Tra blocco parziale del turnover e nuovi contratti che non riconoscono l’anzianità di servizio, in 4.000 chiedono di non finire in mezzo a una strada
Prosegue l’agitazione del mondo della ricerca contro il precariato e le politiche del governo, in particolare della ministra Anna Maria Bernini. E se in precedenza erano stati i precari della ricerca universitaria a manifestare il loro dissenso oggi tocca all’altro grande polmone della ricerca di base: il Cnr in cui un gruppo di ricercatori, tecnologi e assegnisti ha deciso di occupare la Sala Convegni della sede centrale, di fronte alla Sapienza di Roma, in rappresentanza di circa 4.000 precari dell’ente. Questi precari sono riuniti in un coordinamento che oggi è riuscito a portare nella sede circa 200 persone da tutta Italia. Un’adesione maggiore delle aspettative degli organizzatori.
Gli obiettivi della mobilitazione riguardano la necessità di avviare un percorso di stabilizzazione dei precari come previsto dall’articolo 20 del decreto legislativo 75/2017, la cosiddetta “legge Madia”, prorogata per gli enti pubblici di ricerca fino al 31 dicembre 2026 dall’articolo 6 comma 8-quater del Dl 198/2022.
«Il provvedimento è sempre più urgente vista la grave situazione in cui versa il Cnr» scrive in un comunicato il “Coordinamento Precari del Cnr”. L’urgenza in primis sono i contratti in scadenza che rischiano – con le nuove norme – di non essere rinnovati, mandando a casa centinaia di persone che magari, in vario modo, collaborano con il Cnr da più di 10 anni.
Come Ylenia, biologa dell’Ispa (Istituto di scienze delle produzioni alimentari), che si occupa di studiare gli effetti delle sostanze naturali nella lotta ai tumori al fine di creare un integratore per i pazienti che permetta di ridurre le dosi farmacologiche e quindi gli effetti collaterali. «Con i nuovi contratti che si possono fare – dice – andremo tutti a casa, io lavoro col Cnr dal 2010 ma con molti buchi contrattuali».
«A giugno termino, ma è stato messo nero su bianco che i nuovi contratti non tengono conto dell’anzianità pregressa», se ci sarà un rinnovo sarà come ricominciare da capo, spiega ancora. A questo si aggiunge che con il blocco del turnover, solo il 75% di chi va in pensione verrà sostituito con nuovi ingressi. Sono previsti 1.500 uscite, quindi appena 1.200 nuovi posti su un totale di circa 4.000 mila precari.
«Il Cnr negli ultimi vent’anni, con qualunque colore politico, ha avuto pochissimi finanziamenti», denuncia Rosa Ruscitti di Flc Cgil. La dotazione statale (il Foe) del Cnr copre a malapena i costi del personale di ricerca a tempo indeterminato (circa il 93% del budget), resta poco per l’attività di ricerca. Ecco che quindi solo con i bandi esterni è possibile fare ricerca davvero, e il Pnrr è stata un’occasione importante per aprire nuove linee di ricerca, dando anche la possibilità a molti di avere un primo contratto e di lavorare». «La ricerca non è un lavoro a cottimo o che si fa con un tempo definito», spiega Ruscitti.
Il problema «è che le risorse sono poche in partenza». Un sottofinanziamento cronico semmai tamponato dai fondi del Pnrr. E l’Italia non è un paese che spende in ricerca e anche per questo non è capace di attrarre dall’estero ricercatori, da qui la cosiddetta “fuga dei cervelli” che altro non è che un esodo verso condizioni migliori, non un percorso di miglioramento che poi riporta a casa competenze, il saldo in questo senso è pesantemente negativo, eppure nella competizione globale vince chi fa più brevetti, non chi punta su settori a basso valore aggiunto come il turismo.
Al termine della mattinata la presidente del Cnr, la professoressa ed ex ministra dell’Università e della Ricerca nel governo Letta, Maria Chiara Carrozza, si è affacciata nella Sala Convegni dove si sono spostati i precari nel frattempo, assicurando che li avrebbe incontrati – insieme alle rappresentanze sindacali – una volta completata una ricognizione che definisca in maniera precisa quanti sono i precari dell’Ente e come siano suddivisi in base ad anzianità e tipologie contrattuali. Tuttavia il Cnr, sollecitato da Domani, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
© Riproduzione riservata