La senatrice a vita domani presiederà la prima seduta al senato. E sul primo governo di destra del dopo guerra dice: «Sto a vedere, guardo cosa succede, sto alla finestra. Prima che succeda non posso sapere cosa accadrà»
La senatrice a vita Liliana Segre attende la giornata di domani tra i corridoi di palazzo Madama. Domani sarà lei, in quanto senatore più anziano, a presiedere la seduta del Senato in cui sarà eletto il nuovo presidente. E per la prima volta dal dopo guerra al governo siederà un partito marcatamente di destra, qual è Fratelli d’Italia.
Lei guiderà la seduta con un parlamento a maggioranza di destra, come vive questo compito? «Sto a vedere, guardo cosa succede, sto alla finestra. Prima che succeda, non posso sapere cosa accadrà».
La guerra
Sulla guerra in Ucraina «non sono un’indovina». Segre guarda i telegiornali, legge le notizie: «Io c’ero l’altra volta», ricorda alludendo alla Seconda guerra mondiale. La senatrice nel 1944 è stata deportata in quanto ebrea nel campo di concentramento di Aushwitz-Birkenau, ed è sopravvissuta all’Olocausto. Da allora continua a dare testimonianza di quanto accaduto.
Sulle azioni future della coalizione che lega Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega dice: «Non posso prevedere il futuro». Da qui in avanti «abbiamo sempre una risposta per tutto, che è l'articolo 3 della Costituzione. Dobbiamo guardare lì, faremo la strada giusta», ovvero “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Contro le disuguaglianze e la discriminazione.
Domani terrà un discorso, in apertura della prima seduta della nuova legislatura, la XIX: «È pronto, non mi faccio certo cogliere impreparata», aggiunge Segre dopo aver bevuto un caffè alla buvette. Così è pronta a presiedere: «Sono casi della vita. Accadono cose che uno davvero non si aspetta».
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