Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, all’indomani della parziale bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge sull’autonomia differenziata, dice di condividere i rilievi dei giudici costituzionali all’impianto normativo congegnato dal collega per gli Affari regionali Roberto Calderoli, approvato dal Consiglio dei ministri nel febbraio del 2023 e poi dalla maggioranza in via definitiva alla Camera a giugno del 2024. Ad agosto, in sole tre settimane, erano state raccolte le oltre 500mila firme necessarie per proporre il referendum abrogativo, ma in attesa dei verdetti sull’ammissibilità dei quesiti, la sentenza della Corte costituzionale che ne smonta i cardini rende assai probabile che il referendum abrogativo sia considerato ormai superato. Come riconosce lo stesso ministro.

«La sentenza della Corte, letta a spanne, è più che equilibrata, la condivido. Dico a spanne perché per dare una interpretazione tecnicamente corretta occorre leggere le motivazioni che saranno sicuramente articolate e molto lunghe», è l’affermazione del Guardasigilli che è intervenuto al convegno della Fondazione Iniziativa Europa a Stresa, rispondendo a una domanda interpellato sulla pronuncia della Consulta sulla legge Calderoli.

«Detto questo – ha proseguito – è sicuro che produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso la soluzione definitiva. Se mi si chiede se questa pronuncia impedirà o no il referendum bisognerà leggere le motivazioni ma direi di sì: è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli tipici del referendum». «Adesso il parlamento dovrà rivederla, poi la rivedrà la Cassazione, direi che a spanne, con prudenza, questa sentenza dovrebbe eliminare, almeno per ora, la possibilità del referendum», ha concluso.

La bocciatura della “bandierina politica” di Matteo Salvini apre un problema nel governo, perché colpisce una delle leggi dello “scambio a tre” siglato nella maggioranza: autonomia alla Lega, premierato a FdI, separazione delle carriere dei magistrati a Forza Italia.

Ora dopo lo stop all’autonomia differenziata della Consulta, il testo dovrà essere riaperto e rinegoziato con gli alleati in Parlamento. Invita alla prudenza nei giudizi il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti: «Faccio i complimenti a chi ha letto e già commenta la sentenza della Corte Costituzionale, peccato non sia ancora stata ancora depositata. Per ora l'unica cosa che sappiamo è che viene respinta la richiesta delle Regioni di dichiarare la riforma non conforme alla Costituzione. La legge ha un fondamento costituzionale valido con alcuni aspetti da ricalibrare sotto il profilo costituzionale. Occorre però ricordare come questa sia una legge ad adiuvandum: qualcuno infatti fa finta di dimenticare che l'art.116 comma 3 della Costituzione, approvato con quattro voti di scarto dalla sinistra e confermato dal voto popolare del referendum, è autoapplicativo quindi se una Regione vuole, può già oggi chiedere l'Autonomia e si inizia la procedura».  

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