Inserita ufficialmente nella rosa, la candidatura di Casellati al Colle sta riprendendo quota. Sostenuta da centrodestra, frange del Movimento e partiti di centro, lascerebbe libero anche lo scranno più alto di palazzo Madama, utile a rasserenare gli animi in casa Pd. Ci sono anche già due candidati pronti a succederle, i senatori Luigi Zanda e Roberta Pinotti
Nel mezzo delle trattative per scegliere il successore di Sergio Mattarella, prende sempre più corpo l’ipotesi che l’accordo possa trovarsi anche su un nome del centrodestra.
Nelle ultime ore le fonti parlamentari si sbilanciano soprattutto nei confronti della candidatura dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, ma resta sul tavolo anche la carta Maria Elisabetta Casellati. Tra l’altro, a differenza di Frattini, Casellati è nella rosa di nomi che il centrodestra ha intenzione di presentare nella conferenza stampa di oggi pomeriggio.
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Un nome invotabile per il Pd, ma che potrebbe fruttare al partito di Enrico Letta lo scranno più alto di palazzo Madama: tra i più quotati per succedere alla presidente ci sono due espertissimi e rispettati senatori dem, Luigi Zanda e Roberta Pinotti.
Ieri, durante lo scrutinio della prima chiama, il suo nome è stato letto dal presidente della Camera su un paio di schede. Nessun numero considerevole, finora, ma conti alla mano, al centrodestra non mancano molti voti per riuscire a farla eleggere: una parte potrebbe arrivare dai Cinque stelle, ancora incerti sulla linea da tenere nella corsa al Quirinale, altri dal centro.
Per Giuseppe Conte in particolare sarebbe difficile, dopo aver chiesto di poter votare una donna, dare una buona motivazione per non appoggiarla, dopo averla tra l’altro sostenuta nel 2018 come presidente del Senato.
La possibilità
Le trattative sono ancora in alto mare ed è improbabile che si raggiungano i voti necessari per un’elezione prima di giovedì, ma nel caso in cui l’accordo si trovasse davvero su Casellati, al Pd andrebbe un premio di consolazione piuttosto ricco, cioè la presidenza del Senato.
Inoltre, il segretario dem Letta potrebbe comunque gloriarsi col suo elettorato di aver evitato di lasciare il Quirinale a Silvio Berlusconi.
L’ex ministra della Difesa Pinotti viene spesso chiamata in causa quando si cerca una figura autorevole ed esperta, l’ultima volta in occasione della scelta delle nuove capigruppo del Pd. Alla fine, però, al Senato l’ha spuntata Simona Malpezzi: ora potrebbe arrivare per Pinotti la rivincita.
Zanda invece è stato capogruppo del Pd al Senato e ha ricoperto numerosi incarichi in diversi ministeri. È considerato uno dei dirigenti di maggior peso e più ascoltati dal segretario Letta. Se uno dei due fosse eletto presidente del Senato, le due Camere sarebbero in mano giallorossa.
Certo, resta da vedere se Mario Draghi ha intenzione di continuare a lavorare con la sua maggioranza ampia sotto un presidente di area: dalle ultime indiscrezioni, una prospettiva piuttosto improbabile.
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