Nella Milano da cui 80 anni fa è stata deportata ad Auschwitz, Liliana Segre continua a finire al centro delle polemiche. Due giorni fa, il 12 novembre, lo sfregio al murale dedicato alla senatrice a vita e a Sami Modiano, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah ancora in vita. Poi la scelta del gestore del primo cinema multisala aperto in città, l’Orfeo, di vietare la proiezione del docufilm «Liliana», che ripercorre i momenti più difficili della lunga vita di Segre: l’arresto dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali volute da Mussolini, la deportazione dal binario 21 della Stazione centrale, l’ultimo addio al padre, da cui venne subito separata al suo arrivo nel campo di concentramento nazista.

In questo calderone di polemiche e di accese prese di posizione pubbliche ci sono finiti anche i Giovani democratici milanesi, la giovanile del Partito democratico, per aver pubblicato sul proprio sito «tre opinioni a confronto» su Liliana Segre. Un dibattito «offensivo», secondo i critici, una «polemica pretestuosa e strumentale», secondo il segretario metropolitano del movimento giovanile Giuseppe Pepe, che «resuscita dopo oltre un mese un articolo e che mette insieme un dibattito tra giovani che provano a fare politica con altre situazioni con cui non abbiamo niente a che fare».

Come nasce la polemica sui Giovani democratici

«È legittimo pretendere che Segre denunci quanto compie Israele in forza del suo valore simbolico?». Parte da questa domanda l’articolo con cui lo scorso 9 ottobre – due giorni dopo il primo anniversario dei massacri di Hamas – la sezione milanese dei Giovani democratici ha ospitato sul proprio sito un dibattito (o meglio, «tre opinioni differenti») sul ruolo pubblico che la senatrice a vita potrebbe avere sul conflitto tra Israele e Palestina.

Negli scorsi mesi Segre ha più volte definito «bestemmia» dire che «Israele commette un genocidio». Rifiuto – quello di usare la parola «genocidio» per riferirsi a ciò che sta accadendo a Gaza – che ha «suscitato scalpore e acceso dibattito», scrivono i Gd. Per questo «non intendiamo né attaccare Liliana Segre, che è stata vittima di alcuni indecenti attacchi durante una manifestazione, ma desideriamo porci una domanda».

«Non era una discussione sulla figura di Segre, che ovviamente non abbiamo mai messo in discussione, ma sulla legittimità di chiederle di parlare di genocidio – spiega Pepe –. C’è stato un dibattito al nostro interno e molti hanno detto che no, non era legittimo».

Le «tre opinioni differenti» su Liliana Segre

Una prima posizione si chiede se «una figura di tale statura morale, che ha sensibilizzato generazioni su temi universali come la sofferenza e la memoria, potrebbe forse ampliare questa stessa sensibilità anche verso ciò che sta accadendo oggi in Palestina». E a proposito di definire «bestemmia» l’uso della parola «genocidio», l’autore anonimo si chiede: «Chi soffre oggi non merita forse lo stesso livello di compassione e giustizia? Le sofferenze vissute dagli ebrei durante l’Olocausto e quelle dei civili palestinesi non sono opposte o gerarchiche, ma parte di un’esperienza comune di dolore».

Nella seconda opinione si sostiene che non sia «necessario che Liliana Segre, “in quanto ebrea”, si dissoci dagli atti di Israele», ma che sia «assolutamente legittimo che la domanda sul rapporto fra l’Olocausto e altri genocidi (o sospetti tali) sia almeno avanzata».

La terza posizione è quella un po’ più critica nei confronti di Segre, ritiene «più che normale che la senatrice pensi che Israele non stia commettendo un genocidio. Parliamo di una donna – continua l’autore – che ha vissuto la sua gioventù durante una delle pagine più nere della storia dell’umanità, quando non esisteva ancora lo Stato d’Israele e che quindi, per lei, qualunque azione tale governa compia è giusta e legittima, anche se ciò non è vero nei fatti reali». E ritiene «sbagliato» affermare «che chi grida nelle università sia un ignorante».

