L’accordo, tutt’altro che granitico, si è concluso tra i tre leader nella serata di ieri. Nonostante tutto, non sono riusciti a incontrarsi tutti e tre e Meloni ha dovuto trattare con ciascuno separatamente. Ora però, le insofferenze di Berlusconi rischiano a mettere a rischio La Russa, mentre Salvini farà pesare in altra sede il passo indietro di Calderoli
La svolta che con grande probabilità porterà a sedere sugli scranni più alti di Camera e Senato il leghista Riccardo Molinari e Ignazio La Russa di FdI è arrivato nella tarda serata di ieri. La conferma di stamattina è di Giovanni Donzelli, responsabile dei territori di FdI e vicino a Giorgia Meloni, che a 24 Mattino ha confermato il ticket: «Penso e spero che oggi sarà eletto La Russa». Anche Francesco Lollobrigida, probabile nuovo capogruppo di FdI, conferma: «Su La Russa c’è una maggioranza». Stamattina i senatori di FdI si starebbero incontrando in sala Koch per avere tutte le indicazioni del caso.
Dopo giorni di screzi in cui la Lega non aveva mollato la possibilità di eleggere Roberto Calderoli come presidente del Senato, alla fine Matteo Salvini ha accettato di fare un passo indietro: via libera alla presidenza di La Russa, in cambio delle rassicurazioni su Molinari. Ma l’aria continua a essere tesa tra gli alleati, che ieri non si sono incontrati, diversamente da quanto pianificato, e si sono visti a due a due. L’ultimo scontro è avvenuto a Villa Grande, la residenza romana di Silvio Berlusconi, che secondo i racconti di chi gli è vicino si risente sempre di più dell’«arroganza» con cui lo tratta Meloni. Difficile per lui accettare il veto della leader di FdI su Licia Ronzulli, per cui il Cavaliere vorrebbe un ministero di peso, e quest’ombra ha incrinato l’incontro (senza Salvini, che dopo il Consiglio federale della Lega ha raggiunto la fidanzata Francesca Verdini) con la presidente del Consiglio in pectore.
Se però il Senato sembra ormai una partita quasi chiusa, non è ancora detta l’ultima parola sul destino di Molinari, su cui pesa l’imputazione per falso, e che va incontro alla prima udienza a Torino il prossimo 24 novembre. Si vocifera dunque di una possibile «figura femminile» come potrebbe essere Giulia Bongiorno, che nelle trattative per il governo avrebbe perso la possibilità di aspirare al ministero della Giustizia. Restano in gioco anche Nicola Molteni, sottosegretario uscente all’Interno, e Giancarlo Giorgetti, anche se l’ex ministro sembra destinato a ricoprire altri incarichi.
I prossimi passi
Resta sul tavolo l’accordo ancora da trovare per il Consiglio dei ministri, la cui composizione resta funestata dai veti reciproci delle forze politiche. Difficile quindi che vada in porto il desiderio di Giorgia Meloni di consegnare la lista dei ministri il prima possibile dopo l’ottenimento dell’incarico. Anche perché non c’è dubbio che Salvini faccia pesare la rinuncia di un esperto senatore come Calderoli in altra sede per ottenere qualcosa in più nella formazione del governo. E intanto c’è da accontentare anche Silvio Berlusconi, che continua a insistere sullo Sviluppo economico, che ha deleghe sulle televisioni, e quindi interessa il Cavaliere, e sulla Giustizia, fondamentale per la gestione dei suoi processi.
Dovrebbero arrivare sviluppi a breve, con i leader del centrodestra riuniti a Montecitorio. Ma la protagonista rischia di continuare a essere l’estrema litigiosità degli alleati. Dopo che l’incontro di ieri sera tra Meloni e Berlusconi si è concluso senza esito positivo, le due parti si sono riavvicinate in tarda serata grazie alla mediazione di Gianni Letta, fedelissimo di Berlusconi, che ha cercato di appianare le divergenze per mettere al sicuro la votazione di palazzo Madama. E con essa la prima prova di compattezza della maggioranza.
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