Le mille anime del Movimento battagliano per imporre la linea nella corsa al Quirinale. Mentre Conte cerca di dominare i suoi, i grandi elettori si spaccano tra frattiniani e draghiani
C’è un’aria tesa tra i grandi elettori del Movimento 5 stelle dopo la notizia sulla riapertura del canale di trattativa tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini. L’ipotesi di votare un nome diverso da quello di Mario Draghi come successore di Sergio Mattarella piace a molti grillini, almeno una cinquantina. Questa porzione di voti era pronta a convergere già su un altro candidato di area centrodestra, come Maria Elisabetta Casellati. Ora che il nome di Franco Frattini potrebbe anche rientrare nella rosa dei candidati del centrodestra dopo che si sarà discusso delle prime proposte Marcello Pera, Carlo Nordio e Letizia Moratti, diversi grandi elettori iniziano a riflettere seriamente sulla questione.
Ma il resto del partito continua a tendere verso Draghi: una posizione che trova una sponda anche nelle posizioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, oppositore interno di Conte. I due si sono confrontati in privato e il presidente del Movimento ha ribadito che per lui la candidatura di Draghi non è sostenibile in questo momento. È più possibilista sulla candidatura dell’ex banchiere il ministro, che però continua a curare in parallelo i suoi contatti con il centrodestra.
Tensioni interne
Come i due volti principali del Movimento, anche i parlamentari si dividono. «Fosse per me, voterei subito Frattini, e come me sicuramente un’altra cinquantina», dice un parlamentare di prima legislatura. Ma non tutti sono d’accordo: «Parliamo solo singolarmente», aggiunge un deputato del nord. «Meno male che non ci sono assemblee congiunte dei gruppi parlamentari, sennò sai che insulti»: in queste ore il clima viene definito «caotico, ognuno dice la sua».
C’è anche un piccolo gruppo di grandi elettori che spera ancora in un ritorno in campo del presidente della Repubblica uscente, una soluzione a cui nessuno sarebbe ostile che però non viene considerata verosimile dai maggiorenti.
Soprattutto i draghiani sono preoccupati dalla tentazione gialloverde di chiudere sulla candidatura dell’ex ministro degli Esteri: «Solo il fatto che si parli del nome di Frattini mette a rischio il nostro legame col Pd, se chiudiamo quel tipo di accordo loro ci salutano, non riesco più a capirlo Conte», dice un grande elettore.
Insoddisfazione
In generale, il clima è di poca comprensione nei confronti dei vertici, considerati poco trasparenti dai peones. Anche la scelta di monitorare l’atteggiamento dei grandi elettori durante il voto per assicurarsi che inseriscano effettivamente nell’urna una scheda bianca, come concordato con gli alleati, non è piaciuta ai parlamentari. Ancor meno il messaggio perentorio che raccomandava di mandare la prima chiama in bianco con la raccomandazione specifica «cioè non scrivere niente», che ha portato a facili ironie.
Il presidente del Movimento dovrà rispondere dei suoi contatti con la destra nella riunione del centrosinistra in programma per oggi pomeriggio.
Intanto, il senatore ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli alza ulteriormente il tiro: «Credo che qualsiasi nome proposto ufficialmente dal presidente Conte debba passare per gli iscritti», ha detto ai cronisti arrivando a palazzo Montecitorio per esprimere il suo voto. Una prospettiva che rende più difficile la strada di quasi tutti i candidati attualmente in ballo, dall’ex banchiere Draghi ai nomi del centrodestra, tendenzialmente invisi all’elettorato Cinque stelle.
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