La proposta del deputato dopo le violenze di Capodanno in piazza Duomo a Milano. Con Salvini, nel 1999, lanciò uova contro l’allora premier D’Alema e la ministra Bindi. Protagonista di una rissa alla Camera con un deputato M5s, si presentò in consiglio comunale con il niqab in protesta con i luoghi di culto e manifestò contro i campi rom
Dopo aver pensato a due anni di carcere per chi riproduce la foglia della cannabis, dopo aver firmato l’emendamento che prevede la reclusione per chi occupa strade e ferrovie per protesta e aver previsto un'aggravante per i reati commessi all'interno dei treni, il deputato della Lega Igor Iezzi pensa a un altro reato: molestie islamiche.
Iezzi, prototipo inimitabile del vitalismo parlamentare per cui basta depositare proposte di legge per certificare la propria esistenza, pensa a introdurre il “reato di violenza sessuale di gruppo durante gli eventi di massa, manifestazioni pubbliche, in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Il diritto penale italiano in effetti non prevede una fattispecie specifica per le molestie sessuali, che tuttavia vengono integrate alla violenza sessuale, nei casi più gravi, o derubricate a violenza privata.
L’idea è arrivata al deputato leghista dopo le violenze in piazza Duomo a Milano, dove a Capodanno diverse donne hanno denunciato un’aggressione collettiva da parte di un gruppo di ragazzi originari di paesi arabi. Le indagini sono ancora in corso, ma potrebbe trattarsi di un caso di taharrush gamea, espressione in lingua araba che significa, per l’appunto, molestia collettiva.
«Bisogna fermare il diffondersi di questa orribile pratica, che ha l’obiettivo principale di punire e sottomettere le donne», tuona Iezzi che ha inserito la proposta in un pacchetto “anti islamizzazione” che prevede anche una stretta alla legge 152 del 1975 sul divieto di nascondere il viso in luoghi pubblici, estendendolo anche ai veli islamici.
leghista dal pugno di ferro
Cinquant’anni, un passato da ex redattore de La Padania ed ex segretario provinciale della Lega a Milano, vicinissimo al segretario Matteo Salvini. Nato nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro, da anni partecipa alla Festa del Sole di Lealtà Azione, movimento neonazista che si ispira a Corneliu Codreanu, ultranazionalista e sterminatore romeno.
Sempre pronto alla polemica politica e non solo: l’ultimo fermo immagine lo immortala mentre, a giugno dello scorso anno, tenta di superare con un balzo la barriera di commessi e parlamentari alla Camera provando ripetutamente a colpire in testa il deputato grillino Lorenzo Donno che cercava di consegnare una bandiera dell’Italia al ministro Roberto Calderoli.
Donno viene portato via dai paramedici in sedia a rotelle, Iezzi risponde sui social: «Una simulazione», scrive postando un video di simulazioni nel calcio: «Il parlamentare grillino non era neanche in area».
Leghista di seconda generazione, figlio di una tradizione cara ai padani: quella per le carnevalate. L’ha inaugurata all’epoca di Tangentopoli il deputato Luca Leoni Orsenigo, che si sporse dal suo scranno sventolando un cappio da forca per indicare quale sorte, secondo lui, meritavano i corrotti. Iezzi era insieme a un giovane Salvini, nel 1999, durante il lancio di uova che un gruppo di militanti della Lega indirizzò verso l’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema e la ministra Rosy Bindi. Portò a casa una condanna di trenta giorni per oltraggio a pubblico ufficiale.
Sempre in quegli anni contro il progetto del campo rom in via della Chiesa Rossa, a Milano, con un gruppo di amici, si fermò a dormire per cinque giorni in tenda. Se ne andò solo quando arrivarono i carabinieri. Nel 2014, durante la discussione del consiglio comunale sui luoghi di culto, si presentò a Palazzo Marino coperto col niqab.
Un anno fa, quando furono diffuse le immagini di Ilaria Salis, commentò: «In Italia siamo abituati alle carezze per Carola Rackete che sperona una motovedetta della Finanza. Ecco, all'estero, invece, può capitare ci sia una impostazione diversa».
dalla cannabis alla castrazione chimica
Il pugno di ferro come cifra politica, pazienza se è solo scenico, se è effimero e inutile: lo scorso anno con un subemendamento al ddl Sicurezza tentò di vietare «l'utilizzo di immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l'intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali. In caso di inosservanza è prevista la pena della reclusione da 6 mesi a 2 anni e della multa fino a 20mila euro».
Non passò, ma ebbe più successo con un altro emendamento al ddl Sicurezza: quello che punta ad alzare a vent’anni la pena per «chi protesta in maniera minacciosa o violenta contro le grandi opere infrastrutturali». Sempre lo scorso anno è stato accolto dal governo il suo ordine del giorno sull'apertura di un tavolo tecnico che possa valutare in caso di reati di violenza sessuale la castrazione chimica. Tavolo mai partito.
La posizione peraltro era già stata criticata dall’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che nel 2019 bollò l’idea come «ritorno al Medioevo».
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