La nostalgia della vecchia naja, lo stop alla bandiera europea, la mappatura delle moschee. Al gran bazar della campagna elettorale non manca nulla, ognuno ha portato la propria merce: proposte di legge o emendamenti di varia estrazione. L’operazione è a costo zero: si agita di un argomento per qualche giorno, e si accontenta un pezzo di elettorato.

Il motto “Elmetto e divisa” è una vecchia passione, così torna in scena il ripristino della leva militare. La Lega ha presentato alla Camera una proposta di legge, a firma di Eugenio Zoffili, rilanciata in pompa magna – con tanto di card sui social – dal leader del suo partito, Matteo Salvini.

Cosa c’è nella legge? Chissà. La bozza è sotto chiave negli uffici leghisti, in attesa della validazione degli uffici di Montecitorio. Si parla di leva militare, di servizio civile. Intanto la questione è diventata di dominio pubblico. Il centro di ricerca Izi, in un sondaggio visionato da Domani, ha certificato che alla maggioranza degli italiani l’idea piace: il 52,2 per cento si dice favorevole. Un dato trainato dagli over 55: il 58,5 per cento rimpiange la naja e i bei tempi andati del cubo da rifare. Ma c’è chi dice no: i giovani, sono contrari, oltre il 56 per cento boccia l’iniziativa.

Pensione in uniforme

Sempre in tema di divisa è calato sul tavolo un altro asso: la proposta del deputato Nino Minardo, eletto con la Lega e ora passato al Misto in attesa della nascita della componente dell’Udc, ha chiesto – come anticipato da Repubblica – di poter mandare in pensione a 60 anni militari, carabinieri, agenti di polizia e finanzieri. Lo stato dovrebbe coprire i 7 anni mancanti di contributi (la pensione scatta a 67 anni). Una mission impossibile per le casse statali, ma poco male.

L’importante è piazzare la bandierina simbolica. Sulle bandiere vere, invece, Claudio Borghi, senatore salviniano e candidato alle europee, ha messo un altro mattone della battaglia contro l’Ue. È il firmatario di un disegno di legge a palazzo Madama per togliere la bandiera europea dalle sedi istituzionali. «Ciò consente di riportare la bandiera ita­liana in posizione di preminenza», ha scritto nella relazione di presentazione. Al massimo vicino al tricolore può essere affiancata la bandiera della regione. Così da unire il sovranismo salviniano al regionalismo della prima Lega bossiana.

Finita qua? Macché. Anche perché è arrivato a Montecitorio un testo su cui caricare tutte le proposte più identitarie e oltranziste: il disegno di legge sulla sicurezza firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. L’iter riprenderà dopo il voto delle europee, gli emendamenti sono già agli atti.

Il deputato leghista Igor Iezzi, altro fedelissimo di Salvini, ha messo nero su bianco l’idea shock di vietare «l’utilizzo di immagini o disegni anche in forma stilizzata che riproducano l'intera pianta di canapa o sue parti su insegne manifesti o cartelli e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali».

Se qualche negozio osasse mettere in mostra un’immagine, anche artistica, della marijuana si potrebbero spalancare le porte del carcere per il titolare dell’esercizio. Nello stesso provvedimento i bollenti spiriti leghisti hanno chiesto una stretta anti-Islam, introducendo al Viminale l’istituzione di un «Registro nazionale dei luoghi di culto presenti nel territorio nazionale appartenenti alle confessioni che non hanno stipulato intese con lo Stato» e una mappatura delle moschee sottoposte al controllo dei prefetti. Il tutto per «prevenire fenomeni di propaganda e radicalizzazione di matrice religiosa che possano condurre al compimento di attività terroristiche».

Identità e pizza

L’aria di campagna elettorale ha reso iperattiva Ravetto, l’ex berlusconiana da tempo diventata volto di punta della Lega a Montecitorio. Oltre a firmare gli emendamenti con Iezzi, vuole imporre un divieto per l’insegnamento delle teorie gender nelle scuole. La proposta di legge, depositata pochi giorni alla Camera, «ha la finalità di aiutare la comunità scolastica a difendersi dai brutali tentativi di strumentalizzazione» dei bambini.

E cosa c’è di meglio di tutelare in campagna elettorali «i valori identitari, assolutamente non negoziabili, della nostra Nazione­», come vuole fare la senatrice di Fratelli d’Italia, Lavinia Mennuni? La parlamentare meloniana ha avvertito l’esigenza, a poche settimane dalle europee, di scrivere una proposta per istituire la «festa nazionale della mamma» e la «festa nazionale del papà». La ratio è di approvare una legge «in contrapposizione a quella filosofia che non vuole si parli della maternità e dei ruoli genitoriali, o che si faccia un presepe a scuola».

Per fortuna in tempi di campagna elettorale non c’è solo chi mostra il volto truce delle sanzioni da inasprire e dei nuovi reati da introdurre e diventa propositivo. Sebbene a senso unico. Il senatore di Forza Italia, Claudio Fazzone, ha pensato bene di ignorare due referendum popolari sul divieto di costruire centrali nucleari sul territorio italiano. E per questo ha lanciato un testo a palazzo Madama con lo scopo di avviare l’iter di costruzione degli impiant

A chiudere il cerchio c’è Marco Cerreto, deputato di Fratelli d’Italia e uomo di punta alle europee nella circoscrizione Sud, ha strizzato l’occhio a una precisa categoria professionale. Per il meloniano è necessario il «riconoscimento della qualifica di pizzaiolo professionista e istituzione del registro nazionale», sull’onda della stessa proposta avanzata dal collega Bartolomeo Amidei. Perché fare un bis? Presentarsi nel Mezzogiorno a favore dei pizzaioli fa sempre scena.

© Riproduzione riservata