Il presidente Pd sul campo largo: «Sarà una alleanza alternativa nei contenuti». «Bene l’apertura degli azzurri, noi siamo pronti a discutere subito di cittadinanza»
Nella pausa estiva della politica, le manovre continuano a essere in corso. Sul fronte del centrosinistra, le elezioni Europee e i successi nell’ultima tornata di amministrative hanno rianimato la spinta per la costruzione di un campo largo intorno al Pd di Elly Schlein, ma i tumulti interni al Movimento 5 Stelle potrebbero essere un ostacolo. Eppure il presidente dem ed eurodeputato, Stefano Bonaccini, è certo che per i Cinque stelle «la stagione dell’equidistanza sia stata ormai superata» e la loro casa sia ormai nel centrosinistra.
Come procede l’operazione campo largo?
Non si vota per le elezioni politiche, c’è ancora tempo, ma la costruzione di un centrosinistra plurale e civico, che comprenda sia i moderati che il M5s procede nei territori che vanno al voto. Peraltro convincendo in molti casi gli elettori, il cui parere è più importante di quello degli stessi dirigenti politici, ai fini elettorali, ed è vero che veniamo da una positiva tornata amministrativa alle comunali in tante parti del Paese. È sui contenuti che si costruisce una possibile alleanza alternativa alla destra, non sulle chiacchiere a tavolino.
Il Movimento 5 Stelle appare in crisi aperta tra il fondatore Beppe Grillo e il leader Giuseppe Conte. È un ulteriore intoppo verso la creazione dell’alleanza?
Non mi permetterei mai di interferire nelle discussioni interne ad un altro partito o movimento, che appartengono alla loro comunità politica. In ogni caso credo che i militanti e gli elettori del M5s auspichino un confronto su contenuti e non scontro su nomi e cognomi.
C’è il rischio che questa fase costituente che si sta aprendo in casa 5 Stelle li porti lontano dal centro-sinistra?
Io penso proprio di no. La stagione dell’equidistanza dalla destra e dalla sinistra mi pare definitivamente superata e con queste leggi elettorali se vai in posizione solitaria, senza alcuna alleanza, rischi di non poter mai più concorrere a vincere una elezione e prenderti responsabilità di governo. Cosa che è stato invece possibile per la regione Sardegna, dove per la prima volta la guida di una regione è andata ad un esponente del M5s come Alessandra Todde, e come accaduto alle ultime elezioni amministrative, dove in tantissimi comuni italiani si è vinto grazie ad una alleanza che in molti casi, per la prima volta, metteva insieme un centrosinistra largo e aperto anche al M5s.
Le prossime scadenze elettorali sono le regionali in Liguria, Umbria e nella sua Emilia Romagna. La prospettiva di correre ovunque uniti sembra ancora da costruire, per sperare di vincere tre a zero contro il centrodestra.
In Emilia-Romagna e in Umbria sono già in campo due candidati di grande qualità, sostenuti da tutto il centrosinistra e da importanti componenti civiche. A me pare un'ottima premessa non solo per confermarci alla guida della mia regione, ma addirittura per rivincere dopo cinque anni in Umbria.
In Liguria i 5 stelle hanno avanzato il nome di Pirondini, che potrebbe mettere in difficoltà l’ex ministro Orlando. Si finirà come a Bari?
Credo si possa e si debba fare altrettanto in Liguria, se l'obiettivo di tutti è quello di vincere. Ricordando peraltro che a Bari era possibile il ballottaggio e la ricomposizione di eventuali separazioni al primo turno, mentre alle regionali si voterà con il turno secco. Ogni forza politica ha certamente pari diritto ad avanzare proposte, ma alla fine la candidatura migliore è quella che si dimostra più capace di unire e di allargare.
È stato così con Michele De Pascale, in Emilia-Romagna, forte della sua esperienza di sindaco di Ravenna, dove ha saputo dimostrare non solo capacità di buon governo, ma proprio di saper unire una coalizione molto ampia. Ed è così in Umbria, dove Stefania Proietti ha rappresentato un'esperienza di civismo avanzato e progressista nella sua Assisi, che ora mette a disposizione del centrosinistra e del governo regionale.
Sono fiducioso che in pochi giorni anche in Liguria emergerà una sintesi all'altezza della sfida. Non c'è nulla di scontato e partiamo da un 2-1 per la destra alle regionali del prossimo autunno, ma credo che sarà più difficile per loro che per noi.
Che cosa servirebbe per trovare questa coesione?
Prima di tutto una cosa: se ci si ritiene alternativi a alla destra, in particolare a questa destra sovranista e regressiva, ma poi ci si divide nel centrosinistra come alle scorse elezioni politiche, la destra vincerà facilmente indipendentemente da suoi meriti o demeriti. Si chiama matematica prima ancora che politica. Dopodiché non basta costruire una alleanza contro, ma “alternativa” alla destra, perché serva una idea di società e conseguente proposta di governo. Quindi la differenza la faranno i contenuti su cui trovare convergenza.
Il tema della cittadinanza sta tornando nel dibattito politico, quale è la posizione del Pd e può essere un nuovo punto di coesione coi Cinque stelle?
Il Pd è da tempo per lo ius soli. Ma è sempre pronto al dialogo sul fronte dell’avanzamento dei diritti civili. Se si fa sul serio noi ci siamo. Nei governi precedenti insieme ai 5 stelle e agli altri partiti di opposizione avevamo già trovato punti di sintesi a partire dal cosiddetto ius scholae.
Forza Italia ha rilanciato lo ius scholae anche in contrasto con Lega e FdI, ritiene ci sia margine per lavorare insieme per una riforma oppure la considera una boutade tattica in funzione delle dinamiche interne al centrodestra?
L’apertura di Forza Italia rappresenta una novità importante e vedremo se dalle intenzioni e dalle parole, che mi interessano il giusto, si passerà ai fatti, che sono l’unica cosa che conta. Noi siamo pronti a discuterne subito, non per un calcolo politicista, ma per dare più diritti a chi oggi non ne ha.
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