Nella notte tra lunedì e martedì alla Camera è stato approvato un emendamento delle opposizioni (Pd, 5 Stelle e Avs) a favore della stabilizzazione dei precari del Cnr finanziato direttamente attraverso i fondi che i partiti hanno a disposizione.

Si tratta di 9 milioni in più per il 2025, 12,5 per il 2026 e 10,5 a decorrere dal 2027 che – a seconda di come li si vorrà ripartire tra ricercatori, tecnologi e altre figure – possono voler dire una forchetta tra i 150 e i 300 posti. Chi ha seguito – anche su Domani – la vicenda sa che purtroppo i numeri dei lavoratori precari nel massimo ente di ricerca italiano sulle 4.000 unità, ma questa iniziativa rappresenta comunque un segnale di speranza per molte persone.

Nelle scorse settimane le opposizioni si erano affacciate più volte al presidio che il Coordinamento dei precari che stanno occupando alcune aule della sede centrale di Roma e si sono incatenati simbolicamente davanti all’ingresso. Toni Ricciardi, professore di Storia delle migrazioni all’università di Ginevra oggi è parlamentare per il Partito Democratico, è tra i promotori dell’emendamento che è andato in porto:

«L’emendamento va nella direzione di attivare la legge Madia sulla stabilizzazione», spiega. In concreto si mette una posta di bilancio ad hoc perché la finestra creata della legge del 2017, e poi prorogata fino al 2026 (termine dei fondi Pnrr), permetta di dare un contratto a tempo indeterminato alle molte figure altamente specializzate del Cnr, “costringendo” l’ente a fare l’agognata ricognizione dei precari (un atto formale per stabilire quanti sono esattamente e di quali figure si tratta) e innescando – si spera – un percorso virtuoso di stabilizzazione, anche perché una volta avviata la procedura sarà chiaro a tutti quanti sono i precari e quanti fondi servirebbero.

Un primo blocco verrebbe assunto con i soldi stanziati dalle opposizioni, il resto – dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo – a questo punto venire da un impegno del governo. Molte speranze vengono riposte in un incontro al ministero venerdì pomeriggio tra una delegazione sindacale e la ministra Anna Maria Bernini.

La maggioranza batta un colpo

«Per le opposizioni non è un punto di approdo, semmai un inizio. Il rammarico è che ci saremmo aspettati anche una sensibilità da parte delle forze di maggioranza che non c'è stata». Ma la maggioranza ha dato due segnali precisi e contrari: i tagli al Fondo di funzionamento ordinario dell’Università – col rischio di destabilizzare molte università impossibilitate a chiudere i bilanci – e l’aver snobbato la stabilizzazione dei precari del Cnr.

«Un paese che vuole rincorrere la sfida dell'innovazione lo fa se investe sulla ricerca a 360°, impegnando risorse che vadano dalla ricerca di base all’innovazione tecnologica, esattamente quello che fa il Cnr in moltissimi campi», prosegue Ricciardi. «Ma basta guardare al fatto che l’Italia è un grande bacino di talenti che partono, segno che fino a un certo punto le cose funzionano bene, tanto è vero che ci sono ricercatori italiani ovunque nelle università e nei centri di ricerca, ma abbiamo difficoltà ad attrarre talenti dal resto del mondo».

Le motivazioni sono i bassi salari e le condizioni di ricerca non proprio seducenti, con pochi fondi e un sistema generalizzato che non incentiva il rientro di persone con alta specializzazione. «Da quando c'è questo governo progressivamente in ogni manovra di bilancio taglia un pezzo delle politiche del rientro»,  dice Ricciardi secondo cui «la misura dei rimpatriati, che era la più generosa in Europa, che aveva prodotto 75mila rientri negli ultimi 5 anni, e 2 miliardi di extragettito fiscale non previsto, è progressivamente stata azzoppata. E in questa legge di bilancio viene fatto divieto di accedere alla disoccupazione per coloro che hanno usufruito della misura del rimpatrio. Da queste cose si vede che l’innovazione non è un tema prioritario per la maggioranza».

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