Azione ha ricevuto nel 2022 oltre 80 mila euro dal mondo che opera nell’oil and gas e nella costruzione di centrali nucleari. I conti del partito e l’allarme dei Verdi
Il leader di Azione Carlo Calenda non ha mai nascosto il suo entusiasmo verso il metano e l’energia nucleare, né quando era ministro dello Sviluppo ormai quattro anni fa, né dopo, quando da europarlamentare ha continuato a difendere il settore. Europa Verde, il partito più osteggiato da Calenda dopo il Movimento 5 stelle, ha lanciato l’allarme: Azione ha ricevuto cospicui finanziamenti dalle società italiane che operano nelle infrastrutture per gas, petrolio e nucleare. Finanziamenti del tutto leciti e regolarmente rendicontati che sono arrivati in diversi casi alla vigilia della campagna elettorale ma che secondo il coportavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, ne influenzano le scelte politiche.
La guerra in Ucraina
Il «pragmatismo sull’argomento» gas di Calenda è noto. Dopo l’invasione dell’Ucraina, ad aprile il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulle sanzioni contro la Russia. Il leader di Azione ed europarlamentare di Renew Europe, è stato l’unico italiano ad aver votato contro l'emendamento che chiedeva lo stop immediato al gas di Mosca.
L’indicazione è passata con 413 voti favorevoli, 93 contrari e 46 astenuti e con l'approvazione di tutti i capidelegazione dei partiti italiani a Strasburgo. La contrarietà di Calenda non riguardava l’invasione russa dell’Ucraina - l’atlantismo del suo partito non ha mai vacillato – ma proprio il metano. Con un tweet ha spiegato che secondo lui è impossibile abbandonarne l’utilizzo in tempi brevi.
Al momento di fare campagna elettorale, l’attenzione al tema è aumentata ancora di più. A inizio settembre Azione e Italia viva, il partito di Matteo Renzi alleato del “Terzo polo”, hanno organizzato una tournée elettorale che includeva la difesa delle infrastrutture oil and gas. In prima persona Calenda è andato a Piombino, dove è in corso la procedura amministrativa per autorizzare il posizionamento di un rigassificatore galleggiante.
La ministra di Italia viva Teresa Bellanova è stata a Melendugno per parlare di Tap, il gasdotto che porta il gas azero in Italia; Matteo Richetti a Ravenna per parlare dell’altro rigassificatore galleggiante che dovrebbe sorgere al largo; Mario Polese (Italia viva) a Tempa Rossa, al centro oli della Total.
In tv più volte Calenda ha ricordato che da ministro si è battuto per il Tap ed è pronto ad andare avanti per tutto il resto: «Quando facciamo delle non scelte, quando non vogliamo il rigassificatore a Piombino, il termovalorizzatore, il gasdotto, questo ha delle conseguenze. L'Europa ha delle responsabilità, sta agendo male. Però noi dobbiamo essere un paese in cui le cose di riescono a fare, altrimenti l'Italia in tempi difficili rischia molto».
Per Calenda non bastano i due rigassificatori che vuole mettere in campo dall’esecutivo, ne serve addirittura un terzo, «al sud».
Stessa battaglia per le centrali nucleari. Dopo che i suoi parlamentari hanno depositato una mozione in parlamento, il tema è finito anche nel programma: «Il percorso per un rientro dell’Italia nel nucleare è lungo ma la tecnologia dell’atomo è quella che, combinata alle rinnovabili, sarà imprescindibile».
Maire Technimont
Il 20 luglio Mario Draghi riferiva in Senato sulla crisi di governo, quel giorno Mst spa ha deciso di dare 30mila euro ad Azione. La società è una controllata di Maire Technimont, una delle maggiori imprese che opera nelle infrastrutture energetiche. Nello specifico Mst si occupa di attività di pulizia e sanificazione degli impianti di climatizzazione in edifici pubblici e privati, si legge sul sito. La società madre, attraverso le controllate Tecnimont e KT-Kinetics Technology, si occupa soprattutto sia di upstream sia di downstream, «con contratti per megacomplessi di trattamento gas, megaprogetti di sviluppo di giacimenti petroliferi e unità di processo di raffinerie».
Lo stesso giorno è arrivata un’altra donazione da 9.500 euro. Questa volta il sostenitore è la Safas Spa, una fonderia specializzata nella produzione di getti speciali in acciaio «con oltre 60 anni di attività, riconosciuta a livello mondiale per la grande affidabilità dei suoi getti», spiegano sulla loro pagina web. L’utilizzo di questo acciaio speciale? Centrali termoelettriche (a gas), centrali nucelari, pompe e valvole per gli impianti di estrazione di petrolio e metano.
Un’attenzione del settore che è cresciuta a luglio, ma che parte da lontano, visto che Mario Gianfelice Rocca, presidente del gruppo Techint – che controlla Tenaris, Ternium, Techint Engineering & Construction, Tenova, Tecpetrol –, già il 24 marzo versava 50mila euro nelle casse di Azione.
© Riproduzione riservata