- Nella spartizione delle poltrone del servizio pubblico, Radiorai (e le direzioni di reti e testate) rimane sempre un po’ in penombra. Ma la mancanza di attenzioni per la radiofonia non è per niente giustificata, considerati i nomi che ha prodotto negli anni.
- Per sette anni, la radiofonia è stata il feudo dell’amministratore delegato Roberto Sergio, che ha fatto della digitalizzazione e dell’intrattenimento i suoi cavalli di battaglia.
- Oggi, il destino di questa costola del servizio pubblico è incerto, ma soprattutto per il Gr1 Sergio ha già pensato al futuro (almeno a breve termine), affidandolo al re dei pastoni, Francesco Pionati.
Per Roberto Sergio RadioRai è un feudo troppo importante. Così importante che l’amministratore delegato della nuova Rai sovranista non ha ancora scelto un degno successore.
Un dominio che il manager, approdato nel servizio pubblico dopo varie esperienze nel privato, si è costruito dopo i periodi in Raipubblicità e Raiway.
A via Asiago ha passato quasi sette anni: quando nel 2016 ha assunto la guida della radiofonia del servizio pubblico il direttore generale era Luigi Gubitosi. L’amministratore delegato Antonio Campo Dall’Orto. Ora quel ruolo è suo, e resterà tale, almeno ad interim, anche la guida di RadioRai. In attesa del prossimo giro di nomine, previsto l’anno prossimo.
Maneggiare il potere
Ma Sergio ha dimostrato nelle prime riunioni di consiglio d’amministrazione quello che chi ha lavorato con lui sapeva già, cioè che ama gestire il potere e far sapere ai suoi dipendenti e colleghi (compreso il direttore generale Giampaolo Rossi) chi comanda.
Con Sergio saldo in sella, per il momento, il cambiamento più drastico è stato quello al timone del Gr1, dove Andrea Vianello è stato sostituito da Francesco Pionati. Resta da vedere se la radiofonia rimarrà quella fucina di talenti che è stata finora: tanti futuri conduttori di spicco, dirigenti e anche volti politici sono passati per gli studi dei gr di Saxa Rubra.
Basta pensare a Sergio Zavoli, che dalla cronaca del Giro d’Italia passò prima a dirigere il Gr1 e successivamente divenne presidente della Rai, o a Piero Angela, che pure ha mosso i suoi primi passi in Rai parlando in un microfono. Negli anni Ottanta, per dire, al Gr1 leggevano i loro servizi Clemente Mastella e Antonio Tajani. Il primo arrivò nella squadra dei demitiani di Biagio Agnes, proprio insieme a Pionati che oggi sogna d’intervistare Gesù. Tajani, invece, firmava gli approfondimenti politici, sicuro della benevolenza della direzione socialista che all’epoca aveva in mano il notiziario.
Quello che sarà del Gr1 di epoca sovranista è da vedere. Pionati, rilanciato dalla Lega dopo che per anni i colleghi si erano chiesti che fine avesse fatto, ha promesso di fare interviste politiche a non politici, di scegliere sette vicedirettrici donne (di cui quattro però lo sono già) e di lanciare un nuovo Alto gradimento, «per giovani tra musica e comicità».
Gli anni di Sergio
Se quando è tempo di nomine in viale Mazzini di radio si parla poco, di Sergio, per il lunghissimo periodo in cui è stato capo della radiofonia, fuori dalla Rai si è parlato pochissimo. Anche perché il suo ufficio da direttore era ben lontano da Saxa Rubra, dove ha sede la costola informativa di Radiorai. Da via Asiago, invece, vengono trasmessi i programmi, soprattutto quelli di intrattenimento. È da qui (o meglio, dalla via in cui ha sede la struttura Rai) che va in onda Fiorello, con il suo VivaRai2!, figlio a sua volta di un fortunato esperimento nato sempre in radio. Ed è qui che Sergio ha costruito la sua fortuna.
Meno legato alle logiche politiche che hanno determinato l’ascesa e la caduta di altri dirigenti Rai, Sergio ha potuto costruirsi in silenzio un buon curriculum, di cui ora può approfittare per aumentare la sua influenza su tutta l’azienda.
Di area democristiana, Sergio, come già raccontato da Domani, ha utilizzato il suo ruolo da amministratore delegato per tutelare il programma di Alberto Matano su Rai1, a sua volta molto vicino a Pierferdinando Casini.
Al Gr1 può contare su Pionati che è sulla stessa lunghezza d’onda: in generale, Sergio lavora più provando ad accontentare tutto l’arco parlamentare – come ha fatto riconfermando alla prima riunione di Cda Report e Mezz’ora in più, cari a M5s e Pd – che attaccando. Unica eccezione a questa strategia, un episodio di fine aprile, a pochi giorni dalle nomine, quando si è scagliato su Facebook contro Radiouno (diretta da Vianello) che aveva dato la notizia delle foto di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Giuseppe Valditara appese a testa in giù a Napoli «senza nessun commento o distinguo di fronte a questa violenza. Anzi la direzione di Radiouno l’ha amplificata, pubblicando le immagini».
Negli anni ha lavorato sulla digitalizzazione e ha scommesso sulla concorrenza con le radio private. Sul fronte tecnico, Sergio ha gestito la progressiva riduzione della programmazione sulle frequenze a modulazione di ampiezza (le cosiddette Am), interrotta definitivamente nel 2022, dopo che le reti private hanno spostato l’attenzione degli ascoltatori sui programmi in modulazione di frequenza (Fm). Sull’altro versante, Sergio ha riorganizzato più volte le sei reti soltanto digitali di Radiorai, inventando da zero due gemelle dei primi due canali, Rai Radiouno sport e Rai Radiodue Indie.
La radio in tv
Il progetto ha beneficiato di grossi investimenti e nel 2020 Radiodue è diventata “visual”: la telecamera è entrata negli studi, consentendo una trasmissione dei programmi anche in televisione per gran parte del palinsesto.
L’idea è stata della direttrice di rete, Paola Marchesini, e Sergio l’ha sposata completamente. L’esempio è stato quello delle radio private, che nello stesso periodo avevano reso il loro prodotto fruibile su tutte le piattaforme: web, radio e televisione.
Radiodue è diventata così l’altro gioiello di Sergio. La rete ha da sempre un’anima di intrattenimento e l’ambizione di fare vera concorrenza alle radio private, in un tentativo che però è riuscito con alterne fortune. Negli anni che il nuovo ad ha passato a via Asiago, si è accentuata la natura semitelevisiva della rete, un ulteriore spazio dove collocare, in attesa di altri incarichi, volti e voci di talento. Come fosse una quarta rete televisiva, spiegano a Domani fonti interne, con costi decisamente elevati. Il primo tra questi è stato appunto Fiorello con VivaRadio2, negli ultimi anni il pubblico ha trovato nel palinsesto anche Andrea Delogu ed Ema Stokholma, oggi molto quotate anche come possibili coconduttrici di Sanremo 2024.
Radiodue è anche la rete che copre tutti i grandi eventi, dal palco dell’Ariston all’Eurovision song contest, passando per la Festa del cinema di Roma, la Mostra del cinema di Venezia.
Cumulando questi impegni allo sforzo economico e di risorse che implica la trasmissione video per gran parte della giornata, Radiodue è diventata una delle voci principali del bilancio di Radiorai.
Il budget generoso finora l’ha sempre garantito Sergio, ma non è detto che adesso, dovendo gestire anche gli altri rami d’azienda, decida di offrire gli stessi fondi alla nuova direttrice di rete Simona Sala, area M5s, già direttrice del Tg3 e poi a capo del Day time.
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