Nel decreto del Masaf oltre 83 milioni di euro sono stati dirottati dalle politiche attive per il lavoro alle imprese agricole. Una conferma che il supporto alla formazione non sta andando secondo le previsioni del governo
Un taglio, l’ennesimo, ai fondi dell’ex Reddito di cittadinanza, visti come un bacino di risorse da usare in base ai desiderata del governo. Questa volta sono stati prelevati 83,7 milioni di euro nel decreto Agricoltura, firmato da Francesco Lollobrigida. Certo, l’intervento ha una ratio nobile: sostenere, per tutto il 2024, le imprese agricole con sede nelle zone colpite da alluvioni. Un modo per favorire le assunzioni, alleviando la pressione fiscale.
Nel dettaglio, però, quei soldi verranno usati per garantire degli sgravi contributivi destinati al personale. Resta, tuttavia, il dato politico dietro l’operazione: il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida chiede e la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, mette simbolicamente mano al portafogli. Dimostrando anche quali siano i rapporti di forza interni alla squadra di governo.
Poco idonei
L’operazione non è proprio un inno alla fiducia verso le politiche attive del lavoro. Gli 83,7 milioni erano stati infatti piazzati sul Supporto per la formazione e il lavoro, uno dei pilastri post Reddito di cittadinanza: sulla carta dovrebbe garantire il ritorno nel mondo del lavoro dei cosiddetti idonei, in precedenza percettori del Rdc.
Nell’attesa di terminare i corsi previsti, ogni persona incassa un assegno mensile di 350 euro. Era la grande novità annunciata da Calderone rispetto al sussidio introdotto dal primo governo Conte, bandiera del Movimento 5 stelle: spingere alla ricerca di nuova occupazione alimentando la retorica anti-divanista.
Numeri alla mano, però, il progetto non sta funzionando granché. Il ministero del Lavoro aveva stimato una platea di circa 250mila beneficiari. Fino al marzo 2024, meno del 25 per cento ha effettivamente avviato percorsi di formazione.
Spesso sono stati corsi di breve durata, in media inferiori a tre mesi. Davvero pochi per immaginare un risultato di reale conversione di competenze professionali e quindi di rioccupazione. Del resto, non è noto il dato preciso sui disoccupati che sono riusciti a ricollocarsi grazie a questa misura.
Plafond agricolo
Di fronte a dati quantomeno deludenti, il governo ha quindi deciso di usare una parte di quel plafond, oltre il 5 per cento, come un piccolo bancomat quantomeno per l’anno in corso. Una spia su un meccanismo pensato male e sovrastimato nell’impatto.
Lo stanziamento iniziale rischia di non essere impiegato completamente. Poco male, comunque. Quelle risorse sono buone per altro, a cominciare dai provvedimenti elettorali. Ne sa qualcosa Lollobrigida, che da parte sua ha portato a casa un decreto ad hoc per il settore agricolo.
Non è del resto la prima volta che il decreto Agricoltura mostra alcuni problemi sulle coperture economiche. Come raccontato da Domani, infatti, i 102 milioni di euro messi a disposizione per gli interventi contro la siccità sono il riutilizzo di vecchie risorse, risalenti addirittura al 2017. Per un capitolo, invece, sono stati attinti soldi freschi: l’istituzione di un dipartimento per le politiche del Mare.
Per il biennio 2024-2025 saranno spesi in totale 5 milioni di euro. Ma il provvedimento potrebbe riservare ancora delle sorprese: l’iter di conversione in parlamento è solo ai primi passi. Proprio oggi – martedì 21 maggio – è stato incardinato in commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, presieduta dal meloniano, Luca De Carlo. Per gli emendamenti se ne parla dopo le elezioni europee.
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