La formazione degli insegnanti riserva spesso amare sorprese e le ultime novità non smentiscono questa tradizione. Dopo un’estenuante attesa di diciotto mesi, l’avvio dei percorsi per conseguire l’abilitazione per le scuole secondarie si è rivelato infatti tanto deludente quanto, in un certo senso, istruttivo: deludente, perché la riforma disegnata dalla legge 79 del 29 giugno 2022 è stata svuotata di senso; istruttivo, giacché, nel lento processo di gestazione del Dpcm attuativo, pubblicato solo il 25 settembre 2023, e nei provvedimenti legislativi che lo hanno accompagnato, si può facilmente leggere una precisa idea di scuola, di università e, più in generale, del ruolo attribuito al sapere nella nostra società.

Nonostante alla formazione insegnanti siano di rado riservati gli onori della cronaca, infatti, in essa confluiscono numerose contraddizioni del sistema d’istruzione, tanto da poterne rappresentare un’efficace cartina di tornasole per valutarne lo stato di salute. Certo, spesso le questioni dibattute sono avvolte da tecnicismi che ne rendono ardua la divulgazione, ma ciò comporta il rischio che mutamenti decisivi passino pressoché inosservati, non diventando mai oggetto di quell’ampio confronto pubblico che, invece, meriterebbero.

Ed è proprio questo il rischio che si sta correndo riguardo all’unico percorso abilitante che, tra quelli definiti dalla riforma, può essere ora attivato dalle istituzioni accreditate: normato dall’art. 13 del Dpcm, tale percorso è riservato a chi ha già un’abilitazione o la specializzazione per il sostegno – i cosiddetti “ingabbiati”, anche se tale definizione è riduttiva e fuorviante. Per comprendere appieno cosa ciò comporti e in che modo si siano determinate condizioni di vantaggio per le università telematiche private, però, occorre ricostruire l’iter legislativo di questo percorso.

PALETTI RIMOSSI

Si deve ricordare che, negli ultimi anni, a causa del naufragio del percorso Fit (Formazione iniziale e tirocinio) progettato dalla Buona Scuola ma mai realizzato, l’Italia è stato il solo paese europeo a non avere una reale formazione iniziale degli insegnanti e che tale anomalia ha inciso sul sistema d’istruzione e sulle aspirazioni di giovani laureati e studenti universitari. Sono facilmente comprensibili, dunque, le tante aspettative sorte quando si è saputo della IV missione del Pnrr dedicata all’istruzione e, tra le diverse riforme necessarie per ottenere i fondi previsti, della centralità di «reclutamento, formazione iniziale, formazione in servizio e carriera dei docenti».

La cornice normativa delineata dal governo Draghi con la L. 79/2022, non esente da debolezze, demandava a un successivo Dpcm la sua attuazione e la definizione di aspetti di grande rilievo. Ciononostante, il governo Draghi si era premurato di fissare alcuni punti fermi: una bassa percentuale delle attività online, limitata al 20%, per i soli insegnamenti frontali, escludendo quindi tirocini e laboratori; il carattere aggiuntivo dei percorsi abilitanti rispetto a quelli di laurea triennale, magistrale o a ciclo unico; la costante presenza del tirocinio diretto; l’ancoraggio dei posti disponibili per i diversi percorsi abilitanti alla stima del fabbisogno di insegnanti per il triennio successivo, ponendo un freno al prolificare di precari che non potranno mai essere assorbiti dal sistema d’istruzione. In particolare, per coloro già in possesso di un’abilitazione e/o della specializzazione per il sostegno era riservato un percorso da 30 crediti formativi universitari (Cfu): 20 avrebbero dovuto essere di insegnamenti, erogati solo in presenza, nell’ambito delle metodologie e tecnologie didattiche applicate alle discipline di riferimento per la classe di concorso; i rimanenti 10, invece, si sarebbero dovuti acquisire con il tirocinio diretto a scuola, definendo un impegno in presenza di almeno 12 ore per Cfu. A queste condizioni, le università telematiche sarebbero rimaste escluse dal poter attivare questo tipo di percorso.

Purtroppo, nei mesi successivi, la caduta del governo Draghi e l’insediamento dell’attuale esecutivo hanno causato un radicale rivolgimento riguardo alla formazione insegnanti. Grazie a oculate modifiche, il percorso riservato agli “ingabbiati” è stato reso una ghiotta occasione per le università telematiche: senza tirocinio e senza verifiche intermedie, i 30 Cfu si potranno acquisire con la mera frequenza di insegnamenti a distanza e con una (facile) prova finale. Questo percorso, inoltre, è l’unico a essere stato svincolato dal fabbisogno e i posti che ciascun ateneo potrà attivare non saranno commisurati alle richieste di docenza.

VICOLO CIECO

Già questo avrebbe dovuto provocare una forte reazione, ma, almeno, si dava per scontato che tutti i percorsi sarebbero stati avviati assieme, permettendo, così come specificato nel Dpcm, di “estrarre” i 30 Cfu dell’art. 13 dai 60 Cfu erogati per le altre tipologie di corsisti. Ben diversamente, nel mese di febbraio, il ministero dell’Università e della ricerca ha sì accreditato tutti i percorsi, ma senza comunicare i posti disponibili, invitando, in attesa di altri decreti, ad attivare solo i percorsi per gli “ingabbiati”. Il risultato è il disastro che possiamo osservare in questi giorni: soltanto le università telematiche hanno aperto le iscrizioni per questi percorsi, senza peraltro rendere pubblica come sarà strutturata la loro offerta formativa.

Questo non solo comporta sminuire l’importanza della formazione iniziale degli insegnanti, ridotta a ben poca cosa, ma crea anche l’illusione di un canale privilegiato che, però, si rivelerà per molti un vicolo cieco: far acquisire abilitazioni in classe di concorso sature, il cui fabbisogno è ridotto al lumicino o è assente, chiedendo il considerevole esborso di più di 2.000 euro, aumenterà soltanto il numero dei precari e la loro frustrazione, inserendo un nuovo squilibrio nel già fragile sistema di reclutamento. Per di più, fino a quando esisterà questa scorciatoia, la specializzazione per il sostegno sarà vista, ancora una volta, come una passerella per acquisire l’abilitazione nella classe di concorso, drenando risorse e competenze da un ambito già in sofferenza.

Probabilmente, si sarebbe potuto far peggio, ma, dobbiamo ammetterlo, è difficile immaginare come.

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