Senatore Renzi, Meloni è stata esclusa dal vertice di Ramstein: l’Italia è declassata?

È la dimostrazione che abbiamo un governo di influencer, bravi con i post ma ininfluenti o dannosi sui dossier: riforme, manovra, l’immigrazione. E politica estera. A occhio è la quarta volta che si riuniscono Uk, Francia e Germania con la Casa Bianca senza noi. Fosse successo ai nostri tempi, noi avremmo protestato coi canali ufficiali, ma l’opposizione sarebbe scesa in piazza e Meloni e Salvini avrebbero chiesto le mie dimissioni. Devono solo chiedere scusa.

Sulla politica estera l’opposizione avrà mai un programma comune?

Riconosco che non è facile. Ma bisogna pur provare, sperando in qualche ravvedimento operoso. Sulla politica migratoria M5s stava con Salvini, ora sembra rinsavito. Durante il Covid Conte invitava i soldati russi, ora spero non abbiano più la sindrome di Stoccolma per Putin o per Trump. E spero che Avs abbia chiaro che non si può stare con Maduro ma bisogna difendere le ragioni della libertà in Venezuela. Vedremo.

Lei dice che con Schlein avete il «disegno comune» di battere Meloni. Si è confrontato con Schlein?

Certo, pubblicamente. Schlein ha lanciato un appello pubblico per superare i veti sui giornali e nella direzione del suo partito. Io ho risposto pubblicamente in tutte le sedi. Ma capisco il sottinteso della domanda: non c’è stato nessun incontro privato tra me e lei, nessun complotto segreto e nessun disegno. Non è che per capire che vogliamo mandare a casa serva chissà quale disegno: basta un disegnino, così lo capiscono anche le stampelle del governo.

Conte dice che senza Iv i progressisti sono più forti, con lei c’è «incompatibilità»: la questione di un’alleanza si chiude così, come in Liguria?

È la stessa cosa che Conte diceva quando spiegava che senza Iv avrebbe governato meglio: senza Iv è andato a casa. E la stessa cosa la diceva Letta quando ha messo il veto su di noi, spalancando le porte di Chigi a Giorgia Meloni. Se vogliono fare senza di noi, facciano pure, ci troveranno sulla scheda elettorale come alternativa di centrosinistra a Meloni. Contenti loro, contenti tutti.

In Liguria meglio Bucci o Orlando?

In Liguria Schlein mi ha chiesto di accettare il principio di lasciare la libertà di voto. Lei e Orlando hanno accettato il veto di M5s. Vinca il migliore. Non sarà una tragedia, comunque vada. Bucci è uno dei migliori sindaci italiani, Orlando un mio ministro.

In Umbria ed Emilia-Romagna non presenterà il simbolo di Iv: anche lì il Pd ha accettato i veti di Conte?

Si. In queste regioni sì. Avevo l’impegno esplicito di de Pascale sul presentare la lista di Iv. Ma conosco Michele da una vita, abbiamo lavorato insieme quando i grillini attaccavano il Pd emiliano su Bibbiano. Mi ha detto: Matteo, dammi una mano a superare il problema. Tra l’essere cinico e l’essere generoso, ho scelto la seconda strada. Preferisco dare una mano che fare un dispetto: che vuol fare, sto invecchiando. Faremo i conti tra qualche mese sulla base dei risultati alle regionali, ai referendum, ai congressi. La prendo con calma. Come dice un mio amico: il cinese che sta sulla riva del fiume ad attendere il nemico è un uomo che, rispetto a me, ha l’ansia.

Vuole rientrare in un’alleanza usando il lanciafiamme?

No. Io attacco Meloni, Avs e M5s attaccano me. Io faccio opposizione al governo, loro a Italia viva. Poi si può discutere di tutto. Arabia Saudita? Ormai tutta Europa sta capendo l’importanza strategica di Mohammed bin Salman. Giustizia? Io sono garantista con tutti, loro solo con Scarpinato. Rifiuti? Io sono per il termovalorizzatore, come Gualtieri e il 90 per cento del Pd. La verità? Contro di me c’è una profonda antipatia personale, unita a una certezza: io sono libero. E faccio politica. Devo mandare a casa Salvini? Mi alleo con Conte? Porto Draghi? Faccio politica, non sono un populista.

Le «praterie al centro» di cui lei ha parlato ci sono ancora?

Più di prima. Presto a destra scoppierà la grana Vannacci e a sinistra il Pd di Schlein è meno centrista: per noi c’è una prateria. Solo che il bipolarismo e più forte di qualsiasi Terzo polo, con questo sistema elettorale. Bisogna prenderne atto. O si sta a destra o a sinistra.

Bettini dice: «Basta parlare di Renzi».

Se Bettini smette di parlare di me, fa un piacere a tutti. Le sue chilometriche interviste contengono spesso raffinate analisi di cosa dovrei fare io. Ma non ricordo una volta, dai tempi post Rutelli e Veltroni, in cui le sue strategie abbiano funzionato. Ricordo la crisi del Conte II: prima si propose come mediatore, poi cercò di farmi fuori. Ha incoronato Conte fortissimo punto di riferimento della sinistra e questi è incerto tra Trump e Harris. Se non era di sinistra si iscriveva al Ku Klux Klan? Farei un patto con Goffredo: smetta di parlare di me, io in cambio non comincerò a parlare di lui.

Il Terzo polo non è nato. In ogni caso lei sa di essere divisivo.

Ho sempre dimostrato di saper fare i passi indietro quando necessario. Per Gentiloni, Martina, Calenda. Non vedo l’ora di avere un ruolo di secondo piano. Ma oggi il problema di federare il centro non è prioritario. Noi abbiamo uno zoccolo duro di gente che ci crede che io voglio portare a far vincere il centrosinistra, non la destra. Le formule da laboratorio non funzionano. Italia viva c’è. Poi se arriva qualcuno in grado di far crescere quest’area, gli lascio le chiavi della macchina domattina. Ma non deve essere uno che prende la metà dei voti miei.

Non è arrivata l’ora di una moratoria delle polemiche a sinistra?

Io ho dato la massima disponibilità. Mi hanno insultato in tutte le lingue, ma sono qui che rispondo col sorriso e dico andiamo avanti. Ho fatto un governo coi grillini nonostante mi facessero il segno delle manette perché avevano arrestato in modo assurdo i miei genitori. Ho fatto una maggioranza con chi mi odiava pur di portare Draghi. Ho rinunciato a incarichi, a cominciare dai ministeri, pur di fare politica da uomo libero. Io ci sono, se vogliamo mandare a casa una maggioranza politica che non è maggioranza numerica tra la gente. Ma se vogliono tenersi Meloni per altri cinque anni, sia chiaro che li metteremo davanti alle loro responsabilità di fronte al paese.

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