Il cardinale non torna esplicitamente sulle polemiche con il governo dei giorni scorsi, ma afferma ma stigmatizza gli eccessi delle polarizzazioni politiche. E si dice preoccupato per l’astensione: «È il sintomo di «una democrazia in difficoltà»
La forte astensione al voto, verificatasi anche alle ultime elezioni europee, «è uno dei segni della crisi della democrazia, e non possiamo rassegnarci a questo come fosse un dato ineluttabile». «I cittadini lontani dalle urne» sono il sintomo di «una democrazia in difficoltà».
Si è espresso così il cardinale Matteo Zuppi intervenendo alla presentazione del libro Chiesa e democrazia di monsignor Mario Toso, alla Link University, a Roma.
«Se vogliamo metterla in positivo – ha aggiunto il presidente della Cei – c’è una richiesta di maggiore democrazia, maggiore rappresentatività, non dobbiamo accettare una cultura diffusa che disprezza la democrazia rappresentativa» il cui scopo sembra piuttosto quello di «gestire più che di difendere la democrazia».
«La polarizzazione e l'attenzione all’immagine, se non sono accompagnate da un esercizio paziente della democrazia, diventano pericolose», ha sottolineato ancora il cardinale parlando di «una politica ridotta a spettacolo emotivo. Per questo dobbiamo rilanciarla e renderla meno evanescente».
Spirito unitario
Il discorso di Zuppi, ha spaziato sul rapporto storico fra chiesa e democrazia nel corso del ‘900, cercando di evitare i toni polemici o di affrontare nel dettaglio la questione delle riforme costituzionali dopo che nelle ultime settimane vescovi si erano espressi criticamente verso l’autonomia differenziata e avevano sollevato più di un dubbio anche sulla riforma del premierato voluto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Tuttavia, il presidente della Cei ha parlato in generale del metodo che va usato per cambiare la Costituzione, indicando nelle soluzioni condivise la strada maestra da seguire. In tale prospettiva Zuppi ha sottolineato come la democrazia sia «il filo rosso che ha attraversato la storia del paese dopo il totalitarismo fascista». «La visione cristiana – ha detto – ha contribuito insieme a quella comunista, a quella socialista e a quella liberale, alla straordinaria sintesi della Costituzione» che rappresentava «un’alta condivisione di quello che univa».
Cambiare allora «si può se si utilizza quell'inchiostro, uno solo». Occorre dunque «rispettare lo spirito» della Costituzione, ovvero «si può cambiare, è previsto se necessario, rispettando la lettera» della Costituzione e il clima di unità che ha portato alla sua stesura. In queste parole, è possibile leggere quantomeno un allarme rispetto a un dibattito pubblico che, almeno fino a oggi, ha visto crescere le contrapposizioni e la polarizzazione proprio intorno al tema delle riforme costituzionali.
Appuntamento a Trieste
Sullo sfondo dell’incontro promosso dalla Link university, anche il prossimo appuntamento delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, al quale prenderanno parte sia il capo dello Stato Sergio Mattarella sia il papa.
L’ipotesi ventilata da monsignor Toso (vescovo di Faenza), è che i cattolici debbano scegliere la strada della partecipazione attiva alla vita politica per far sentire le loro ragioni, anche tornando alla forma partito quale strumento di costruzione di una presenza sociale e culturale diffusa.
Proprio su questa prospettiva di lavoro, del resto, il laicato cattolico si sta misurando in vista delle settimane sociali che si terranno a Trieste dal 3 al 7 luglio. E rispondendo di fatto anche al governo che aveva criticato i vescovi per il loro interventismo sul piano delle riforme istituzionali, monsignor Toso, che a lungo si è occupato del rapporto fra cattolici e politica, ha affermato: «I parlamenti non hanno nulla da temere dai vescovi. Se mai devono temere i cattolici che in parlamento non fanno il loro dovere».
Infine, da rilevare, da oggi al 16 giugno il cardinale Zuppi guiderà un pellegrinaggio di 160 persone della diocesi di Bologna in Terra Santa. L’iniziativa – che ha lo scopo di dare una prova tangibile di solidarietà a popolazioni duramente segnate dal conflitto in corso – viene realizzata insieme al patriarcato latino di Gerusalemme guidato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa.
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