Sul bilancio del 2023 pesa la comunicazione. Così presenta un disavanzo di oltre 80mila euro. E il vecchio Carroccio ha ancora un debito di 18 milioni di euro
La Lega per Salvini premier (Lsp) non bada a spese e chiude un bilancio con il segno meno che prevale. E pazienza se i risultati elettorali non rispecchino uno sforzo economico così impegnativo per i conti: l’importante è provarci. Il rendiconto del partito di Matteo Salvini ha fatto registrare un nuovo disavanzo.
Dopo il tracollo del 2022, con il fragoroso -3 milioni e 900mila euro, causato anche dalle spese per le elezioni politiche di quell’anno, nel 2023 l’andamento è stato migliore.
Ma non abbastanza da garantire una performance positiva: il rosso del partito nazionale ammonta a 85mila euro e il patrimonio netto così aggrava il suo passivo. Ora è sopra i 100mila euro. Numeri che certificano una gestione non attentissima alle spese.
Propaganda Salvini
I cordoni della borsa si allargano soprattutto per una delle attività preferite di Salvini: la comunicazione. E dire che nello scorso anno non ci sono stati appuntamenti elettorali di rilievo. Poco male. La Lsp ha comunque speso quasi mezzo milione di euro per le amministrative.
Nel dettaglio 190mila euro sono stati sborsati per la diffusione della pubblicità e altri 120mila per l’organizzazione di incontri e manifestazioni elettorali. Oltre 3 milioni sono andati via per l’acquisto di servizi.
Non è bastata l’iniezione di soldi arrivata da aziende e associazioni che hanno contribuito al finanziamento della Lsp per un totale di 973mila euro. Altro capitolo riguarda le singole persone che hanno sostenuto economicamente il partito. Il donatore più munifico è il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha versato alle casse del partito 66mila euro, esattamente il doppio rispetto al segretario Salvini, fermo a 33mila euro.
Molto generosa pure l’ex ministra Giulia Bongiorno, attestata a quota 63mila euro di donazioni. Nella lista della Lsp è invece assente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che storicamente è un contributore della “vecchia” Lega nord, che ha destinato 36mila euro in un anno al partito fondato da Umberto Bossi, che invece non risulta tra i contributori né del Lsp né del “suo” Carroccio.
Tante ombre e poche luci, dunque. Tra le ragioni per sorridere, Salvini può vantare l’incremento delle risorse legate ai tesseramenti. La somma è passata da 16mila a 58mila euro.
Significa un miglioramento sul versante degli iscritti alla Lega nazionale, benché con cifre che restano lontane da quelle dei tempi d’oro o comunque di altre forze politiche come Fratelli d’Italia.
Consolazione tessere
Il focus è inevitabilmente nelle regioni settentrionali, dove non mancano note negative. In Lombardia si è registrato un trend di lieve crescita: le quote associative hanno portato nelle casse 8mila euro in più che però non sono bastati a contrastare gli esborsi.
Ma il bilancio della Lsp lombarda è in disavanzo per oltre 270mila euro anche per il sostegno alla campagna elettorale delle regionali. Qualche segnale preoccupante, poi, giunge dal Veneto.
La Liga veneta ha subito una contrazione di circa 10mila euro sugli introiti per il tesseramento. In una delle roccaforti leghiste, territorio di Luca Zaia, è cresciuta la disaffezione – seppur in dimensioni contenute – nei confronti del partito. E anche in questo caso si verifica un disavanzo, seppure non grave, inferiore agli 8mila euro.
E altrove? Al Sud, soprattutto in Calabria e Sicilia, la battaglia per il ponte sullo Stretto ha portato qualche vantaggio alla Lsp: in Sicilia gli introiti per i tesseramenti sono più che raddoppiati, mentre in Calabria il balzo è stato del 70 per cento per le quote associative.
Mentre altrove, tra Puglia e Campania, pesa la campagna favorevole all’autonomia differenziata. Salvini non riesce a crescere e anzi perde qualcosa in termini di radicamento, di base è già fragile su certi territori.
Insomma, il ministro delle Infrastrutture è alle prese con la campagna d’Europa per mettere in scacco Giorgia Meloni, puntando sui patrioti di Viktor Orbán. Ma in Italia le cose non vanno proprio alla grandissima, specie a guardare i conti e la forza del suo partito.
E per quanto riguarda il debito della Lega nord per la somma da restituire allo stato, al fondo unico giustizia? Dal partito fonti interne garantiscono a Domani «che si sta rispettando l’accordo» che prevede una restituzione di circa 600mila euro all’anno. Intanto i debiti del Carroccio, il vecchio partito diventato una specie di bad company, ammontano tuttora a 18 milioni di euro come riportato dal rendiconto del 2023. Poche decine di euro in meno rispetto all’anno precedente.
© Riproduzione riservata