La risposta securitaria data dal decreto Sicurezza in discussione al Senato è stata ampiamente preannunciata e anche attivata negli scorsi anni. Spesso nell’indifferenza, nella sottovalutazione o in alcuni casi addirittura con il sostegno di molte parti che pur si definiscono progressiste.

Quando l’anno scorso qualche occupazione scolastica ha lasciato dietro di sé un po’ di aule devastate, in molti hanno chiesto l’inasprimento delle pene verso gli studenti. Alla questione delle migrazioni è stato il centrosinistra, con la legge cosiddetta Turco-Napolitano, e poi con la Minniti-Orlando, a dare risposte securitarie.

Oggi il mondo progressista si rende conto (e finalmente) della pericolosità per la tenuta democratica del paese per questa deriva sfociata (per ora) nel nuovo decreto legge.

Eppure quando, negli anni scorsi, dalle navi di soccorso delle ong avvertivamo, anche con qualche disperazione, i rischi delle leggi repressive nei confronti dei naufraghi, dei profughi e dei migranti, le nostre parole si disperdevano nel vento o, peggio, venivano derubricate ad affermazioni di qualche antagonista se non addirittura di qualche «tassista del mare».

Paura e smarrimento

Poi è successo esattamente questo: abbiamo cominciato a togliere i diritti a chi si sposta da un paese a un altro, e oggi siamo finiti a mettere in galera un operaio che fa un picchietto davanti alla fabbrica, uno studente che occupa la scuola, un gruppo di persone che si siede per terra in una protesta.

Probabilmente allora qualcuno era distratto, certamente tutti siamo troppo spaventati perché il futuro è incerto, il mondo è pieno di guerre, la crisi di questo sistema continua a crescere e sempre più persone faticano ad arrivare a fine mese, non riescono a curarsi, non riescono ad avere una casa perché gli affitti sono ormai riservati a chi si può permettere cifre folli.

Alla paura e allo smarrimento, soprattutto se legati a cose ignote o incomprensibili (e francamente questo sistema tardocapitalista è divenuto incomprensibile ai più), si tende a rispondere (per questioni etologiche) con l’aggressività. E la richiesta di legge e ordine è una richiesta tipicamente aggressiva. I regimi “legge e ordine” nascono, nella storia, quando il popolo ha paura. E quando la propaganda sposta la mira dai problemi reali (la disuguaglianza e lo spropositato accumulo di ricchezze, l’ipersfruttamento della natura che tanti danni sta causando) a “spaventapasseri” assolutamente innocui come le migrazioni o le proteste pacifiche e democratiche di lavoratori e studenti.

Serve una risposta

Bisogna rispondere alle paure e agli smarrimenti. E chi dovrebbe rispondere è la politica che deve smettere di delegare questo compito all’associazionismo e al volontariato. Ma la risposta deve essere quella della soddisfazione di bisogni reali, e non di quelli costruiti dalla propaganda.

Il bisogno di sicurezza è reale. Ma è bisogno di sicurezza sociale, salariale, abitativa, sanitaria. Queste sono le reali emergenze del paese, non certo gli immigrati o i blocchi stradali, che sono invece solo “spaventapasseri”. Su queste questioni il centrosinistra e soprattutto la sinistra deve diventare radicale nella forma e nella sostanza, costruendo la prospettiva reale (e non propagandistica) di un paese diverso e di vite più tranquille e più felici.

Per la sicurezza ci si deve battere con ogni mezzo, ma la sicurezza si ottiene facendo diventare di tutte e di tutti i diritti sanciti dalla Costituzione una prospettiva reale, possibile e raggiungibile. Non ci sono più scuse per non farlo, nemmeno quella della mancanza di risorse. Le risorse ci sono nelle stratosferiche ricchezze di pochi e nella gigantesca evasione ed elusione fiscale. Andare a prendere le risorse lì sarebbe una cosa di sinistra. Ma per farlo si deve decostruire la narrazione che “ricco è bello e giusto”. Una narrazione tossica, perché quando è troppa la ricchezza non è mai giusta.

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