ll presidente del Coni, a capo della fondazione di Milano-Cortina, si intesta i successi e scarica le responsabilità. Il ministro leghista cerca di piazzare la bandiera sulle future opere. La nomina dell’ad di Simico alimenta il caos
La partenza al ralenti della società, chiamata a costruire la maggior parte delle infrastrutture, la Simico. Una serie di intrecci tra pubblico e privato con aziende chiamate in ballo per gli interventi da realizzazione, poi sostituite e quindi riconvocate al tavolo secondo i desiderata del governo. Promesse mirabolanti che hanno portato alla lievitazione dei costi. Arrivando a un grande classico: l’ombra dell’opportunità su alcune nomine. L’Olimpiade invernale Milano-Cortina, in programma dal 6 al 22 febbraio 2026, sarà la più bella di sempre, come ha cercato di autoconvincersi l’uomo che più di tutti punta sull’evento, Giovanni Malagò.
Nel presente resta la fotografia di una commedia all’italiana con una competizione già in corso: chi ha sbagliato di più. Il gran capo dello sport italiano, da numero uno del Coni, ha messo sui Giochi la firma, più che la faccia, nelle vesti di presidente della fondazione. A lui spettano le luci della ribalta, le ombre dei problemi ricadono sulle spalle degli altri.
E infatti a sentire la fondazione Milano-Cortina non c’è alcun problema. Di fronte a qualche domanda su possibili ritardi e preoccupazioni, la dottrina-Malagò, e quindi della fondazione, è all’insegna del “va tutto bene madama la marchesa”.
I Giochi saranno «i migliori di sempre», è stata una delle dichiarazioni più recenti. Malagò si è cucito un abito su misura per mostrare che il suo compito è svolto al meglio. Dalla fondazione viene pure ribadito che i Giochi saranno davvero a costo zero, perché gli stanziamenti pubblici – di 3,6 miliardi di euro – riguardano altro, le infrastrutture sportive o stradali. Che servono, però, proprio per la realizzazione dell’Olimpiade. Poco male.
Spese olimpiche
Ci sono comunque problemi interni alla fondazione, evidenziati dalla sezione veneta della Corte dei Conti: «Da un punto di vista finanziario, continua a operare sulla base di linee di credito, con l’effettuazione di spese, che costituiscono debiti certi e che si sono notevolmente incrementate, nonostante l’asserita opera di rivisitazione dei costi, a fronte di entrate sulle quali permane un certo margine di incertezza, anche e soprattutto sull’entità».
Un articolo del Fatto quotidiano ha anticipato la lievitazione dei costi, legati in parte all'assunzione di personale. La scommessa è sul futuro, perché nell’inner circle della fondazione c’è fiducia sulla raccolta di risorse, a cominciare da quella pubblicitaria che ha superato la metà della soglia prevista.
Soprattutto grazie alle partecipate pubbliche: Eni e il gruppo Ferrovie dello Stato sono premium partner. Altri soggetti controllati dal Mef potrebbero arrivare a rinforzo. La missione è affidata all’amministratore delegato della fondazione, Andrea Varnier, insediatosi a novembre scorso.
In quella casella l’ha voluto il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che si muove da Mr. Wolf dei Giochi olimpici, ma che per spostarsi nell’ambito letterario viene indicato spesso come il Malaussène di Pennac: professione capro espiatorio. Ottiene risultati che provano a intestarsi gli altri. Abodi fa spallucce: è convinto di giocarsi una partita cruciale, allontanando gli avversari che cercano di azzopparlo.
Ma per la fondazione non c’è solo un aspetto finanziario. Sotto il piano organizzativo, «risente ancora della mancata costituzione del Consiglio Olimpico Congiunto che dovrebbe dettarne le linee di indirizzo», scrive la magistratura contabile.
Ombre
C’è poi la seconda gamba, quella ancora più importante, per i Giochi olimpici: la Società infrastrutture Milano-Cortina (Simico), parafulmine prediletto. Nata in ritardo sulla tabella di marcia, dal 2022 ha cercato di accelerare i tempi, svolgendo le varie conferenze dei servizi necessarie ad aprire i cantieri, sotto la guida dell’ad Luigi Sant’Andrea, indicato dai precedenti esecutivi. Un peccato capitale nell’era della destra al potere. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ottenuto la nomina di Massimo Saldini, già componente del cda di Autostrada pedemontana lombarda.
