Palazzo Chigi ha scritto al ministero della Giustizia britannico. Il console italiano ha presentato la richiesta di cambio di giurisdizione poche ore prima che avvenisse il distacco dai macchinari che la tengono in vita. Coghe (ProVita), che sta seguendo il caso per l’Italia, dice a Domani: «L’ospedale Bambino Gesù la aspetta a braccia aperte»
È stato prorogato almeno fino a venerdì il distacco dai supporti vitali per Indi Gregory, la neonata di 8 mesi affetta da una malattia mitocondriale degenerativa incurabile, a cui l’Italia ha concesso in via urgente la cittadinanza perché venisse curata e operata a Roma. La notizia l’ha data l’ex senatore leghista e avvocato Simone Pillon: «I genitori di Indi ancora ringraziano di cuore l'Italia per quello che sta facendo. La speranza divampa». Domani alle 12 ci sarà un udienza presso la Corte d’Appello e il distacco è sospeso almeno fino alla fine dell’udienza.
Questa mattina il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, ha presentato una richiesta urgente all’Alta Corte del Regno Unito, ai sensi della Convenzione dell'Aja, nel tentativo estremo di impedire la sospensione dei trattamenti che la tengono in vita spostando la giurisdizione del caso all’Italia.
Mentre si avvicinava il momento dal quale sarebbe stato possibile procedere all'estubazione, 15 ora italiana, è stata avanzata la richiesta italiana al giudice Robert Peel, e il giudice ha prorogato di due ore l’interruzione. Poi il nuovo spostamento in vista della decisione sulla richiesta dell’Italia.
Questo è stato possibile poiché è stata attivata la procedura dell’articolo 9, ovvero il giudice competente italiano si è messo in contatto con il giudice competente inglese e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello. Il caso verrà seguito perciò da un altro giudice.
Inoltre la presidenza del Consiglio dei ministri dell’Italia ha scritto al ministero della Giustizia britannico, come previsto dall’art 32 sempre della Convenzione dell’Aia del 1996, hanno fatto sapere i legali della famiglia Gregory.
La notizia arriva da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall'avvocato Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia.
La bimba è stata dichiarata ieri senza speranze dai medici del Queen’s Medical Center di Nottingham, e il giudice britannico ritiene che il supporto dovrebbe essere interrotto in un hospice o in ospedale, nonostante i genitori abbiano chiesto di consentire il fine vita a casa.
«Uno sviluppo del genere non si era mai verificato prima in un caso di fine vita che coinvolge un bambino nel Regno Unito», spiega l’organizzazione Christian Concern che sta supportando i genitori nella loro battaglia.
A decidere perciò ancora il giudice Peel, lo stesso che ha emesso le due precedenti sentenze dell'Alta Corte che hanno bloccato il trasferimento della piccola in Italia per cure specialistiche, e stabilito che è nel suo «migliore interesse» non prolungare il mantenimento in vita forzato.
Il provvedimento
Ieri, 8 novembre, era stato emesso dal console un provvedimento d’urgenza che riconosce l’autorità dei tribunali italiani in questo caso. L'ospedale Bambino Gesù di Roma ha concordato di accettare Indi per il trattamento e di eseguire una procedura di stent proposta da esperti medici. Il governo italiano si è offerto di finanziare il trattamento «senza alcun costo per il servizio sanitario nazionale o i contribuenti del Regno Unito».
A oggi non c’è stata alcuna risposta o commento da parte del governo britannico sul caso. «Sono ore di lavoro frenetico e contro il tempo per ottenere un regolamento di giurisdizione tra Italia e Regno Unito, come previsto dalla Convenzione Aja del 1996. Il superiore interesse del minore è quello di vivere e non di morire per questo speriamo ancora in un accordo», hanno fatto sapere i legali della famiglia Gregory. Che hanno presentato anche ricorso contro la sentenza che blocca le cure. Adesso si attende l’esito sulla giurisdizione, da cui poi dipenderà comunque tutto il resto.
Coghe aveva anticipato a Domani che la decisione sarebbe arrivata sicuramente entro oggi, non si aspettavano altri rinvii, e ha concluso: «Il Bambino Gesù la aspetta a braccia aperte».
Il padre, intervistato dal Corriere della Sera, ha riferito che ci sarebbe stata una telefonata tra la premier italiana e quello britannico e spera «in un miracolo. Un accordo politico. Qualcuno mi ha detto che Giorgia Meloni ha parlato con Rishi Sunak. Non so se sia vero. Spero che qualcosa cambi in questo Paese. Non si trattano così i bambini e i loro genitori». E ha concluso: «A loro non costerebbe nulla. Il Bambino Gesù si è impegnato a far fronte ai costi. Indi vuole vivere. Ha sempre lottato». Tuttavia, come spiega Andrea Casadio su Domani, la sua patologia può solo peggiorare le sue condizioni, già drammatiche sin dalla nascita.
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