- La Lega continua la sua battaglia di salvaguardia delle fonti fossili, e con un tratto di penna ha tolto il taglio dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) dalle proposte parlamentari per il Documento di economia e finanza (Def).
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Sul tema nonostante pesi oltre 20 miliardi tra accise agevolate per il gasolio, sgravi per le compagnie petrolifere e aiuti al settore agricolo e dei trasporti, non c’è stato scontro politico, nel documento finale la frase è scomparsa insieme all’articolo in un ottica di «semplificazione», raccontano dal Pd.
- A gennaio il governo ha avuto il coraggio di intervenire per pochi milioni, ma già dopo il primo intervento la Lega si era lamentata e oggi rivendica la decisione. Per gli ambientalisti il conto continua a crescere
La Lega continua la sua battaglia di salvaguardia delle fonti fossili e con un tratto di penna toglie la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) dalle proposte parlamentari per il Documento di economia e finanza (Def). La risoluzione di maggioranza, l’atto che serve a manifestare l’indirizzo del parlamento approvato oggi, nella bozza approntata dal Movimento cinque stelle con le integrazioni di Pd, Lega e Leu al punto 16 chiedeva la progressiva riduzione dei Sad, ma la frase è stata tagliata, con una nota: «La Lega propone la soppressione». Sul tema, nonostante pesi oltre 20 miliardi, non c’è stato scontro politico, nel documento finale la frase è scomparsa insieme all’articolo in un’ottica di «semplificazione», raccontano dal Pd. La Lega rivendica: «C’è il caro energia, la guerra russo-ucraina. In questo momento storico – dice il senatore Paolo Arrigoni, responsabile energia della Lega – stiamo facendo l’esatto opposto degli auspici di chi ha fatto quella proposta, con il taglio delle accise sui carburanti. Quelli del Movimento 5 stelle dovrebbero ricordarselo».
Il taglio di Cingolani
I sussidi ambientalmente dannosi, identificati così dal ministero della Transizione ecologica attraverso un catalogo, sono un insieme di incentivi e sgravi che riguardano beni e operazioni ritenute nocive per il clima e il territorio, come può essere l’accisa ridotta per il gasolio o le agevolazioni per le imprese che consumano molto metano, e che il Mite ha quantificato per il 2020 in 21 miliardi. Fino a ora i ministri dell’Ambiente che si sono succeduti hanno fallito nell’impresa di intervenire. Il ministro della Transizione, Roberto Cingolani, in occasione del decreto bollette di gennaio ha varato un modestissimo taglio, che la relazione tecnica ha quantificato in un recupero di 24 milioni in tutto. L’esecutivo comunque esultava. «Il governo interviene per la prima volta», rimarcava la nota di palazzo Chigi.
Le voci toccate erano lo sconto sull’accisa per il gasolio utilizzato per il trasporto ferroviario, stimata in 23,65 milioni di euro per il 2022, e lo sconto sul gasolio utilizzato per la produzione di magnesio dall’acqua di mare, 460mila euro. Mentre l’eliminazione dell’agevolazione sui carburanti delle navi che fanno movimentazione all’interno dei porti che secondo il Mite avrebbe portato un risparmio di 1,1 milioni di euro, vale zero: «Non è stata mai attuata».
La cifra più ingente, aveva ammesso il ministero della Transizione, era quella che eliminava la possibilità del Fondo per la crescita sostenibile di includere anche carbone, petrolio e gas, 81 milioni circa che verranno spostati su altri progetti.
Già allora la Lega aveva trovato pubblicamente da ridire. Sempre Arrigoni aveva fatto un tweet avvertendo che la cosa non era piaciuta al suo partito e definendo la mossa «un cortocircuito».
Il catalogo
Le difficoltà partono da lontano. Il ministero dell’Ambiente oggi ministero della Transizione ecologica - da quando ha accorpato per volere del presidente del consiglio Mario Draghi il comparto energia -, dal 2015 dovrebbe redigere ogni anno il catalogo dei sussidi favorevoli e sfavorevoli, dando lo stato dell’arte e permettendo così di avviare un progetto di ridimensionamento promesso più volte. Di fatto è arrivato tardi anche stavolta.
Il testo datato settembre 2021 è stato pubblicato il 28 gennaio, nel pieno dei lavori parlamentari per l’elezione del presidente della Repubblica, e riguarda gli anni 2019-2020. Il Mite ha deciso di presentarlo con le parole del don Giovanni di Mozart: «Madamina, il catalogo è questo [...] un catalogo egli è che ho fatt'io; Osservate, leggete con me», ma nonostante la presunta veste accattivante e la citazione della storia del corteggiatore per eccellenza, l’intenzione non ha conquistato nessuno. Le tante parole di questi anni e gli scontri politici, non solo non hanno portato a niente, ma i dati dimostrano che sono proseguite le scelte che avvantaggiano le fonti energetiche inquinanti.
Nel documento del ministero, si legge che per il 2019 i sussidi ambientalmente favorevoli sono stati pari a 17,6 miliardi di euro, mentre i dannosi 24,5 miliardi. Per il 2020 invece rispettivamente 18,9 miliardi e 21,6. Stime che, si legge nel documento, sono però conservative e prudenziali. I meccanismi entrati in vigore relativamente da poco, nonostante il lieve ridimensionamento, hanno fatto lievitare la spesa, stimata fino al 2019 in circa 19 miliardi di euro.
Per Legambiente, che ha mappato le agevolazioni nel report Stop sussidi ambientalmente dannosi, la situazione potrebbe essere ancora peggiore. Per l’associazione infatti nel 2020 il mix di sgravi e finanziamenti diretti che fanno male all’ambiente hanno raggiunto il valore di 34,6 miliardi di euro. Nessun comparto è escluso: l’energia è il più avvantaggiato con 24 diversi sussidi per complessivi, dalla franchigia sulle royalties – cioè il limite di estrazione sotto il quale le compagnie non devono pagare per quello che producono – all’uso del metano per le estrazioni: 12,86 miliardi di euro l’anno; seguono i trasporti con 15 voci e 16,6 miliardi di euro di sussidi tra diretti e indiretti; il settore agricolo con 3,1 miliardi di euro, ancora una volta accise ridotte per i carburanti e i prodotti energetici soprattutto ma anche l’Iva agevolata sui prodotti fitosanitari; quello edile con 1,1 miliardi di euro l’anno distribuiti fino alle concessioni ambientali, con 812,59 milioni di euro l’anno.
L’associazione ha ribadito che 18,3 sarebbero eliminabili entro il 2025 cancellando i sussidi per il mondo delle trivellazioni, i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio; ma anche le agevolazioni fiscali per le auto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, gpl e metano. Senza dimenticare il Capacity Market per le centrali a gas, il meccanismo, approvato nel giugno 2019 dalla Commissione europea, che prevede una remunerazione per gli impianti che si impegnano a garantire disponibilità per la produzione di energia nei momenti in cui la rete ne ha bisogno, ad esempio quando cala la produzione delle fonti energetiche rinnovabili, il cui peso secondo il Mite comincerà a sentirsi da quest’anno per un miliardo per poi crescere ancora. Legambiente punta il dito anche sull’accesso al superbonus per le caldaie a metano.
La risoluzione sul Def non è un decreto, è una mossa parlamentare a metà tra un atto dovuto e un elenco di desiderata, ma per sicurezza, il partito di Matteo Salvini ha depennato la riduzione delle agevolazioni fiscali e dei fondi che inquinano anche dalle buone intenzioni, con il benestare del resto della maggioranza.
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