Il tentativo naufragato di spostamento del procedimento da Milano a Roma. Il team legale di Daniela Santanchè che cambia a pochi giorni dall’udienza preliminare. E il trasferimento del giudice titolare del procedimento, già previsto, che allunga ulteriormente i tempi.

Davvero non si può dire che la ministra del Turismo non le provi tutte. In questa strategia del caos, il primo risultato è arrivato: l’udienza preliminare del procedimento sulla presunta truffa all’Inps di Visibilia, che secondo l’accusa avrebbe indebitamente usato la cassa Covid, è slittata al 20 maggio. E non solo. Esce di scena uno degli attori protagonisti: l’istituto di previdenza.

Uno dopo l’altro, infatti, si aggiungono capitoli narrativi di quella che si candida a diventare la sceneggiatura di perfetta serie tv sulla ministra del turismo e la capacità di trovare i modi per allungare i tempi. La nuova parte della storia è appunto la rinuncia dell’Inps, guidato da Gabriele Fava, a costituirsi parte civile. Ha ottenuto tutte le somme richieste.

Salvatore Pino, nuovo legale della ministra del Turismo, lo aveva annunciato come primo uno dei primi atti del suo mandato. Visibili ha provveduto a risarcire la parte del danno patrimoniale, quantificato in 126mila euro, fatto all’Inps. L’accordo, confermato dall’istituto, copre anche i danni di «disservizio» oltre che d’immagine per un totale che arriva tra 150mila e 200mila euro, stando alle cifre fatte trapelare.

In questo caso a pagare sono stati gli imputati, il compagno di Santanchè, Dimitri Kunz, e il manager Paolo Concordia. La comunicazione al giudice è stata fatta e, secondo quanto risulta a Domani, «si attendono solo i bonifici».

È così decaduto il presupposto principale dell’Inps per costituirsi parte civile. Resta una valutazione ulteriore sul punto: «Il risarcimento da parte della ministra Santanchè all’Inps è una ammissione di colpa. Lo sapevamo che non era innocente. Ora si dimetta », dice a Domani Pasquale Tridico, eurodeputato del Movimento 5 stelle ed ex presidente dell’Inps.

Mossa salva poltrona

La soluzione garantisce in ogni caso l’uscita di scena dal processo dell’istituto di previdenza, rimuovendo uno dei macigni sulla strada legale nel procedimento che potrebbe costare l’inizio di un processo ma soprattutto la perdita della poltrona per Santanchè. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, era stato chiaro come non mai sulla vicenda: «Con il rinvio a giudizio, lascerà». Ha indicato la porta nell’auspicio di una rapida soluzione.

Solo che la ministra non è intenzionata a cedere, anzi sta trovando mille strade per allungare i tempi, sebbene il nuovo legale abbia smentito: «È una semplice richiesta di rinvio come si fa in mille processi, magari questo ha una rilevanza mediatica particolare e viene vista così».

Il rinvio dell’udienza preliminare è stato osteggiato dalla pm di Milano, Marina Gravina. La procura ha evidenziato che le prime ipotesi di reato sono avvenute nel 2020 e la prescrizione scatterebbe dopo 7 anni e mezzo. Quindi a metà del 2027, tra due anni circa.

La tela di Santanchè continua a essere tessuta con rara sapienza, intrecciando stratagemmi legali e a quelli politici. Con la certezza di aver guadagnato altro tempo nonostante la vicenda stia assumendo tratti farseschi.

In ogni caso, infatti, resterà nella squadra di governo fino a maggio, a dispetto della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che da tempo avrebbe gradito un passo indietro mai arrivato. Anche grazie alla tutela del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che non ha mai mollato l’amica Santanchè.

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