«Sempre stati al fianco di Liliana Segre»

Un articolo che non aveva suscitato particolare interesse è diventato, dopo un mese, oggetto di polemica e attacchi politici. Tre opinioni «che danno tutte contro a Liliana Segre – ha scritto sui social il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto –. Una lettura che fa parecchio impressione, sintomatica di un clima molto pesante in città intorno alla comunità ebraica».

Una presa di posizione che seguiva un post del consigliere comunale Daniele Nahum, che lo scorso aprile è passato ad Azione lasciando il Pd anche per le «ambiguità» su Israele, che ha definito «offensiva» la pubblicazione dei Gd, «la stessa giovanile – ha aggiunto – i cui esponenti vanno in piazza alle manifestazioni pro-Palestina, dove si urlano slogan di odio antiebraico. La segretaria Elly Schlein cosa fa? Continua a rimanere in silenzio?».

Accuse rimandate al mittente dai Giovani democratici di Milano. «È una polemica vuota. Da un punto di vista di opportunismo politico forse è stato sbagliato citare la Segre perché polarizza, ma il nostro intento non era dirle cosa fare – sottolinea il segretario metropolitano –. Però ritengo sbagliato condannare un confronto tra ragazzi su quello che sta succedendo a Gaza, in un mondo che si riempie la bocca affinché i giovani prendano posizione».

Nulla contro Segre, quindi? «Ma ci mancherebbe – continua Pepe –. Nel 2019, quando hanno assegnato la protezione alla senatrice, le siamo stati vicini non solo politicamente ma fisicamente, perché c’eravamo anche noi nella sua scorta civica durante la manifestazione organizzata dai sindaci in Galleria Vittorio Emanuele. Non ci stiamo a essere accusati di antisemitismo o con altre etichette di questo genere».

«L’antisemitismo esiste ma spesso è usato per screditare»

Sulle stesse posizioni anche Lorenzo Pacini, assessore Pd del municipio 1, che critica i giornali che hanno «chiamato sondaggio tre semplici articoli con tre opinioni a tema Liliana Segre e quello che sta accadendo in Palestina. Dobbiamo chiedere alla senatrice su quello che sta succedendo? Secondo me no, non è il suo ruolo. È legittimo chiederselo? Secondo me sì. Questione chiusa».

L’antisemitismo, continua Pacini, «è un fenomeno che esiste e che va combattuto, ma che spesso è usato pretestuosamente per screditare la difesa del popolo palestinese. Sta passando che è colpa dei movimenti pro-Pal che ci sia antisemitismo e che venga sfregiato il murales dedicato a Segre. Poi il direttore dell’Orfeo che nega la proiezione del film “Liliana” si dovrebbe vergognare, anche perché amplifica qualcosa che non esiste».

Il no alla proiezione del film «Liliana»

Una polemica – quella sui Giovani democratici – alimentata dal clima che si respira a Milano intorno alla figura di Liliana Segre, soprattutto dopo che il gestore del cinema Orfeo ha negato la proiezione del documentario sulla vita della senatrice a vita «per questioni di sicurezza». Il "no” è stato denunciato dal regista del film Ruggero Gabbai, all’indomani della presentazione, il 12 novembre, al teatro Dal Verme con più di 1.200 persone in sala (e senza alcun tipo di disordine o contestazione).

Dopo poco è arrivata la replica del direttore del multisala: «È la prima volta in tanti anni di collaborazione con la comunità ebraica della città che scelgo di non lavorare con loro per paura – ha spiegato in un’intervista a La Stampa –. Sa che vuol dire se qualche estremista o qualche testa calda decidesse di buttare una bombetta in sala o nel foyer? Sarebbe un disastro. Cosa possono fare? Presidiare ingresso come una caserma? Spero che il clima pericoloso di questo momento finisca presto», ha concluso.

Si è scatenato subito un polverone, con altre sale cinematografiche che si sono fatte avanti per ospitare la proiezione della pellicola e con il Pd e Forza Italia che hanno chiesto di trasmettere il docu-film al Pirellone, sede di regione Lombardia. E il presidente del municipio 6 dove sorge il multisala, Santo Minniti, nell’attaccare «coloro che alimentano un clima d’odio verso la popolazione di origine ebraica», chiede in collaborazione con il cinema Ducale di «proiettare il film su Liliana Segre il Giorno della memoria, in contemporanea su tutte le sale per oltre mille studenti del nostro territorio».

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