Il leader della Lega è pronto a piazzare la propria bandierina della realizzazione delle opere. Ma sull’incarico si sono addensate nubi. Con tanto di interrogazione parlamentare ed esposto all’Anac, presentati da Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza verdi-sinistra:
«Saldini è stato dirigente e responsabile unico del procedimento di Simico in diversi interventi olimpici fino al mese di gennaio 2023, quando si è dimesso per incomprensioni interne», dice la deputata. «Secondo noi il suo precedente incarico rende l’attuale nomina al vertice della Simico in contrasto con la legge Severino», aggiunge Zanella.
La pista da bob
I problemi si sono sommati sul tavolo nel tempo. Su tutte c’erano i lavori per l’ormai nota pista da bob a Cortina, su cui ci sono state le ipotesi più disparate. Fino all’opzione di “prendere in prestito” la struttura dall’estero. Alla fine si farà dove era prevista, a Cortina. I lavori sono stati assegnati alla ditta Pizzarotti che ha sottoscritto un bando da 81,6 milioni di euro per un progetto light: meno parcheggi, meno tribune, il tutto sotto l’ombrello della riduzione dell’impatto ambientale. Ma con il sospetto che, alla fine, possa restare una cattedrale nel deserto.
Il Cio (il comitato internazionale) ha espresso qualche perplessità sul completamento in poco più di un anno: la scadenza è fissata a novembre 2025, quasi sul gong. «Non c’è molto tempo per consegnare la sede», ha fatto sapere di recente il Comitato. Insomma, non la polemica di un’accolita di rancorosi verso i maxi eventi sportivi, ma i rilievi di chi ha voce in capitolo. Con l’aggiunta dei dubbi sulla sostenibilità della struttura allo spegnimento della fiaccola olimpica. Per la serie: chissà dopo cosa ne sarà.
Anche in questo caso le colpe sono orfane, nella narrazione, nonostante gli interessi locali, delle amministrazioni territoriali, fino alla regione Veneto e arrivando al governo. Non è l’unico nodo. Ci sono opere infrastrutturali, che saranno terminate dopo l’Olimpiade. A metterlo nero su bianco una relazione della Corte dei conti veneta: «Opere di importanza strategica per la Regione sono state declassate da indifferibili/urgenti ad urgenti e dunque, dati i tempi ristretti, non verranno portate a compimento prima della celebrazione dei Giochi», è stato scritto nella relazione dedicata all’evento.
Varianti a ostacoli
La questione riguarda in particolare uno dei lotti della variante di Cortina, tra i cantieri più attesi dal territorio da decenni: il cronoprogramma ha fissato l’ultimazione a 2026 inoltrato, ad agosto, a Giochi fatti è proprio il caso di dire. Altro totem è la variante di Longarone, al centro di eterni stop and go. A gennaio c’è stato il via libera alla fattibilità del progetto. La strategia scelta è stata quella di eliminare le categorie degli interventi imprescindibili e quelle semplicemente previste nell’ambito del maxi-evento.
L’esito è un paradosso: «L’inizio delle opere (messe in cantiere), senza la loro ultimazione in coincidenza con i Giochi olimpici potrebbe determinare disagi e rallentamenti nell’accesso alle località individuate quali sedi dei giochi», mette nero su bianco ancora la Corte dei conti. I lavori in corso potrebbero complicare la vita agli spettatori dell’Olimpiade.
Simico vivrà così un anno pericolosamente, da capro espiatorio in pectore degli eventuali ritardi. Da qui alla fine del prossimo anno il ritmo delle scadenze è serratissimo. Basta un granello di sabbia nel meccanismo e tutto salta. Il cantiere del sistema integrato intermodale di Cortina, il miglioramento dei trasporti, aprirà i battenti a novembre 2024 e dovrà chiudersi entro dicembre 2025, un mese prima dell’inaugurazione. Mentre entro novembre 2025 bisogna ultimare gli spogliatoi per gli atleti paralimpici.
In questo continuo tirare la corda, in Senato è in corso l’esame del decreto che riscrive la governance dell’Olimpiade invernale. Con situazioni al limite del grottesco: alcune opere sono state sottratte alla responsabilità di Simico, in tempo per la posa della prima pietra a favore di telecamere. Come nel caso del ponte Manzoni a Lecco, che in principio faceva capo ad Anas, poi era stata trasferita alla società Milano-Cortina. E tornata ad Anas per la photo opportunity con il ministro Salvini. Perché sul piano politico il parafulmine del governo continua a essere il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Costretto a barcamenarsi fra smanie di visibilità a più livelli.
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