Giorgia Meloni dopo il consiglio dei ministri si appella alla libertà di stampa: «Un giornalista non dice quello che pensa la moglie»
In conferenza stampa post Consiglio dei ministri, la prima dopo parecchi mesi in cui non incrociava più i giornalisti in parterre che non fossero internazionali, la premier Giorgia Meloni si è trovata ad affrontare tutti i dossier in sospeso.
Da quello economico, che rimane la vera emergenza su cui il governo lavora con la legge di Bilancio, fino alle negoziazioni europee per il Patto di stabilità. Poi, dopo settimane di polemiche e dibattito, Meloni ha risposto anche alla domanda sulle parole del compagno Andrea Giambruno, che dalla trasmissione che conduce su Rete 4 ha parlato degli stupri dicendo che «se tu vai a ballare, hai tutto il diritto di ubriacarti, certamente. Però se eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche, e poi rischi che il lupo lo trovi».
Il compagno
Secondo la premier, Giambruno ha detto «in modo frettoloso e assertivo una cosa diversa da quella intrepretata dai più. Io non leggo in quelle parole “se giri in minigonna ti violentano” ma una cosa simile a quella che mi diceva mia madre “occhi aperti e testa sulle spalle”. Gli stupratori esistono e non bisogna abbassare la guardia. Credo sia un consiglio che molti genitori darebbero ai propri figli, questo non da nessuna giustificazione agli strupratori».
L’interpretazione, dunque, è che il messaggio fosse «di non abbassare la guardia, essere il più possibile presenti a se stessi e di fare del proprio meglio per non mettersi nelle condizioni di consentire a questi animali di fare quello che vogliono».
Al netto dell’interpretazione delle parole del compagno, però, la premier ha sottolineato che «qualsiasi cosa Giambruno dica vengo chiamata in causa: ma quale è il vostro concetto di libertà di stampa? Un giornalista non dice quello che pensa la moglie». Parole che hanno suscitato un inusuale (quanto poco opportuno vista la sede) applauso di una parte di alcuni funzionari presenti in sala stampa.
L’economia
La premier è poi intervenuta anche sulla Finanziaria, sottolineando che «il rallentamento dell’economia tutti gli analisti l’avevano prevista, in cui l’Italia si trova coinvolta per trascinamento. Sicuramente ne dobbiamo tenere conto ed è la valutazione alla base della manovra». Per questo, Meloni ha ribadito la strategia che sta ripetendo anche in tutte le sedi istituzionali: «Concentrare le poche risorse a disposizione su quello che offre un maggiore moltiplicatore in termini economici» e quindi «redditi e salari, sulle pensioni con particolare riguardo alle pensioni dei giovani di oggi, sulla sanità, sulle famiglie, sulla natalità».
Le pensioni dei giovani, tuttavia, significa che difficilmente ci saranno misure per chi in pensione già è come chiede FI, o su chi vorrebbe andarci a breve come ipotizza la Lega.
Infine, Meloni ha confermato di condividere la linea di Mario Draghi proposta in un intervento sull’Economist, sottolineando che «è di fondamentale importanza riuscire a modificare le regole della governance, prima che rientrino in vigore i vecchi parametri» del Patto di stabilità. Se non si riuscisse «porrei la questione di prorogare le attuali regole perché in questo contesto, con la politica che sta facendo la Bce e aggiungere il rientro dei parametri preCovid, ridurrebbe una contrazione dell’economia che è già in sofferenza».
I temi europei rimangono comunque spinosi per il governo. Dopo le parole di Matteo Salvini dei giorni scorsi, in cui ha detto che il commissario europeo Paolo Gentiloni «sembra straniero», intendendo dire che tuteli poco gli interessi nostrani, la premier gli ha dato ragione. «I commissari europei tengono anche un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano, penso che sia normale e giusto, e penso che sarei contenta se accadesse di più anche per l’Italia», è stato il commento, che va letto anche in chiave delle prossime mosse in Ue.
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