La strada per la conquista della fascia tricolore di sindaco di Napoli per Catello Maresca è tutta in salita. I sondaggi, per quello che possono valere a quattro mesi dalle elezioni, lo danno molto lontano dal suo avversario più accreditato, l’ex ministro del governo Conte II Gaetano Manfredi, candidato di Pd, Cinquestelle, sinistra e liste del “governatore” De Luca. Sarà dura per il magistrato in aspettativa, che in questi giorni sta tentando di rimediare agli errori (troppi) accumulati fino a questo momento. Errori e stonature squisitamente “politici”.

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Maresca, insomma, rischia di percorrere la stessa strada di ex magistrati che negli ultimi decenni si sono avvicinati alla politica. La presunzione è la stessa, pensare di dominare una realtà complessa e piena di insidie (i partiti, le loro correnti, i gruppi di pressione e di interesse), che ha già segnato esperienze eccellenti. Antonio Di Pietro, prima di tutti. Il simbolo di Mani Pulite ad un certo punto pensava di avere l’Italia in mano. Tutti lo volevano, da Berlusconi che lo avrebbe visto bene al Viminale da ministro, a Prodi, che ministro lo ebbe davvero. La sua “Italia dei valori” veleggiava sulla cresta dell’onda. Poi è finita come si sa, con il ritiro in campagna dell’ex pm che volle farsi leader.

Catello Maresca ha confidato molto sulla memoria dell’opinione pubblica. E’ stato il pm che ha catturato dopo anni di latitanza Michele Zagaria, il boss erede dell’impero dei “casalesi”. Una operazione che certamente resterà negli annali della lotta alle mafie. Un capolavoro di coordinamento investigativo per catturare un boss che godeva di ampie protezioni. Zagaria e i suoi avevano cellulari “dedicati” e non intercettabili, controllavano il territorio palmo a palmo, per scovare il suo bunker fu utilizzato un aereo della Guardia di Finanza in grado di catturare immagini da 3mila metri d’altezza. Un lavoro immane. Ma tutto questo accadeva il 7 dicembre del 2011, dieci anni fa.

Se i giorni successivi alla cattura per il pm Maresca furono giorni di gloria e onori (meritatissimi), con interviste, libri, documentari e una fiction tv, dieci anni dopo bisogna fare i conti con la memoria labile dell’opinione pubblica. Un sondaggio (sempre da prendere con le molle) fatto alla fine di giugno da “Lab 2101” per il sito Affaritaliani.it, colloca Maresca al quarto posto per “conoscenza” da parte del campione di elettori consultati. Dopo Antonio Bassolino e Alessandra Clemente (lista arancione de Magistris).

Unica consolazione, il terzo posto in quanto a fiducia. Ci sono poi errori di tattica che hanno incrinato l’immagine del magistrato candidato. All’inizio si presentava come “civico” puro, una sorta di “partito acchiappatutto” in grado di far convergere sul suo nome formazioni del centrodestra e addirittura pezzi importanti della galassia di de Magistris. Tanto che alle proteste dei partiti (con Fratelli d’Italia che aveva già messo in campo liste e candidato alternativo), Maresca rispose in modo sprezzante: «dei simboli me ne fotto».

Ora pericolosa inversione a u, i simboli di Forza Italia e Fratelli d’Italia ci saranno in una lista “Maresca sindaco”, e forse con un richiamo a Berlusconi. La Lega, dal canto suo, si presenterà con una finta lista civica, “Noi per Napoli”. I maligni dicono che è un modo furbetto di Salvini per sottrarsi al confronto elettorale con la Meloni nella terza città italiana.

Tutte le liste

Intanto sono già nove liste a sostegno del magistrato in aspettativa. Tante civiche (con commercianti e imprenditori), ma è il marchio del centrodestra a preoccupare. A Napoli la destra alle Comunali perde dal 1993. Fu sconfitta (candidata Alessandra Mussolini) la prima volta da Bassolino, e poi dalla Iervolino, quando dieci anni fa la città decise di abbandonare il centrosinistra, anche da de Magistris. Insomma, non è proprio un buon viatico. Anche perché il partito di Silvio Berlusconi non è tutto schierato con Maresca, una fetta, “Azzurri per Napoli”, sostiene il candidato del centrosinistra Manfredi.

Ce la farà Maresca ad affacciarsi al bel balcone con vista mare di Palazzo San Giacomo (sede del Comune)? Lo decideranno gli elettori.

Per il momento i sondaggi lo danno al 25,5 per cento, molto sotto il suo avversario quotato al 42. Numeri che inducono Manfredi a lanciare appelli all’elettorato perché la partita si chiuda al primo turno, e preoccupano il “civico di centrodestra” Maresca. Che in questi giorni ha intensificato i suoi giri per la città, periferie in testa. Perché è a Pianura, Napoli Est, Scampia (lo sconfinato e metropolitano “ventre” di Napoli) che si gioca la vera partita vera.

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