Vladimir Luxuria ha smentito che sia omofobo, ma dopo il suo rapporto complicato con la comunità Lgbtq+, è emerso ancora una volta il legame del presidente del Senato con il postfascismo, tra il busto di Mussolini che resta alla sorella e il desiderio di riportare in vita gli idoli dei neofascisti di tutta Italia
La seconda carica dello stato Ignazio Benito Maria La Russa ha una resa televisiva di impatto, come dimostra l’intervista al programma Rai Belve trend social da due giorni. Il primo elemento che ha fatto discutere sono state le sue affermazioni sull’eventualità di un figlio omosessuale: «Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista», ha detto lui da interista.
Dopo il suo rapporto complicato con la comunità Lgbtq+, è emerso ancora una volta il suo legame con il postfascismo, tra immagini di Mussolini e desiderio di riportare in vita gli idoli dei neofascisti di tutta Italia.
Ridere sul fascismo
Il capitolo cimeli a quanto pare non è chiuso. Il busto di Mussolini donato dal padre e videoripreso nella sua casa di Milano, ha risposto alla giornalista Francesca Fagnani, rimane saldamente in famiglia: «Scoop, lo vuole mia sorella, gliel’ho dato». Il crest però lo tiene direttamente lui: «Me lo hanno regalato. Ha un valore storico».
Il presidente del Senato, in carica da appena quattro mesi, non vuole più commentare sul 25 aprile, la festa della liberazione dal nazifascismo, anche se fra due mesi dovrà confrontarsi per la prima volta con la data: «Non voglio più parlare del 25 aprile. È un terreno scivoloso». Adesso specifica: «L’ho celebrato e lo rifarei». Non si ricorda di aver proposto di commemorare assieme i caduti del Covid-19.
La Russa ricorda invece vividamente la manifestazione non autorizzata del 1973, a cui partecipò come militante, e che volle fortemente. A Milano il Movimento sociale italiano «da tempo non riusciva a fare una manifestazione all’aperto, con corteo», raccontò Tomaso Staiti di Cuddia al giornalista Gianni Barbacetto. «Così La Russa s’impuntò: il 12 aprile dovevamo riuscirci. A tutti i costi. Man mano che la data s’avvicinava, diventava chiaro a tutti che sarebbe stato un massacro». Quel giorno venne ucciso l’agente Antonio Marino: «Un trauma», dice oggi il presidente del Senato.
La Russa è consapevole di essere l’ex membro del partito considerato erede del fascismo ad aver raggiunto lo scranno più alto. Dopo aver festeggiato sui social la nascita del Msi, torna in Tv a rendere omaggio ai suoi natali politici. La sua sorte con Fratelli d’Italia infatti «è stata fortuna. Quelli della generazione precedente lo meritavano di più».
Sul fascismo, il periodo della storia più traumatico per l’Italia, vorrebbe cominciare a scherzare e invece «ci devo stare più attento purtroppo o per fortuna. Sarebbe bello poter fare le battute. Il politically correct lo odio. Non è vero che non si possa...».
La Russa da una parte auspica battute divertenti, ma dall’altra, quando gli chiedono chi vorrebbe riportare in vita, con commozione racconta: «Mi piacerebbe moltissimo Sergio Ramelli, e dirgli “guarda, ti hanno tolto la vita ma non ti hanno dimenticato”». Come lui, lo ricordano ogni anno i neofascisti.
Tutti i 29 aprile centinaia di militanti di estrema destra, da Casa Pound a Lealtà Azione e Forza Nuova, si radunano in via Paladini a Milano davanti alla targa e alla scritta "Ciao Sergio”, per celebrare il ricordo dello studente diciottenne ucciso a sprangate da un gruppo di Avanguardia Operaia. I manifestanti non hanno rinunciato al saluto romano e al rito del “presente” nemmeno con le restrizioni Covid degli anni passati.
Il mashup
Il presidente comunque continua a dichiarare senza paura, e oggi al Corriere è arrivato anche il mashup sugli argomenti: fascismo e omosessualità. «Nel Fronte della gioventù c’erano due dirigenti che stavano insieme. Fondarono il primo cinema gay di Milano in via Padova. Restarono dirigenti. Uno di loro (S. F.) poverino subì un’aggressione da estremisti di sinistra e rimase a lungo tra la vita e la morte».
A smentire l’omofobia di La Russa è arrivata Vladimir Luxuria, la prima deputata transgender in Europa in parlamento dal 2006 al 2008. Ma sulle tendenze di estrema destra non ha avuto la stessa reazione: «Si possono avere diversi orientamenti sessuali tra padre e figli - spiega Luxuria -, diverse fedi politiche, religiose e persino calcistiche. Mio nonno paterno aveva anche lui un busto di Mussolini ma io non ho mai pensato di tenermelo perché se io non condivido Mussolini non mi tengo il suo busto».
La Russa non manca di fare discutere anche sulle questioni di genere. Ed ecco che interrogato sulla bellezza delle parlamentari, su cui in passato si era già espresso, ha informato il paese del fatto che nella compagine di centrodestra «l’estetica è scesa, ma la qualità è salita». Stabile in area centrosinistra. La Russa si è augurato la piena parità di genere quando finalmente «una donna grassa, brutta e scema ricoprirà incarichi importanti». Perché, ammette, «di uomini grassi, bassi e scemi ci sono già».
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