge la volontà di una strategia berlusconiana, e quindi di FI, meno ossequiosa nei confronti di Giorgia Meloni. E qui c’è una reale divergenza con Tajani. La presidente del Consiglio considera il ministro degli Esteri un alleato affidabile, al netto dei dispetti incrociati con Matteo Salvini. Se dovesse scegliere, Meloni non avrebbe dubbi su chi tenersi tra il leader azzurro e il segretario leghista.

Al netto dell’eccesso di vicinanza tra Tajani e Meloni, non ci sono spie di avvicendamenti immediati ai vertici di Forza Italia. «Se poi dovesse inciampare su qualcosa, allora si vedrebbe», osserva un esponente di lungo corso degli azzurri.

Il segnale della vicinanza degli eredi Berlusconi arriva dai fatti o meglio dai soldi che affluiscono nelle casse del partito garantendo una bella boccata di ossigeno. Anche nel 2024 i cinque figli di Berlusconi e il fratello Paolo hanno versato, tra fine marzo e inizio aprile, la somma di 100mila euro alla voce “donazione”.

Una spinta complessiva da 600mila euro che torna sempre più utile alla gestione di Tajani.Del resto il segretario di Forza Italia può rivendicare la trasformazione degli azzurri in un partito vero.

Volano le tessere

A mettere nero su bianco la svolta azzurra è il numero di tesserati, che secondo i dati riferiti dal partito sono saliti sopra i 110mila rispetto ai circa 10mila dell’anno precedente. Le cifre fornite dalla segreteria trovano riscontro negli introiti delle quote associative, i tesserati appunto: nel 2023 l’incasso di questa voce è stato di un milione e 356mila euro, mentre nel 2022 si era fermato a 251mila euro.

Una cifra più che quintuplicata grazie all’organizzazione dei congressi locali, che hanno spinto migliaia di persone all’iscrizione. Certo, la sfida futura è la conferma di questi dati.

Nessuno, però, può smentire che Forza Italia abbia segnato un record nella sua storia: nel 2018 – con Berlusconi nel pieno delle forze – c’era stata un’ottima performance con i tesseramenti, ma la quota era rimasta di poco sotto il milione di euro.

La crescita è confermata dal trend del 2 per mille, la forma di finanziamento pubblico attraverso la dichiarazione dei redditi dei contribuenti: nello scorso anno Forza Italia ha incassato 618mila euro con un miglioramento di 37mila euro in confronto al 2022. Come da tradizione il partito ha saputo attirare donazioni dalle aziende: oltre alla Fininvest – come prevedibile – che ha destinato 100mila euro, spicca l’azienda campana produttrice di pomodori, La regina di San Marzano, con 85mila euro e il Bistrò del golf in provincia di Brescia, mentre tra i privati altri 85mila euro sono arrivati dalla famiglia di Letizia Moratti.

L’ex sindaca di Milano è stata spesso indicata come possibile sostituta di Tajani. Solo che l’esito delle europee ha ridimensionato le ambizioni: il segretario, nella circoscrizione nord-occidentale, ha superato 107mila preferenze con Moratti ferma sotto i 42mila voti.

Non proprio un exploit. Per quanto riguarda ancora i conti, tra gli eletti l’ex compagna di Berlusconi, Marta Fascina, si è fermata a 9.900 euro, poco meno rispetto alla gran parte degli altri parlamentari, tra cui spicca il senatore Pierantonio Zanettin con 40mila euro versati.

La chiusura del rendiconto presenta così un avanzo di oltre un milione e 100mila euro, che comunque è una goccia nel mare del debito verso i Berlusconi, che ora ammonta a 98 milioni di euro. Insomma, Forza Italia fa un giro enorme, ma finisce sempre nelle braccia della famiglia del fondatore. L’indipendenza economica resta una chimera.

Tensioni interne

Ma per Tajani non è solo una sinfonia di buone notizie. Nel partito, nonostante il buon risultato alle europee e il bilancio in attivo, il malumore ribolle. La minoranza azzurra, tornata più sottocoperta, rimprovera al segretario un eccessivo appiattimento nei confronti di Meloni, trovando in questo senso una comunanza di vedute con Marina e Pier Silvio Berlusconi.

Nei confronti interni vengono definite strategie e posizioni talvolta non allineate con Fratelli d’Italia. Solo, nei confronti personali, Tajani finisce per appiattirsi ai desiderata della premier, come raccontano alcuni esponenti interni.

C’è poi il nodo di Roberto Occhiuto. Il presidente della regione Calabria è iperattivo, sull’autonomia è stato una spina nel fianco della maggioranza e quindi di Forza Italia stessa. Le indiscrezioni raccontano che non abbia mai digerito l’elezione per acclamazione dei vicesegretari di Forza Italia: ha letto l’operazione come un modo per non contarsi davvero e quindi per dare meno forza alla sua posizione.

Per ora ha tirato il fiato con le polemiche, ma l’intenzione è di rivendicare una maggiore centralità.

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