Sotto il solleone estivo, Fratelli d’Italia vuole far ardere la fiamma post missina. Un fuoco di propaganda per portare le parole d’ordine di Giorgia Meloni, in lungo e in largo per l’Italia, durante il mese di agosto. Il focus sarà lontano dai grandi centri, nei luoghi di maggiore affluenza turistica. Di italiani, ovviamente.

Campagna d’estate

È già simbolica la sede della presentazione, in programma oggi dalle 10.30, scelta per la campagna estiva ribattezzata «Stiamo cambiando l’Italia», annunciata da FdI, in piazza dei Canotti ad Ostia (Roma). Località di mare, frequentata a inizio agosto, adeguatamente popolare.

Di questo passo basta poco per trasformarsi in fratelli di spiaggia o quantomeno vicini di ombrellone. Lo scopo ufficiale è quello di «incontrare i cittadini e raccontare il lavoro alla guida della nazione», come è stato riferito dall’ufficio stampa.

Mentre il paese rallenta i propri ritmi, nei giorni di ferie per antonomasia, i dirigenti del partito di Meloni sono chiamati a presidiare i luoghi di vacanza. È anche il modo per mettersi in mostra agli occhi dei vertici di FdI, dimostrando l’attaccamento alla fiamma.

All’appello sono chiamati soprattutto i militanti di Gioventù nazionale, finita nella bufera dopo l’inchiesta di Fanpage. Va bene lo sforzo social sulla pagina di Atreju, che pure sembra aver smarrito la verve delle scorse settimane. Il grosso della fatica spetta a loro, sotto il sole.

La politica marittima è stata del resto sdoganata da tempo. L’estate militante di Elly Schlein dello scorso anno ha lasciato il segno ed è diventata un paradigma di una di mobilitazione che non conosce soste. Nonostante le ironie, la militanza agostana del Pd ha fatto inarcare qualche sopracciglio per la preoccupazione, in via della Scrofa, sede di Fratelli d’Italia, e inevitabilmente a palazzo Chigi.

Certo non è una novità. FdI aveva già realizzata un’iniziativa uguale nell’agosto del 2023 per magnificare le sorti del paese guidato dalla destra. Anche allora è stata lanciata esattamente a Ostia. Ma i risultati della campagna sono stati minori in confronto alle iniziative dem, che in quei mesi ha forgiato la leadership di Schlein.

Quest’anno è stato impartito l’ordine di essere più incisivi dietro la regia di Arianna Meloni, sorella della premier sempre più plenipotenziaria del partito, con Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione, come braccio esecutivo.

Di fatto è una controprogrammazione rispetto a quella del Pd, fatta di feste dell’Unità sparse per l’intero paese e di banchetti per il referendum contro l’autonomia differenziata che – grazie alla piattaforma digitale per le sottoscrizioni – è prossima al raggiungimento del quorum delle 500mila firme.

Schlein ha motivato i dirigenti e i militanti per conquistarsi uno spazio politico maggiore sull’onda della crescita elettorale alle europee.

Fratelli d’Italia non ha la spina dorsale delle feste dell’Unità e perciò ha confezionato una campagna ad hoc. Lo spin comunicativo è un inno all’ottimismo. Il premierato deve essere ritratto come la «madre di tutte le riforme» e il grande deterrente anti-ribaltone e anti-inciucio. Parole buone per lo storytelling pop, con quella spruzzata di anti-politica, ma poco valide per la sostanza istituzionale.

Perché si parla della revisione della Costituzione e le perplessità dei costituzionalisti, anche vicini alla destra, iniziano a crescere. E l’Europa? Purtroppo è tornata a essere cattiva, nella versione di FdI, che elogia Meloni per averla già in parte cambiata e ancora di più la cambierà.

Lidi regionali

La vera madre di tutte le battaglie politiche è però la narrazione intorno all’autonomia differenziata. Agli elettori del Mezzogiorno occorre raccontare la bontà di una riforma voluta a tutti costi dalla Lega, con Roberto Calderoli sugli scudi.

Non sarà facile convincerli, per questo dai vertici del partito hanno suggerito di puntare sull’attuazione del Pnrr, delle misure apposite per il Sud e quant’altro. E se i risultati concreti non si vedono, pazienza. Occorre scaricare le responsabilità agli altri, ai nemici, operazione in cui i meloniani sono specialisti.

Dalla sabbia dei lidi, all’orizzonte si vedono le nuvole di un autunno ricco di incognite. E con un tornante elettorale tutt’altro che secondario. Se prima c’erano solo le regionali in Umbria, che per dimensioni avrebbe rappresentato un test di scarso rilievo nazionale. Ma una sconfitta farebbe rumore, per quanto la candidata, Donatella Tesei, sia leghista.

Ora in ballo sono rientrate Emilia-Romagna e Liguria per motivi diversi. Per il dopo-Bonaccini, la competizione è data quasi per chiusa, nonostante la professione di ottimismo sulla civica Elena Ugolini.

La partita ligure è centrale. Il centrodestra vuole conservare la guida della giunta, nonostante l’inevitabile strascico del dopo-Toti. L’orientamento di Meloni, comunque, è quello di lasciare agli alleati l’incombenza di indicare il candidato alla presidenza.

Vuole metterci la faccia, ma fino a un certo punto. «Il 3-0 per loro? Nemmeno lo consideriamo», è la tesi che circola nel centrodestra. Il cappotto d’autunno del centrosinistra è però il peggiore incubo in via della Scrofa.

E insomma, a Ostia Fratelli d’Italia tenta il rilancio del messaggio meloniano che serve come il pane, o meglio come l’acqua in questi giorni di afa e calura intensa.

Tra un ghiacciolo e un tormentone estivo, i dirigenti di FdI dovranno convincere gli elettori che va tutto bene. E che il messaggio «stiamo cambiando l’Italia» sia da declinare al positivo. Perché non per forza il cambiamento corrisponde a un miglioramento. Ma sotto l’ombrellone i meloniani non vogliono andare per il sottile.

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