Nel capoluogo marchigiano l’ex assessora al Bilancio Simonelli rincorre Silvetti, avvocato di Forza Italia, ancora sotto processo per il caso delle “spese pazze” in regione
La segretaria del Pd Elly Schlein torna oggi ad Ancona per sostenere la candidata sindaca del centrosinistra al ballottaggio di domenica e lunedì. Alle 18, sarà in piazza Roma insieme a Ida Simonella, l’ex assessora al Bilancio che ha chiuso il primo turno con il 41 per cento dei voti. Quattro punti difficili da recuperare la separano dal 45 per cento ottenuto dal candidato di centrodestra Daniele Silvetti, l’avvocato di Forza Italia che si trova ancora sotto processo per il caso “spese pazze” che nel 2015 aveva travolto quasi tutto il consiglio regionale marchigiano.
La sfida di Simonella
Dopo un primo turno di amministrative deludente per il centrosinistra, finito 4 capoluoghi a 2, Schlein e il Pd marchigiano puntano a difendere almeno Ancora, dove il centrosinistra governa fin dagli anni Ottanta senza aver mai perso un’elezione. Era così per le Marche, regione rossa dove il centrosinistra aveva sempre vinto senza troppe difficoltà. Almeno fino al settembre 2020, quando si è imposto l’attuale presidente, Francesco Acquaroli, in quella che è considerata la prima vittoria della stagione di successi elettorali che hanno condotto al governo Fratelli d’Italia.
Il compito di rovesciare il risultato del primo turno spetta a Simonella, che da dieci anni lavora come assessora nella giunta della sindaca Pd uscente Valeria Mancinelli, premiata nel 2019 come miglior sindaca d’Europa. Simonella è allieva del prestigioso economista Giorgio Fuà all’Istituto Adriano Olivetti, è diventata assessora nel 2013 da tecnica per poi, ha raccontato, scoprire una passione «collettiva» e politica, pur non essendo ancora iscritta ad alcun partito. La coalizione di Simonella, che oltre al Pd include i centristi, civici e Terzo polo, non ha ottenuto l’appoggio del Movimento 5 stelle, che al primo turno aveva raccolto poco meno del 4 per cento, e non è riuscita ad aggregare altri apparentamenti.
Il tour della segretaria
Per Schlein, quella di Ancona è la sfida più importante tra quelle per cui si è spesa personalmente in questo secondo turno. La segretaria era già venuta in città due settimane fa, quando al Teatro delle Muse era stata accolta dalla consueta folla e dalle interminabili richieste di selfie. Ieri è andata a Massa e Pietrasanta, mentre ha rinunciato a un nuovo tour in Sicilia, dove domenica e lunedì si vota per il primo turno a Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani. Non dovrebbero esserci altre tappe in questo tour. A Vicenza, il candidato Giacomo Possamai ha detto che non vuole leader nazionali in città. Nessun comizio neanche a Pisa, dove la federazione locale fa sapere di «non aver richiesto» la presenza della segretaria, che comunque era già stata in città due volte. Il partito locale avrebbe paura che il profilo di Schlein possa allontanare gli elettori centristi che già al primo turno sono passati al centrodestra.
La destra
Per Fratelli d’Italia e il centrodestra, vincere ad Ancona non significa solo coronare il sogno di conquistare una delle ultime città rosse del centro Italia. Porterebbe anche ad allineare il capoluogo alla guida regionale e concluderebbe la riunione di una simbolica “dorsale adriatica di destra”, formata da Abruzzo, Marche e relativi capoluoghi. Non è probabilmente un grosso neo per Giorgia Meloni il fatto che Daniele Silvetti è iscritto a Forza Italia. Avvocato in un importante studio cittadino, Salvetti è un veterano della destra, eletto con Alleanza nazionale al comune di Ancona per la prima volta nel 1997, all’età di 23 anni. Si è fatto notare nel 2000 quando, insieme ad altri tre consiglieri della destra, ha fatto mancare il numero legale durante una votazione sull’istituzione del Giorno della memoria della Shoah, un gesto che ha causato critiche da tutta Italia, compreso l’allora presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Amos Luzzatto.
Nel 2006 Silvetti è passato al Consiglio regionale dove è stato rieletto anche nel 2010. In quell’anno ha lasciato il Pdl per seguire Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e libertà. In questa seconda legislatura Silvetti è finito indagato con altri 65 consiglieri per le spese dei gruppi consiliari: una maxi inchiesta che ha coinvolto tutti i partiti. A Silvetti in particolare la procura rimprovera l’utilizzo di fondi per l’acquisto di spazi e servizi tv per eventi politici ed elettorali che «esulavano dal corretto utilizzo dei fondi».
A quasi dieci anni dalla chiusura delle indagini, il procedimento non è ancora finito e Silvetti è ancora sotto processo. Curiosamente non ci sono tracce di questo elemento della sua biografia. Né gli avversari glielo hanno rinfacciato, né la stampa locale lo ha ricordato durante la campagna elettorale. A Domani, Silvetti dice di essere fiducioso nell’assoluzione: «Sono già stato assolto nei procedimenti della Corte dei conti».
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