Il sociologo ed ex parlamentare del Pd, Luigi Manconi, commenta la scelta di Crosetto di querelare il nostro giornale. «Crosetto è il ministro della Difesa e ha competenza e potere su questioni che rivelano una qualche relazione, tutta da verificare e quantificare, con la sua precedente esperienza lavorativa. La materia per verificare se si tratti di un conflitto di interessi a mio avviso c’è»
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato la querela nei confronti del nostro giornale, dopo l’inchiesta sui suoi rapporti economici pregressi con società di settori di cui si dovrà d’ora in poi occupare da ministro. La questione tocca i nodi irrisolti del conflitto di interessi e del rapporto tra politica e informazione in Italia. Il sociologo dei fenomeni politici ed ex senatore del Partito democratico, Luigi Manconi, analizza la scelta di Crosetto, «che suona inevitabilmente come una intimidazione», su una questione che andrebbe affrontata nel merito, «portando argomenti contrapposti e non ricorrendo ad atti giudiziari».
Come interpreta la scelta di Crosetto?
Stupisce che una persona considerata anche dagli avversari equilibrata e saggia ricorra a un atto che suona inevitabilmente - uso una parola forte, ma qui ci vuole - intimidatorio, considerata la sproporzione tra il potere di un ministro e quella di un giornale. Nel merito, aggiungo che da quanto ho letto non si tratta di affermazioni calunniose e tanto meno di argomentazioni diffamatorie. Vengono evidenziati alcuni fatti, certo opinabili e che si prestano anche a interpretazioni differenti, ma che in ogni caso sono meritevoli di essere esposti alla pubblica opinione. Il titolare di un ministero importante e delicato come quello della Difesa avrebbe tutto l’interesse, innanzitutto personale, a rispondere alle critiche, dissipando anche la più piccola ombra di sospetto o di mancata chiarezza su un tema così cruciale.
Crosetto spiega la sua scelta di querelare con la necessità di difendere il ministero. È una correlazione che funziona?
C’è una correlazione, ma la correlazione che lui segnala è quella appunto che conferma l’esistenza di un problema. Crosetto è il ministro della Difesa e ha competenza e potere su questioni che rivelano un qualche rapporto, tutto da verificare e da ”misurare”, con la sua precedente attività lavorativa. La ragione per verificare se si tratti di un conflitto di interessi a mio avviso c’è e la questione andrebbe discussa apertamente, portando argomenti contrapposti e non ricorrendo ad atti giudiziari. Non si risolvono così le controversie pubbliche.
Che cosa intende?
Che la querela chiama in causa la questione dell’onorabilità del ministro, ma questo rimanda al merito: c’è o non c’è un possibile conflitto di interessi? Il conflitto di interessi è una cosa terribilmente seria e un nodo tutt’altro che risolto, che va affrontato, tanto più in un settore delicatissimo come quello della difesa.
Cosa dice questa iniziativa del rapporto tra politica e informazione in Italia?
Racconta di un costume nazionale che è la paura del dibattito, soprattutto quello più conflittuale. La politica troppo spesso se ne pone al riparo, ricorrendo alle carte bollate. Io sono dell’idea che nessuno politico dovrebbe mai querelare un giornalista ma capisco che è qualcosa che mai si otterrà.
Perché è così impossibile?
Detto in modo semplice: io sono favorevole a che i giornalisti e i politici se le diano di santa ragione, entrando nel merito e rispettando un codice di autocontrollo che non richieda il ricorso alla magistratura né alle forze dell’ordine. Tuttavia, in generale, il giornalismo italiano è spesso approssimativo e altrettanto spesso inutilmente aggressivo, senza tracciare una linea di demarcazione tra la critica più rigorosa e la pratica del character assassination. Un giornalismo che non si sa autolimitare, e la cui critica spesso trascende in vera e propria mortificazione della personalità altrui - vuole che faccia mille esempi? - non contribuisce a far sì che il dibattito avvenga solo su questioni di merito. Ma questo non mi sembra il caso degli articoli di Domani sul ministro Crosetto.
La querela di Crosetto rischia di essere una sorta di “avviso ai naviganti”, che serve a inibire altre iniziative giornalistiche di controllo sull’operato di questo governo?
Preferisco non ricavare da questo episodio sgradevolissimo una tendenza generale. Si vedrà. Io sono un oppositore intransigentissimo di questo governo, ma non voglio dedurre da un particolare un orientamento generale. Spero di non sbagliarmi.
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