Nell’udienza preliminare di mercoledì 26 marzo il giudice avrebbe dovuto decidere se mandare a processo la ministra del Turismo. Ma non sarà così. La politica e imprenditrice ha cambiato un avvocato del suo collegio, che avrà ora bisogno di studiare le carte. Le incognite sul giudice
Daniela Santanchè era stata profetica. Lunedì si era detta «assolutamente tranquilla» per l’udienza programmata per la mattina di mercoledì 26 marzo per l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Inps: l’accusa politicamente più delicata per la ministra del Turismo, quella a cui lei stessa ha diverse volte legato la sua permanenza o meno nel governo Meloni. «Ho fiducia nella magistratura. Ma certamente credo che nulla interverrà nella prima udienza», aveva sottolineato. «Se volete saperlo, non andrò a casa il 26 marzo».
Non si farà da parte perché, per ora, a saltare non è la sua poltrona, ma l’appuntamento al settimo piano del tribunale di Milano, dopo che Santanchè ha deciso di aggiungere in corsa un nuovo legale al suo team difensivo.
Nell’udienza di mercoledì mattina, infatti, la gup di Milano Tiziana Gueli non ha potuto fare altro che prendere atto della nomina del nuovo avvocato, Salvatore Pino, che ha chiesto un «termine a difesa», ossia un differimento per studiare gli atti data la recente nomina. L’udienza preliminare sul caso della truffa all’Inps è stata dunque rimandata al prossimo 20 maggio.
Anche senza questo “colpo di scena”, comunque, non si sarebbe arrivati a decisione sui rinvii a giudizio o meno. Dopo che la Cassazione ha stabilito che il procedimento resta a Milano, è ancora aperta la fase delle questioni preliminari e i difensori potrebbero sollevarne altre o anche chiedere l'esame degli imputati in aula. Poi, la parola passerà ai pm che ribadiranno la richiesta di processo. Infine, parleranno la parte civile Inps, con il legale Aldo Tagliente, e le difese. Serviranno, dunque, almeno altre due udienze.
Una boccata d’ossigeno
Fin qui un legittimo esercizio di un diritto. Il colpo di mano della ministra, però, porta con sé diverse conseguenze, in primis quella di dilatare i tempi e rimandare ancora una volta la decisione sulle eventuali dimissioni, che lei stessa aveva promesso in caso di secondo rinvio a giudizio, dopo quello di fine gennaio per falso in bilancio.
Ma i tempi potrebbero ulteriormente allungarsi, perché la gup che sta seguendo il procedimento, Tiziana Gueli, a fine marzo cambierà ufficio, con il rischio che tutto ricominci davanti a un nuovo giudice. La palla passerà al presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, che potrebbe comunque scegliere di applicare la giudice Gueli al procedimento sulla titolare del Turismo per consentirle di finire il proprio lavoro.
Una decisione probabile, secondo quanto apprende Domani da ambienti giudiziari, considerato anche il precedente del procedimento sul falso in bilancio, quando la gup Anna Magelli era rimasta applicata all’udienza preliminare fino alla decisione sui rinvii a giudizio. In questo caso, quel che potrebbe essere un’opportunità per la senatrice di Fratelli d’Italia si trasformerebbe solo in una piccola boccata d’ossigeno.
Intanto il nuovo legale Salvatore Pino, che lavorerà in tandem con lo storico difensore Nicolò Pelanda al posto di Salvatore Sanzo (che però rimarrà nel collegio difensivo civile), ha presentato un’istanza di rinvio, accolta. Per prendersi il tempo necessario per studiare tutti gli atti dell’inchiesta, e perché Pelanda è oggi impegnato in un altro processo in corte d’appello.
Non è la prima volta che il fattore “tempo” entra in questo procedimento. Durante la scorsa udienza era stata sollevata la questione della competenza territoriale con un rimando alla Cassazione, che, a fine gennaio, ha deciso di mantenere tutto a Milano invece che a Roma, dove sarebbe ricominciato tutto da capo, come chiedevano invece i legali di Santanchè.
Quel che resta, invece, sono le accuse mosse dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi: secondo la procura milanese, la ministra, tramite le società del gruppo Visibilia (vendute lo scorso dicembre agli svizzeri di Wip Finance e da cui è uscita nel 2022, quando ha ottenuto l’incarico di governo), avrebbe incassato «indebitamente» 126mila euro di cassa integrazione Covid mentre i suoi 13 dipendenti lavoravano regolarmente, ma in smart working.
Dimissioni (solo) rinviate
Durante l’intervento dello scorso 25 febbraio alla Camera dei deputati, quando è stata votata (e respinta) la mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dalle opposizioni, era stata la stessa Santanchè ad aprire alla possibilità di un passo indietro in caso di secondo processo. «Valuterò la decisione del gup e vedremo quale sarà», aveva detto in Aula. «Non voglio essere un problema per Fratelli d’Italia, per il governo, per la maggioranza, per l’amore per il mio partito, dove non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare a essere una risorsa».
Ma martedì ci hanno pensato alcuni big del partito di Meloni a spiegare cosa ne sarà del futuro politico della ministra. «Nel momento in cui ci dovesse essere un rinvio (a giudizio, ndr), si arriverebbe a una presa d’atto della necessità di lasciare l’incarico non perché stia governando male il turismo», ha detto il capogruppo meloniano alla Camera Galeazzo Bignami, «ma per garantire a lei la possibilità di difendersi nel modo più sereno possibile».
Sulla stessa linea anche Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia. Ma nelle ultime settimane erano aumentati i malumori all’interno del partito, rappresentati plasticamente dai banchi vuoti del centrodestra durante la discussione della sfiducia. E anche il suo grande sponsor Ignazio La Russa aveva aperto alla possibilità di un passo indietro.
Gli altri processi
Ma le grane giudiziarie della ministra non finiscono qui. Non c’è solo il processo che si aprirà a Milano il prossimo 15 aprile in cui Santanchè, insieme al suo compagno Dimitri Kunz e altri 15 imputati, dovrà difendersi dall’accusa di falso in bilancio (sempre relative alle aziende del gruppo Visibilia) perché, con false comunicazioni sociali, avrebbe conseguito «per sé o per altri un ingiusto profitto».
C’è l’ipotesi di bancarotta, esclusa per Visibilia ma ipotizzata dopo il crac di Ki Group Srl, società della galassia del biofood guidata dal 2019 al 2021 dalla ministra e che il 9 gennaio del 2024 è stata messa in amministrazione giudiziaria. Con conti in rosso di 8,6 milioni di euro. Situazione che potrebbe replicarsi anche per Bioera Spa, fallita lo scorso 4 dicembre.
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