Grillo chiede formalmente l’impugnazione del voto che lo ha eliminato dal Movimento 5 stelle. Lo statuto glielo concede in qualità di garante ed è verosimile che adesso il comico cercherà di personalizzare il voto per portare Conte a procedere in autonomia
Beppe Grillo chiede formalmente l’impugnazione del voto che lo ha estromesso dal Movimento 5 stelle. Sembrava improbabile fin dall’inizio che il garante deposto si limitasse a uno status su WhatsApp in cui accusava i nuovi vertici di essere «gesuiti». Secondo lo statuto in vigore, Grillo ha il potere di chiedere la ripetizione della votazione entro cinque giorni e il comico non ha esitato a farlo.
Il suo obiettivo ora, racconta chi gli è vicino, sarebbe quello di personalizzare il voto, spingendo i “grillini” a non dividersi tra non votanti e astenuti com’è successo negli ultimi giorni. «Se riuscisse a portare gli astenuti, circa 15mila iscritti, a non votare, il quorum sarebbe seriamente a rischio», dice una fonte a conoscenza delle regole del Movimento.
Consapevole che riconquistare la guida del partito, ora come ora, appare difficile, Grillo sarebbe intenzionato a procedere con una strategia di logoramento nei confronti di Giuseppe Conte. Dopo aver contestato la votazione, che a via di Campo Marzio contano di ripetere il prima possibile, forse già in settimana, il comico vorrebbe portare l’ex premier in tribunale per aprire una disputa sul simbolo del Movimento. Quello originario risulta ancora di sua “proprietà”. «L’obiettivo ultimo – dice una persona ben informata sui piani del fondatore – è quello di costringere Conte a mettere in piedi un nuovo partito e procedere senza le insegne dei Cinque stelle».
Il presidente prende posizione in serata, parlando di «estremo tentativo di sabotaggio» e di «clausola feudale». «Insomma, è passato dalla democrazia diretta al “qui comando io e se anche la maggioranza vota contro di me non conta niente”», scrive Conte, promettendo un nuovo voto tra «qualche giorno». Nel partito ostentano sicurezza dopo la due giorni all’Eur e la buona affluenza al voto, qualcuno accusa Grillo di sconfessare la sua storia personale.
«Prima ha provato a imbavagliare la comunità tenendola lontana dal voto, ora pensa di fare uno sgarbo a Conte ma le vere vittime rischiano di essere ancora gli elettori» è il ragionamento che filtra. L’attesa è anche per la linea con cui Grillo si getterà nella disputa: se dovesse personalizzare, Conte non esiterà a fare altrettanto, come è già avvenuto prima dell’assemblea costituente.
Le reazioni al risultato
L’intenzione di Grillo era stata anticipata in mattinata da un video sui social di Danilo Toninelli. L’ex ministro raccomandava agli attivisti, delusi dal risultato, di non disiscriversi dal M5s: «Ci sarà un’azione legale in cui il legittimo proprietario del simbolo farà valere la sua posizione e si riprenderà il simbolo. Quando verrà rifatta la votazione, la vostra iscrizione farà quorum, farà numero».
Già domenica sera, dopo la pubblicazione dell’esito del voto, Toninelli aveva emulato Grillo, pubblicando su WhatsApp uno stato con la foto di una macchina per popcorn. Didascalia: «Sediamoci a goderci il neonato Movimento 5 mandati». Ed effettivamente sembra che l’attesa fosse giustificata.
Chi ha contatti con il fondatore lo racconta come stanco e deluso, ma di nuovo pronto a tutto. «Grillo si sente tradito non tanto da Conte, ma dai parlamentari che credeva gli fossero vicini», dicono. Nei momenti immediatamente successivi alla notizia che il 63 per cento dei votanti non lo voleva più all’interno del M5s, Grillo era stato tentato dal desiderio di registrare un video in cui lanciava una filippica contro Conte. Ma poi ha cambiato idea, racconta chi gli sta attorno.
Consigliato dai suoi, il comico ha ora deciso di fare terra bruciata attorno all’avvocato, puntando sulla comunicazione molto più di quanto non abbia fatto finora nel tentativo di farlo allontanare dal logo detenuto dall’Associazione Movimento 5 stelle 2013, «proprietaria dei simboli del Movimento». La cartina di tornasole delle sue intenzioni si trova infatti nelle dichiarazioni del cofondatore Enrico Maria Nadasi, fidato amico del comico ma soprattutto suo commercialista. «È opportuno che Conte adesso si faccia il suo simbolo, “Oz con i 22 mandati”, e lasci perdere quel simbolo lì. Il Movimento che abbiamo fondato non può essere stravolto. Se continua col simbolo del Movimento, si valuterà il da farsi», ha detto all’Adnkronos.
Sempre che poi Grillo non decida di virare sul piano B, segnalato dallo storico avvocato dei “ribelli” del Movimento, Lorenzo Borrè. Dal suo punto di vista, infatti, andrà proposto agli iscritti un nuovo statuto, modificato nelle parti che riguardano i quesiti su cui si sono espressi gli aventi diritto. Il nuovo testo andrà quindi approvato in una votazione che dovrà comunque raggiungere il quorum. O, addirittura, Grillo potrebbe scegliere di impugnare di nuovo lo statuto, come provò a fare un gruppo di dissidenti napoletani difesi da Borrè nel 2022. Dopo una prima impugnazione, il tribunale di Napoli «diede ragione a Conte ma potrebbe esserci anche un tribunale che decida diversamente e optare per la sospensione», ha detto l’avvocato all’Agi.
C’è anche attesa per come vivranno il nuovo capitolo dello scontro Grillo-Conte i dissidenti interni al M5s. Alcuni degli eletti – per prima Chiara Appendino – avevano espresso dispiacere di fronte all’esultanza della platea per la cancellazione della figura del garante. Ora, chi nei giorni del voto si è sentito abbandonato dal fondatore potrebbe prendere più coraggio. Gli aspiranti frondisti, a dire il vero, non hanno ancora una strategia chiara in mente, ma potrebbero cogliere la palla al balzo.
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