L’ex presidente: «Sparano numeri a caso, cercano di salvare il salvabile ma hanno già perso». «Ho chiesto le primarie, i dirigenti nazionali e regionali del Pd si prendano le loro responsabilità»
Sentiamo Renato Soru poco prima che i leader della destra salgano assieme su un palco a Cagliari per sostenere il candidato presidente in Sardegna, Paolo Truzzu. E poco dopo una sua lite, che i presenti descrivono come ruvida – e sul suo leggendario caratteraccio non c’è bisogno di chiedere conferme – con un giornalista durante la registrazione di una trasmissione di Rai Sardegna.
La sua versione: «Questi programmi elettorali sono super regolati. Il primo giornalista, Umberto Aime della Nuova Sardegna, ha chiesto ai candidati cosa non sopportiamo degli avversari. Ho risposto che casomai mi lamento di come i media svolgono il loro ruolo in questi giorni. Nei tg Rai da qualche giorno sono scomparso. E così da un quotidiano che anche oggi (mercoledì, ndr) ha pagine e pagine sulla politica regionale e il mio nome non compare. Aime mi ha interrotto.
E non erano quelli i patti. I toni si sono sollevati perché ho raccontato che a mia moglie aveva appena risposto “non mi rompere le palle”. Sono il marito, non mi ha fatto piacere. Hanno deciso di ricominciare la registrazione». M5s ha chiesto alla Rai di mandare in onda tutto, il Pd gli ha chiesto di scusarsi con la stampa. Il fatto è che alla vigilia del voto del 25 febbraio il nervosismo nella sinistra sarda – divisa fra la candidata presidente Alessandra Todde e il candidato presidente Soru – sta crescendo. Il motivo è comprensibile.
I suoi concorrenti dicono: un voto a Soru è un voto a Truzzu.
La candidata dei Cinque stelle e chi la sostiene sono disperati, non sanno più cosa dire. Prima hanno fatto una campagna di disinformazione tipo Urss di Stalin, sparando numeri a caso, senza mai pubblicare un sondaggio. Poi, non essendo in grado di parlare nel merito, si richiamano al “voto utile”. Todde è crollata nei consensi, il Pd scenderà sotto il dieci per cento. Cercano di salvare il salvabile ma hanno già perso, e lo sanno.
Se Todde perdesse lei sarà considerato “il” responsabile.
Da chi vuole ribaltare la realtà. Ma non è che chi ha i megafoni più potenti abbia necessariamente ragione. Todde è stata imposta da M5s e dal Pd per fare in Sardegna un esperimento che non sta andando bene neanche a livello nazionale. È paradossale che l’alternativa alla destra sia Conte che con la destra ha governato, e che ancora oggi si confonde fra Trump e Biden, e resta ambiguo con Putin.
Conte e chi lavora con lui dicevano delle cose inumane sull’immigrazione. E sarei io che faccio vincere la destra o chi è portatore di valori di destra? Io ho proposto al Pd di fare le primarie, per tempo, li ho supplicati. Nell’ultimo incontro ho detto: io mi faccio da parte, si faccia da parte anche Todde e cerchiamo una persona che ci rappresenti tutti. Todde ha detto: non se ne parla. I dirigenti nazionali e regionali del Pd si prendano le loro responsabilità.
Todde dice per sconfiggere Meloni serve un’alleanza Pd-M5s. Lei non la pensa così?
Può essere. Può essere anche che i Cinque stelle abbiano cambiato linea, dai tempi dell’accordo con Salvini. Spero di sì, anche se l’ambiguità di Conte, il modo con cui continua a comportarsi con il Pd non mi pare che sia cambiato molto. Un’alleanza si deve costruire con generosità ma anche prudenza.
Non vuol dire sottomettersi. Posso dare un consiglio a Schlein? Se voleva costruire un’alleanza con Conte per le politiche, che sono fra quattro anni, conveniva innanzitutto lavorare all’interno del Pd, farlo crescere, rafforzarlo nei territori. Per fare un’alleanza da una posizione di forza. Fa il contrario: e fa crescere l’alleato. Ma che strategia è?
Lei al congresso era per Schlein.
Sì. Ho sbagliato.
Salvini ha parole di rispetto per lei. Per interesse: la vede come quello chi può far perdere voti a Todde.
Sì. E quindi?
I consiglieri di destra hanno aiutato le liste che la sostengono per esentarle dalla raccolta di firme. Da destra le hanno dato un aiutino?
È un comportamento consueto in consiglio regionale. Per quanto riguarda noi, Progetto Sardegna, ce le siamo raccolti da soli. E siamo gli unici. Sugli aiutini di destra, verifichi quanto personale di destra sostiene Todde.
Strappare voti alla destra non è una cattiva idea. Anche lei ci prova, no?
Io cerco di strappare i voti alla destra. Di politici di destra non ne ho neanche uno.
La sua coalizione è molto disomogenea: dai comunisti a Calenda.
L’omogeneità è di fondo. Quanto ai centristi: sono europeista, sono stato amico dei radicali, di Emma Bonino, ho firmato qualunque iniziativa per gli Stati uniti d’Europa. Calenda è un centrista, ha alcune idee molto diverse dalle mie, ma conosco bene le sue persone in Sardegna: hanno accettato un percorso che ha testa e cuore qui e come obiettivo il miglioramento della qualità della vita e delle possibilità di sviluppo della Sardegna.
Non sono mai stato comunista, né dei Ds, ma ritengo che il capitalismo liberista sfrenato abbia bisogno di più regole, e che non si può accettare la speculazione sul paesaggio, sull’ambiente. E come i comunisti penso che in Sardegna c’è una presenza abnorme di poligoni militari e di un’attività militare devastante per la salute.
Prc e Azione fuori dall’isola non prendono insieme neanche un caffè.
Non mi interessa cosa facciano fuori dalla Sardegna. Qui abbiamo preso più di un caffè, e ci troviamo insieme mettendo al centro gli interessi della Sardegna.
E se lunedì vince Truzzu?
Mi dispiacerebbe di non aver vinto. Ma sarò contento di aver avviato una storia nuova della politica in Sardegna, che chiarisce nettamente che di questo bipolarismo ossessivo italiano non ce ne facciamo nulla. Ci può essere un pensiero politico più maturo.
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