I leghisti dubitano della capacità del manager di soddisfare Salvini. L’editoriale non è il suo, ma il Carroccio ha bisogno di un presidio
«L’ultima volta l’hanno visto baciare la pantofola alla presentazione del libro di Matteo». Il commento è di una figura di primo piano della Lega, che sintetizza così la partita di Marcello Ciannamea, il direttore dell’Intrattenimento prime time della Lega, il cui astro ultimamente si è un po’ appannato. Una partita che si intreccia con il grande scontro nella maggioranza sul rinnovo del consiglio d’amministrazione.
Pugliese di Bisceglie, classe 1965, Ciannamea è arrivato in azienda a Torino nel supporto amministrativo nel 1992. Da lì un’ascesa pressoché inarrestabile nel ramo marketing della Rai, sotto l’ala protettrice di Antonio Marano (oggi possibile candidato consigliere per la Lega), a lungo vicedirettore generale per il prodotto e dunque, di fatto, capo di Ciannamea.
Ma il manager pugliese – dal cui curriculum è scomparso tutto quello che precede l’arrivo in Rai – ha sempre avuto il pallino per la produzione editoriale: la sua ambizione è stata coronata l’anno scorso, quando l’uscita anzitempo di Carlo Fuortes ha provocato un marasma interno alla Rai e la Lega, che a quel punto lo aveva già riconosciuto come punto di riferimento, l’ha accompagnato sulla poltrona più importante dell’intrattenimento della prima serata.
Un incarico che, è opinione diffusa in azienda, non è la sua disciplina d’elezione. E che, secondo i dirigenti della Lega, non sta ricoprendo con la dovuta riconoscenza verso chi ce l’ha portato. Una combinazione che rischia di compromettere il suo rinnovo a luglio, quando il nuovo cda dovrà decidere quali direttori confermare e quali sostituire.
Che Ciannamea, dopo quasi un anno, appaia ancora come un pesce fuor d’acqua preoccupa un po’ tutti. L’ultimo episodio è quello dei David di Donatello. La scaletta, messa in piedi dalla direzione, prevedeva in cima i premi minori. «Chiaro che la gente poi cambia canale», il commento. E nemmeno il buon rapporto personale che Ciannamea intrattiene con il direttore generale, e probabile futuro amministratore delegato, Giampaolo Rossi, sembra sufficiente a far rialzare le sue quotazioni.
Anche perché molto complicata è la relazione con Alessandro Morelli, responsabile editoria della Lega. Con l’uscita di Igor De Biasio, consigliere di amministrazione uscente con cui il legame è saldo, Ciannamea rischia di perdere la fiducia del suo sponsor più importante.
Gli viene infatti addebitata una scarsa capacità di venire incontro alle richieste del partito e di evitare a tutti i costi lo scontro con l’azienda. Poco importa che il direttore cerchi di compensare tenendo costantemente informati i vertici leghisti delle attività interne alla Rai.
Il contesto
Ciannamea viene unanimemente descritto come una persona dall’ottimo carattere. E quello con Morelli sembrerebbe l’unico rapporto umano che non ha saputo far fiorire. Nel suo primo periodo a Roma, nonostante il sodalizio con Marano, era considerato di area progressista. Insieme ad Andrea Fabiano, futuro direttore di Rai 1, si era ritagliato un ruolo da giovane promessa a viale Mazzini. Ma dopo i contatti con i dem – c’è chi parla addirittura di un abboccamento con l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini – Ciannamea è entrato nelle grazie dei Cinque stelle. Durante il governo Conte I è stato uno dei tre manager, insieme a Fabrizio Salini e Andrea Castellari, chiamati al “casting” di palazzo Chigi per il ruolo di amministratore delegato. Alla fine l’ha spuntata Salini, e Ciannamea è andato, nel 2019, a coordinare palinsesti, ruolo in cui è cresciuto sotto la navigata guida di Angelo Teodoli e che ha ricoperto, concordano in tanti, mostrando uno spiccato talento. In quel periodo il manager pugliese ha iniziato a costruire il suo rapporto con Matteo Salvini. A far da tramite è stato Massimo Casanova, pugliese anche lui, proprietario del Papeete ed europarlamentare leghista. La leggenda narra che il primo incontro con il leader della Lega sia avvenuto proprio nella masseria di Casanova dalle parti di Lesina. «Poi, da un giorno all’altro, Matteo ci ha parlato di lui come un “nostro uomo”», raccontano a viale Mazzini.
Che il pugliese lo sia davvero, è il ragionamento, è tutto da dimostrare. Anche i leghisti del servizio pubblico, infatti, sono consapevoli del fatto che nella sua scala di valori l’aziendalismo vince su tutto, anche sulle ragioni dei suoi danti causa. Ma dalla Lega gli rimproverano di non essere davvero padrone della sua struttura. Ad avere l’ultima parola, raccontano in Rai, è la sua vice, Federica Lentini, che ha avuto un ruolo di primo piano durante l’ultimo Sanremo, quando la vicenda delle scarpe brandizzate di John Travolta ha aperto un brutto caso per l’azienda.
Cresciuta nella Rai 3 di Andrea Vianello e poi al fianco di Stefano Coletta (oggi direttore dei palinsesti), prima nella rete e poi nell’intrattenimento, Lentini è responsabile Pianificazione economica e mezzi e tiene di fatto le redini dell’organizzazione, oltre che i rapporti con le società di produzione. Insieme all’altro vicedirettore, Claudio Fasolo, e a Giovanni Anversa, già vicedirettore di Rai 3, componeva la squadra di Coletta, che – arrivato alla direzione – Ciannamea ha acquisito praticamente in toto. Con la differenza che Coletta, con il suo passato da autore televisivo, poteva contribuire con una energia creativa di cui il suo successore, da sempre manager d’azienda, difetta. Così i leghisti, a cui la situazione evidentemente non piace, starebbero pensando di proporre una promozione (promoveatur ut amoveatur) di Lentini alla direzione per i diritti sportivi.
Allo stesso tempo, però, non sembrano gradire una eventuale ascesa di Ciannamea. E quando il suo nome è stato tirato in ballo per il ruolo di direttore generale al fianco di Rossi, Morelli è intervenuto a gamba tesa per impedirlo. Sembra più probabile, a questo punto, che il ruolo venga affidato all’ad uscente Roberto Sergio o, in subordine, a Felice Ventura che oggi gestisce il personale, possibilmente in quota tecnica, visto che nessun partito vuole rinunciare ad altre caselle da occupare.
Certo alla Lega, pur insoddisfatta, mancano alternative. Peraltro il partito di Salvini rischia di fare i conti senza l’oste, visto che la sua influenza rischia di essere limitata dall’esito delle europee e dal ricorso contro le modalità di selezione del cda in discussione al Tar.
Morelli attualmente punta tutto su Angela Mariella, che dalla direzione relazioni istituzionali potrebbe migrare agli approfondimenti al posto di Corsini. Ciannamea, a quel punto, si troverebbe in una situazione indifendibile. Alla fine della sua parabola, all’orizzonte per lui sembra materializzarsi un ritorno a un ruolo più organizzativo. Palinsesto eri, palinsesto ritornerai.
© Riproduzione riservata