«Il fascismo, con il regime della Repubblica sociale italiana, era complice della ferocia nazista. L'Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione»: Ampezzo, in provincia di Udine, ha accolto nella mattina di sabato 14 settembre il capo dello stato, Sergio Mattarella, che ha partecipato alla cerimonia per gli 80 anni della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli.

«Oggi, come ha sottolineato la presidente regionale dell'Anpi, Lestani, storia e memoria si incontrano. Con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. E la vocazione di pace del nostro paese è segno che tutto questo non è passato invano», ha continuato il capo dello stato.

Il presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori al monumento ai caduti, poi ha incontrato i rappresentanti istituzionali in municipio. Da lì si è recato in piazza per partecipare alla cerimonia commemorativa della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli. Infine, è stato alla Mostra internazionale di Illegio, sempre in Carnia.

Mattarella è stato accolto dal governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, dal sindaco di Ampezzo, Michele Benedetti, e dal picchetto d'onore della Brigata alpina Julia, ottavo reggimento alpini, che ha svolto la cerimonia pochi minuti prima dell'alzabandiera. A salutare il presidente una folla di persone che ha applaudito, tra le quali tanti bambini con il tricolore e donne vestite negli abiti tradizionali di Ampezzo. Presente anche la partigiana e medaglia d'oro Paola Del Din.

Le parole di mattarella

«Il 1944 fu un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il progressivo ritiro delle truppe naziste lasciava dietro di sé una drammatica scia di stragi. Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano. A Boves, alla Carnia. L’offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla. Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz», ha detto il capo dello stato.

«Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, che alimentano la nostra vita democratica. [...] Da Montefiorino all'Ossola, dall'Alto Monferrato alla Valsesia, alla Carnia, venne offerto l'esempio di genti che non si contentavano di attendere l'arrivo delle truppe alleate, ma intendevano sfidare a viso aperto il nazifascismo, dimostrando che questo non controllava nè città nè territori, mettendo a nudo quello che era: truppa di occupazione», ha aggiunto.

«Un’estate, un autunno, di ansiosa attesa e, insieme, di intensa preparazione di una nuova Italia, dopo gli anni bui del fascismo. L’offensiva alleata contro la Linea Gotica e l’azione delle formazioni partigiane mettono a dura prova le forze tedesche e della Rsi e conseguono l’obiettivo indicato di dar vita a forme a esperienze di autogoverno territoriale. Oggi, qui, ad Ampezzo, rendiamo onore ai Friulani che, con la Repubblica Partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, vollero battersi per la loro terra, per le loro radici, per quei valori di solidarietà che hanno sempre caratterizzato la convivenza tra queste montagne. Una Repubblica, anello di quella corona di “zone libere” che avrebbe contribuito a dare il senso del nascere, dopo quello dissoltosi nell’estate del 1943, di uno Stato “nuovo”, con un ordine costituzionale che non vedeva più sudditi, bensì cittadini».

«Caratteristica del movimento partigiano era proprio la sollecitazione all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e passività popolare, frutto dell’applicazione del precetto fascista “credere, obbedire, combattere”». «La scelta politica di dare vita alle Repubbliche partigiane esprimeva una fase di maturità dell’esperienza della Resistenza, oltre che corrispondere a una valutazione sull’andamento della guerra, con la anticipazione della futura esperienza democratica, ha proseguito il presidente, ricordando che «non a caso la storiografia resistenziale ha definito la Carnia “laboratorio di democrazia”», ha aggiunto Mattarella.

L’anniversario

Tra la ventina di zone libere partigiane che si vennero a creare nell'estate del 1944 nell'Italia del Nord, la Repubblica della Carnia e dell'Alto Friuli fu la maggiore per estensione: circa 2mila chilometri quadrati a cavallo tra la montagna di Udine, l'Alto Pordenonese e il Centro Cadore.

Ebbe vita breve, di solo qualche settimana, ma affrontò temi che sarebbero stati ai primi posti dell'agenda dell'Italia che sarebbe venuta fuori dal 25 aprile.

Quella repubblica partigiana si costituì alla fine dell'estate 1944, sottraendo circa 90mila persone al controllo nazifascista. Fu una Repubblica e non una "zona libera", anche in assenza di una vera investitura popolare. Alle Comunali che si tennero votarono per la prima volta in Italia le donne, precisa il Messaggero Veneto.

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