Meloni denuncia cospiratori e alza il livello di scontro per non affrontare i problemi. Dal caso dell’ex compagno all’inchiesta immaginaria sulla sorella, l’elenco è lungo
Complotti, complotti ovunque. Orditi nelle redazioni dei giornali, negli uffici delle procure, nei consessi europei e addirittura dai vertici della Corte penale internazionale (Cpi), rea di aver spiccato il mandato di cattura per il generale libico, Osama Njeem Almasri, proprio quando era in Italia. Una decisione assunta con il principio della geolocalizzazione, secondo Giorgia Meloni. E così si va avanti: cospiratori dediti a colpire ministri, compagni, amici, familiari.
Meloni ha calato sul tavolo la solita carta: la costruzione e la caccia al nemico. Anzi, i nemici da usare alla bisogna. Apponendo in calce al video di martedì la frase-chiave del suo mandato: «Non sono ricattabile». Ma da chi non è dato saperlo.
La formula è stata pronunciata dopo aver spiegato di aver ricevuto «un avviso di garanzia», che in realtà è una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di favoreggiamento e peculato, arrivata ai ministri, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e al sottosegretario Alfredo Mantovano.
La strategia del complotto
Quello sulla ricattabilità è un eterno ritorno. E, come sempre, Meloni non spiega chi siano i ricattatori e quali ricatti siano stati tentati nei suoi confronti. Sarebbe importante saperlo. La certezza è che si tratta di una precisa tecnica: di fronte a un problema si alzano i decibel dello scontro contro i nemici del popolo, gli haters della nazione. Il risultato? Il problema si perde nelle nebbie.
A oggi, dunque, quel furioso «non sono ricattabile» resta uno slogan da dura del Road house. Con il rischio di produrre un effetto controproducente. «Quando Meloni dice non sono ricattabile in realtà è sotto schiaffo di ricchi e potenti», ha incalzato il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Palazzo Chigi è diventato un bunker, che respinge ogni forma di dialogo e confronto.
È la dottrina Fazzolari in purezza: gli amici di sempre contro tutti. Il sottosegretario alla presidenza, ideologo del melonismo, ha suggerito lo scontro totale senza nemmeno approfondire la natura e i possibili risvolti dell’atto firmato dal procuratore capo, Francesco Lo Voi.
Subito è scattata l’equazione riforma della giustizia-vendetta della magistratura. Allora Meloni è andata giù durissima. Senza considerare il curriculum e il comportamento sempre prudente di Lo Voi negli anni a capo della procura romana. E adombrando appunto sospetti sulla tempistica della Cpi.
Il caso Caputi
Anche sulla vicenda svelata da Domani ha prevalso la strategia della cospirazione. Il capo di gabinetto di palazzo Chigi, Gaetano Caputi è stato controllato in tre diverse occasioni dall’Aisi, i servizi segreti interni.
Ma secondo Meloni e il suo inner circle, da Mantovano a Fazzolari, la procura capitolina avrebbe inserito nel fascicolo di chiusura indagini la relazione del direttore dell’Agenzia, Bruno Valensise, per fare dispetto all’esecutivo.
Secondo alcuni spin comunicativi, addirittura la linea meloniana sarebbe quella di denunciare la procura per «violazione di segreto». Insomma, Caputi tace di fronte alle rivelazioni di Domani: è stato messo sotto la lente di ingrandimento dell’intelligence, ma continua a restare indisturbato al proprio posto.
L’unica novità è che il sottosegretario con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, riferirà al Copasir la prossima settimana. Per il resto passa tutto sottotraccia, anzi viene ribaltata la narrazione, sfruttando il silenzio indolente delle opposizioni – dal Pd ai 5 Stelle – su un caso così grave. I servizi compiono verifiche su alti funzionari di stato e nessuno chiede chiarimenti. Lasciando praterie alle tesi della destra meloniana che diventano veline per i giornali.
A farsi interprete della tesi complottista è il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «È uno schifo, più che un complotto», ha sentenziato con eloquio forbito. «Ho trovato su un sito, atti della Procura di Roma con note dei servizi di sicurezza allegate che riguardano controlli e intercettazioni dei servizi di sicurezza a carico del capo di gabinetto di Palazzo Chigi. Questo mi preoccupa sotto il profilo della democrazia e del rispetto dei ruoli. È sempre Lo Voi che le firma», ha detto l’ex ministro berlusconiano con una storia nella fiamma post missina.
La manina del procuratore nella visione gasparriana, che è propria dell’intera maggioranza. Mai così compatta.
L’ex compagno e la sorella
L’elenco dei complotti agitati a mezzo stampa (e social) è del resto sterminato. La pietra angolare resta il caso di Andrea Giambruno e dei fuorionda imbarazzanti diffusi da Striscia la notizia, il programma satirico di Canale 5. Meloni ha lasciato il compagno e allo stesso tempo ha lanciato la campagna contro i cospiratori.
Anche se quella vicenda è stata innescata sulle reti Mediaset, della famiglia Berlusconi, alleati di governo attraverso l’emanazione politica di Forza Italia. Poi c’è stata l’indagine immaginaria su Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio e di fatto oggi a capo di Fratelli d’Italia. Titoli, intervista, ipotesi. Era una bolla di sapone complottarda.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva teorizzato un assalto della magistratura già nel dicembre 2023. Ieri, dopo l’atto ricevuto da Meloni, ha addirittura rivendicato: «Lo avevo detto». Insomma, talmente profetico da prevedere il caso-Almasri.
Tra una veggenza e un complotto, poi, in parlamento la luce è spenta.
L’informativa di Piantedosi alla Camera è stata cancellata. Le opposizioni chiedono che sia Meloni a recarsi in aula per spiegare il cortocircuito che ha portato al ritorno in patria, con tanto di volo di stato, di un torturatore come il generale libico Almasri. Invece il governo sta pensando di spedire il ministro Luca Ciriani, l’uomo costretto a mettere le toppe alla gruviera governativa.
Le minoranze chiedono un minimo di rispetto: prima di riprendere i lavori parlamentari vogliono sapere i fatti. Invece il governo scappa. Inseguendo i fantasmi dei complotti o i complotti fantasma.
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