L’assoluzione del lader della Lega fornisce uno spaccato molto realistico del sistema politico italiano nel suo complesso e ne consolida le tendenze, con una maggioranza di governo unita, soprattutto sul fronte interno, ma sempre più egemonizzata dal partito della premier e una opposizione che resta divisa su molte questioni cruciali
L’assoluzione di Matteo Salvini rafforza la coalizione di governo. Non ci sono dubbi che il leader leghista esca rafforzato dalla vicenda giudiziaria: la sua linea dura sull’immigrazione, pur se in parte modificata dalla Realpolitik imposta da Giorgia Meloni e dalle nuove regole europee, viene preservata nei suoi fondamenti politici mentre l’assoluzione del ministro offre il destro alla maggioranza per rilanciare sulla riforma costituzionale della giustizia.
In termini di percezione, dunque, la magistratura inquirente appare ulteriormente delegittimata e i partiti di governo rafforzati. Ciò anche perché l’opposizione sul tema continua a mostrare divisioni. Il Movimento 5 stelle, da sempre su posizioni giustizialiste, è contrario a qualsiasi apertura alla separazione delle carriere; il Pd è diviso tra chi aderisce alla tutela della magistratura in tutto e per tutto attraverso il legame storico con Magistratura democratica e chi ha posizioni più riformiste; i centristi, invece, hanno una posizione assimilabile a quella della maggioranza di centrodestra.
In ogni caso, la sinistra si è ritrovata intrappolata nel solito errore, cioè confidare che la magistratura potesse risolvere a proprio favore una questione politica. Illusione smentita prima dalle urne e poi dalla sentenza stessa dei giudici.
Premier egemone
Se tutto ciò è vero, bisogna anche considerare che la sentenza su Salvini indebolisce per certi versi l’idea che sia urgente separare le carriere dei magistrati proprio perché dimostra una forte dialettica tra funzione requirente e giudicante.
I parlamentari dubbiosi sulla riforma, e ce ne sono soprattutto in Fratelli d’Italia, potranno avanzare questo argomento per annacquare la riforma o, più avanti, per non impegnarsi al massimo nella battaglia referendaria.
Inoltre, è vero che l’assoluzione di Salvini ha un effetto stabilizzante sulla coalizione in quanto è meglio avere un leader leghista tranquillo rispetto a uno in stato d’assedio che avrebbe alzato ancora i toni dello scontro politico, ma bisogna pure considerare che lo spazio di manovra di Salvini sull’immigrazione, una volta archiviato il processo, resterà ridotto.
È infatti Meloni ad aver preso in mano la questione tra centri di smistamento in Albania e negoziazioni in ambito europeo. Un tema così importante per la Lega è stato assorbito quasi in toto da Fratelli d’Italia attraverso la presidenza del Consiglio. In conclusione, l’assoluzione di Salvini fornisce uno spaccato molto realistico del sistema politico italiano nel suo complesso e ne consolida le tendenze, con una maggioranza di governo unita, soprattutto sul fronte interno, ma sempre più egemonizzata dal partito della premier e una opposizione che resta divisa su molte questioni cruciali.
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