Per Giuseppe Conte il rilancio del Movimento 5 stelle non sta andando alla grande. L’ex premier, futuro presidente del M5s, oltre ad attendere la convalida della sua nomina attraverso il voto degli attivisti sulla piattaforma SkyVote, sta gestendo in prima persona le trattative per l’appuntamento delle amministrative d’autunno.

Intanto, non mancano le difficoltà che comporta la permanenza nella maggioranza di Mario Draghi, con la decisione di mettere il voto di fiducia sulla riforma della giustizia che di fatto smonta tutti i capisaldi di quella precedente, firmata dall’ex ministro Alfonso Bonafede.

Il semestre bianco è alle porte e non è da escludere che Conte cerchi di alzare il tiro per tentare di tenere il punto sulle questioni più care ai Cinque stelle: il primo indizio è stata la voce grossa della ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone. Ha detto che le possibili dimissioni dei ministri del M5s sarebbero «una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte».

Mentre con una mano l’ex presidente del Consiglio alza il tiro contro Draghi, con l’altra continua a lavorare con il Pd: i successi che ha portato a casa con l’alleanza sono gli assi più importanti che può vantare di fronte alla comunità Cinque stelle, nonostante qualche forfait e l’imposizione a Roma di Raggi su tutto il resto del Movimento.

La partita della coalizione di centrosinistra è stata parecchio difficile e alla fine un accordo vero è stato raggiunto soltanto in poche realtà locali.

Napoli

Il capoluogo campano è forse l’esempio più riuscito della mediazione tra Conte e il segretario Pd Enrico Letta: la scelta dell’ex ministro Gaetano Manfredi, membro del governo Conte II ma non ostile al mondo della sinistra, ha tolto dall’imbarazzo il partito del Nazareno.

Conte è stato in prima linea per intestarsi l’accordo, partecipando alla prima conferenza stampa di presentazione del candidato. Il risultato è però stato quasi controproducente: la sua presenza alla conferenza stampa ha di fatto eclissato Manfredi e Conte ha monopolizzato l’attenzione dei cronisti su questioni di rilevanza nazionale più che locale.

Il compromesso viene tenuto alto dall’avvocato di Vulturara Appula in occasioni nazionali, ma la decisione ha lasciato a bocca asciutta tutti coloro che da sinistra chiedevano primarie interne (primo fra tutti Gennaro Migliore, che si era proposto per Italia viva).

Hanno dovuto ingoiare il rospo anche gli esponenti storici del Movimento napoletano, soprattutto per voce di Matteo Brambilla, capogruppo del M5s a palazzo San Giacomo, che aveva addirittura annunciato una lista che corresse come rivale rispetto a Manfredi.

Bologna

Stesso discorso per il capoluogo dell’Emilia-Romagna. Se in Manfredi si poteva leggere una vicinanza maggiore a Conte, Matteo Lepore, il candidato che ha vinto a fine giugno le primarie interne al centrosinistra contro la rivale di Italia viva Isabella Conti, è politicamente nato e cresciuto nel Partito democratico. L’ex presidente del Consiglio si è esposto in maniera vistosa anche per lui, spalleggiandolo con una lettera al Resto del Carlino.

Anche in questo caso, nonostante la mediazione di Max Bugani, consigliere comunale, da sempre punto di riferimento dei Cinque stelle bolognesi e capostaff di Virginia Raggi a Roma, un buon numero di attivisti era rimasto scontento, percependo il candidato comune come paracadutato senza coinvolgere la base o mettere il suo nome al voto in nome della democrazia diretta.

Calabria

Resta ancora aperta la questione calabrese, dopo che un casting infinito di ipotesi ha partorito come ultimo il nome della scienziata Amalia Bruni per sfidare Roberto Occhiuto per il centrodestra e Luigi De Magistris che corre per la sinistra radicale. Già nei prossimi giorni il segretario dem dovrebbe raggiungerla per un primo evento di campagna elettorale insieme, ma la candidata sta già spingendo con aperture a De Magistris e linee guida per i candidati che correranno nella sua lista. Prima di lei, i nomi trattati e poi bruciati sono stati parecchi: in un primo momento, quando si parlava ancora di primarie, tra le più quotate c’era la deputata vicina al presidente della Camera Roberto Fico Dalila Nesci, mentre successivamente si è parlato dello storico Enzo Ciconte per poi deviare sul nome dell’imprenditrice Maria Antonietta Ventura, che poi si è dovuta ritirare a causa di un’interdittiva antimafia nei confronti dell’azienda di famiglia.

Torino

Chiara Appendino con la prima votazione di SkyVote ha dovuto mandar giù un boccone amaro: la votazione ha premiato infatti la capogruppo grillina Valentina Sganga, capo dell’opposizione interna alla sindaca ed esponente del movimentismo più integralista. La beniamina degli attivisti, che aveva strappato all’ultimo una consultazione sulla piattaforma di democrazia diretta, rappresenta un altro inciampo nel programma di Conte, che pure aveva spinto fino all’ultimo perché Appendino si ricandidasse. Ma nonostante l’ombra della sindaca uscente si allunghi ancora sul futuro della neo-candidata, Sganga potrebbe imporre la sua linea, portando in dote all’alleanza anche l’accordo con gli ambientalisti e l’apertura ad Articolo 1 orchestrati da Appendino originariamente proprio per togliere puntellature al Pd.

Ora infatti la corsa è in mano a una candidata che si può rivolgere all’arci-nemico storico del Pd, Stefano Lo Russo, soltanto in quanto nemico dell’altro suo nemico, Roberto Damilano, il candidato del centrodestra. Questo significa contatti per un possibile apparentamento al secondo turno, ma niente di più: pure qui, se anche dovesse concretizzarsi, l’alleanza del centrosinistra sarà una soluzione di necessità, una costrizione per far fronte a un nemico comune, niente più.

Milano

Se si scorrono i post della pagina ufficiale del Movimento 5 stelle Milano, si trovano numerosi appelli per firmare per i referendum contro la caccia e per l’eutanasia legale, quasi non ci fossero elezioni imminenti. Dopo un rapporto per nulla florido con il sindaco uscente per tutta la consiliatura, una parte del gruppo aveva aperto a un dialogo con Beppe Sala, che non si era però entusiasmato particolarmente all’idea di un ingresso dei Cinque stelle nell’alleanza che sostiene la sua rielezione. Negli ultimi tempi, i grillini meneghini si sono schierati su tutta la linea con il fondatore Beppe Grillo, invocando anche il ritorno di Rousseau, proposto per un pugno di giorni da Grillo. A poche settimane dal voto il M5s ha confermato che andrà da solo, come aveva annunciato tempo fa anche l’ex viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni: resta però l’incognita del candidato. L’unico dialogo che attualmente si registra è quello della consigliera comunale Patrizia Bedori con la sinistra estrema e gli ambientalisti.

Roma

Per il Movimento intanto resta fonte di imbarazzo anche la ricandidatura di Raggi da lei imposta al partito con la tolleranza di Luigi Di Maio. La campagna elettorale della sindaca uscente è partita con la creazione di una lista civica a sostegno e una classica lista degli interventi effettuati soprattutto sulla rete stradale della capitale, ma anche con i problemi che ha portato una festa di compleanno lussuosa pagata dal collaboratore Roberto Sorbello e da un’ambiguità non chiarita sull’opportunità di vaccinarsi. Anche la strada che porta al Campidoglio per Conte appare in salita.

© Riproduzione riservata