Il leader romano di Forza Nuova è sorvegliato speciale e non potrebbe partecipare a manifestazioni. Eppure è nelle piazze a fare il capo popolo, provocare e creare il caos. Così lo stato legittima un adulatore di Mussolini e le sue violenze
Condannato in primo grado per aver aggredito due giornalisti. Sei anni fa gli avevano trovato un bel po’ di cocaina nel motorino, ma il giudice ha stabilito che era per uso personale. Da tempo è sorvegliato speciale, dunque non potrebbe partecipare a manifestazioni.
A questo aggiungiamoci pure che è dichiaratamente fascista, e l’apologia dovrebbe essere vietata in Italia. Eppure Giuliano Castellino è ancora nelle piazze a fare il capo popolo, a provocare, a creare il caos. «Ci prendiamo Roma», provano a occupare la sede della Cgil. Roba da squadracce nere del tempo che fu.
Castellino è diventato il boss dei no Green pass di Roma, sfruttando il suo ruolo di leader della movimento neofascista Forza Nuova, fondato da Roberto Fiore, che ha una condanna definitiva per eversione ed è stato a lungo rifugiato a Londra.
Basterebbe questo a tenere distante dai luoghi pubblici l’ultras della politica fascista alias Castellino. In un paese normale, almeno. Dato però che lui è ancora lì a insultare in diretta governo, polizia, giornalisti (che ha menato qualche anno fa), dovremmo finalmente prendere atto che non siamo un paese normale.
La questura di Roma, e almeno due ministri dell’Interno, dovrebbero rispondere a una semplice domanda: perché un fascista violento cui è vietato manifestare ha il lasciapassare per fare esattamente ciò che non potrebbe per legge fare? Perché Castellino, in pratica, può fare ciò che vuole?
Avevamo chiesto a Castellino, qualche mese fa dopo il penultimo show no Green pass finito sotto la sede Rai di Roma senza incidenti, se avesse una sorta di accordo con la Digos, se avesse, cioè, instaurato un dialogo. La risposta è stata categorica: «Io con le guardie non ho niente a che fare».
Avevamo insistito: «Ma scusi, lei non potrebbe manifestare perché è sorvegliato speciale». Risposta: «Non posso a quelle autorizzate, a quelle non autorizzate chi l’ha detto che non posso esserci? Tutti abbiamo violato il protocollo non solo io, nulla a che vedere con le mie prescrizioni».
Di certo resta una certezza: il disordine manovrato da Castellino e i suo camerati nostalgici, che provano a cavalcare l’ideologia non vax (e connessi), lo paghiamo noi con i nostri soldi. Quanto ci costa il servizio messo in piedi dalla questura per lasciare libero Castellino di commettere un illecito in pubblica piazza mostrando la sua forza e i suoi muscoli di militante?
Tutti interrogativi che meriterebbero risposte dal Viminale ora guidato da Luciana Lamorgese. «Non possiamo bloccarlo», dice una fonte interna alla Digos, «possiamo solo osservare e fare l’ennesima denuncia in procura per violazione della sorveglianza».
Le istituzioni inermi di fronte a chi è ubriaco di duce e saluti romani. Lo stato disarmato che così legittima un adulatore di Mussolini e le sue violenze di piazza. Solo che questa volta Castellino fa tutto questo non al chiuso di una sede mezza deserta di Forza Nuova. Lo fa circondato da gente comune, che vede in lui una guida. Non sarebbe successo se chi doveva far rispettare la legge avesse fatto il proprio mestiere.
La scorribande di Castellino, siatene certi, non le vedrete mai sui social di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non troverete un solo post in cui comunicano la loro indignazione per l’impunità riservata al capo dei neofascisti no Green pass. A loro crea più fastidio un barcone in mezzo al mare carico di donne, bambini e uomini in cerca di salvezza. Sono loro a fare paura, non il ducetto picchiatore Castellino.
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