Il messaggio del capo dello stato: «Giorno di riflessione, ricordo e di rinnovato impegno: dobbiamo tutelare la dignità umana». I dati Inail: tre morti al giorno e infortuni in crescita rispetto al 2023
Nella 74esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio all'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil): «L'Italia rivolge il pensiero alle persone che hanno perso la vita o subito infortuni e malattie a causa del proprio lavoro. Oggi è un giorno di riflessione, ricordo e di rinnovato impegno. La sicurezza sul lavoro è una priorità permanente per la Repubblica. Ogni vita persa, ogni vita compromessa chiama un impegno corale per prevenire ulteriori perdite della salute e della dignità di chi lavora», ha scritto il capo dello stato.
«La sicurezza sul lavoro, oltre che una prescrizione costituzionale, è anzitutto una questione di dignità umana. Garantire condizioni di lavoro sicure significa rispettare la vita e il valore di ciascuna persona, perché il lavoro è luogo di crescita e realizzazione personale e non può costituire un rischio per la propria incolumità».
«Rinnovo oggi la vicinanza della Repubblica - conclude Mattarella - alle famiglie di quanti hanno perso un proprio caro a causa di incidenti sul lavoro e un sentito apprezzamento alle attività dell'Anmil, che da decenni contribuisce a promuovere la cultura della sicurezza, dando voce alle vittime e fornendo sostegno alle loro famiglie in momenti di grande difficoltà. Lavoro e sicurezza sono diritti inscindibili».
Tre morti sul lavoro al giorno
«Nonostante la grave recrudescenza del fenomeno infortunistico, ad oggi la sicurezza nei luoghi di lavoro non riceve la giusta considerazione, dovrebbe invece rappresentare una priorità», ha dichiarato invece il presidente nazionale dell'Anmil, Emidio Deandri.
Per l’Anmil la Giornata nazionale è una «occasione per sensibilizzare sul tema le forze politiche, stimolando riflessioni e assunzioni di un impegno concreto per il futuro, al fine di arginare morti e infortuni sul lavoro e malattie professionali».
«Certo è che tre morti al giorno sul lavoro, ai quali però ci si dimentica di aggiungere i circa cinque decessi quotidiani per malattie professionali, sono cifre che sostanzialmente non cambiano rispetto anche a dieci anni fa», sottolinea, mentre «la tutela delle vittime è ferma al 1965». E «senza considerare che non fanno parte di queste statistiche - prosegue - gli appartenenti alle forze dell'ordine, le partite Iva e tutti i soggetti non assicurati dall'Inail».
Il presidente dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro ha ricordato anche la sua storia: «L'insicurezza sul lavoro ha segnato la mia vita, da quando a soli 5 anni ho perso mio padre a causa di un incidente sul lavoro. Io stesso ho rischiato la vita, rimanendo gravemente invalido a causa di un incidente all'Ilva».
Per Deandri «è tempo di concentrare l'attenzione sulla tutela delle vittime del lavoro che viene regolata da una normativa che risale al 1965 e che per questo deve essere assolutamente rivista, per evitare che rimangano indietro intere famiglie che si ritrovano ad affrontare disabilità, dolore e difficoltà economiche all'indomani di un infortunio o per una malattia professionale».
«Le notizie di cronaca sono sempre più numerose perché si è finalmente compreso che non si tratta di casualità o di eventi ineluttabili, ma piuttosto di una mancanza di rispetto delle normative e della sottovalutazione del rischio in un ambito in cui è la crisi economica ad incidere e a spingere a non investire in prevenzione o a trascurare la formazione. «Vogliamo che i numeri dell'Inail siano davvero un utile strumento di lettura del fenomeno e ci parlino chiaramente di quali sono le vie da intraprendere per mirare ad un'azione in cui si combinino con efficacia: consapevolezza, prevenzione e controlli ma soprattutto responsabilità condivise e partecipazione di tutti alla sicurezza in azienda e sui luoghi di lavoro», ha concluso il presidente di Anmil.
Sbarra (Cisl): «Vita e salute non sono negoziabili»
«Oggi, nella Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, ricordiamo che la vita e la salute sono innegoziabili. Ogni caduto, ogni malato, rappresenta una ferita che doveva essere evitata. Chiediamo con forza un Patto Nazionale su salute e sicurezza, un impegno condiviso tra governo, imprese e sindacati per garantire che ogni lavoratore torni a casa sano e salvo. Sempre. È il momento di investire in prevenzione, formazione e controlli più stringenti. Basta parole, basta cordoglio: servono azioni concrete», scrive sui social il leader Cisl Luigi Sbarra.
Lucchesi (Cgil): «Strage continua da fermare»
«I dati Inail ci consegnano una situazione drammatica, con l'aumento consistente nei primi sette mesi dell'anno dei morti sul lavoro, 50 i decessi registrati, e degli infortuni. È evidente che occorre rafforzare le azioni per la prevenzione, ma il governo regionale continua a non raccogliere il grido d'allarme del sindacato, che ha tenuto alta l'attenzione costantemente sul problema, ed è inadempiente anche rispetto agli impegni presi», dice Francesco Lucchesi, segretario confederale Cgil Sicilia.
«Servono più ispettori del lavoro, per battere a tappeto le aziende - sottolinea Lucchesi - e ci chiediamo di fronte a numeri così drammatici cosa si aspetti a bandire in concorsi. Chiediamo di attivare subito l'osservatorio e di convocare il tavolo permanente su salute e sicurezza per valutare le iniziative da intraprendere, atteso per settembre, ma di cui non si ha notizia. L'attenzione sul problema non può essere episodica o emozionale, perché è evidente che siamo di fronte a una strage continua che occorre fermare».
I dati Inail
In occasione della Giornata, vengono rilanciati gli ultimi dati diffusi dall'Inail: nel periodo gennaio-agosto 2024 sono stati denunciati all'Istituto circa 387mila infortuni sul lavoro con un incremento dello 0,9 per cento rispetto ai 383mila dello stesso periodo del 2023.
I morti denunciati sono stati 680 in crescita del 3,5 per cento rispetto agli otto mesi dell'anno scorso, quando ne erano stati registrati 657. Quanto alle malattie professionali, il numero delle denunce (circa 59mila) è aumentato del 21,3 per cento (più di 10mila casi) rispetto ai primi otto mesi del 2023.
Lunedì 14 ottobre, alle 11, presso l'Aula dei Gruppi parlamentari della Camera verrà presentata la Relazione Inail 2023.
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